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giovedì 29 aprile 2010

Operaio romeno brucia nella baracca

La capanna avvolta dalle fiamme scatenate da un fornello rovinato. In patria lascia la moglie e tre figli

ROMA
Si guadagnava i soldi come operaio per mantenere la sua famiglia in Romania, la moglie e tre figli, il romeno, di 39 anni, morto carbonizzato nel rogo del piccolo rudere, adattato con un tetto di lamiera, in cui viveva nelle campagne dell’agro romano. La sua esistenza, già precaria e "arrangiata", come raccontano alcuni dei suoi connazionali che parlano con rassegnazione e un po' di fatalismo della disgrazia, è finita nel modo peggiore.

Un dramma umano, ma i precedenti non mancano, che ripropone prepotentemente le condizioni di vita cui sono costretti molti romeni, spesso legalmente occupati, soprattutto nell’edilizia, che in Italia vengono per mantenere la famiglia in patria, e costretti, per risparmiare ogni euro, ad adattarsi a qualsiasi condizione di vita.

Solo grazie alla catenina che aveva al collo, riconosciuta dal fratello, è stato possibile dargli un’identità. L’uomo, probabilmente per il troppo fumo che non lo faceva respirare, non è riuscito a fuggire dalla piccola abitazione trasformata dalle fiamme, in pochissimo tempo, in una trappola mortale. Secondo una prima ricostruzione fatta dagli agenti della squadra mobile, intervenuti con i vigili del fuoco la notte scorsa, attorno alle 2 quando un testimone ha dato l’allarme al 113, la vittima era in compagnia di altri quattro o cinque amici che, quando la povera abitazione ha preso fuoco, quasi certamente per un fornelletto acceso urtato forse inavvertitamente, sono riusciti a fuggire senza rendersi però conto che all’interno era rimasto uno di loro.

Il ricovero di fortuna dove il romeno viveva insieme ad altri operai suoi connazionali, si trova nelle campagne lungo la via Laurentina. Sul posto sono intervenuti, oltre ai vigili del fuoco, anche gli agenti della polizia scientifica, il magistrato e il medico legale. L’autopsia è prevista per domani e servirà a sfatare qualsiasi dubbio sulle cause della sua morte.

Fonte: La Stampa

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