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domenica 25 aprile 2010

Il tulle non offusca un grande Gassman

GENOVA
giovedì 22 aprile 2010

Va giù pesante Alessandro Gassman per non essere offuscato dal ricordo di un padre troppo ingombrante, e riesce egregiamente nel suo intento. Da papà Vittorio ha ereditato un fisico prestante e una presenza scenica che riempie il palco, ma in lui non ci sono tracce di quell'istrionismo e gigioneria troppo spesso ridondanti nella recitazione paterna.
Dopo quattro anni dal debutto come regista con «La Forza dell'abitudine» di Thomas Bernhard, Alessandro Gassman ha messo in scena un altro testo contemporaneo che negli anni Ottanta ottenne un gran successo a New York anche per la presenza come protagonista di Robert De Niro, «Cuba & His Teddy Bear», scritto dal giovanissimo Reinaldo Povad. Al centro della drammaturgia un rapporto toccante tra padre e figlio che si amano disperatamente, ma non si capiscono. Una storia di disperazione e degrado piena di passione come solo uno scritto di un ventiseienne può essere.
Gassman con Edoardo Erba ha scelto di ambientare la vicenda alla periferia urbana della nostra capitale, all'interno di una comunità romena ed ecco che il titolo dell'opera diventa «Roman e il suo cucciolo». Il sottoproletariato latino della Grande Mela viene sostituito da uno nostrano, ma di spirito assolutamente affine.
Protagonista assoluta la droga che ha devastato la vita del padre che è uno spacciatore di cocaina e non risparmia il figlio. Non c'è morale e non c'è redenzione, c'è invece la presa d'atto di un'impossibilità a comunicare sentimenti. Un dramma tossico che colpisce lo spettatore come un pugno allo stomaco in cui gli attori non si risparmiano nell'iperrealismo di linguaggio e gesti.
Gassman mette in scena un Roman che è esattamente quel rumeno che ci capita di incontrare per strada, quello che ci fa paura e che si fa di tutto per evitare. Parla un romano-rumeno veritiero e ricco d'effetto anche quando sbraita brandelli di educazione al figlio. Altrettanto efficaci le figure degli altri personaggi, in cui eccelle senz'altro l'interpretazione di Manrico Gammarota, Geco.
Eccessivi e in parte evitabili gli interventi delle video immagini proiettate sul tulle che separa il palco dalla platea, tulle che, peccato, viene tolto solo alla fine dello spettacolo al momento degli applausi che arrivano fragorosi e scroscianti da un pubblico indubbiamente entusiasta.

Fonte: Il Giornale

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