13 aprile 2010 | ALBERTO PARODI
SAVONA
Ghoerghe Wladut Asavei con la fidanzata
Omicidio volontario, è l’accusa. L’intera famiglia Oddone (due fratelli, una sorella e la compagna di uno dei due) era consapevole, secondo l’accusa della Procura che ha chiuso l’indagini, del fatto che con il proprio comportamento avrebbe potuto provocare la morte di Vlad Asavei, dipendente romeno della loro azienda agricola, rimasto ferito in un incidente sul lavoro insieme ad un collega. Erano andati a tagliar legna. E poi morto successivamente al ricovero in ospedale.
Ritardo nei soccorsi, assistenza sommaria, mancata richiesta di intervento del 118, trasporto inadeguato dei due feriti su mezzi (jeep) di fortuna, in due momenti diversi, e portati in due distinti ospedali per depistare le indagini. Mancata indicazione al personale sanitario delle patologie sofferte dal ragazzo. Infine l’alterazione dello stato dei luoghi. Oltre a due ulteriori filoni d’indagine per truffa -un membro della famiglia, dipendente pubblico, risultava secondo l’accusa sul posto di lavoro invece era in azienda- e falso nella nomina dell’avvocato per il testimone superstite. Tutto per non far risultare l’infortunio sul luogo di lavoro, ma un incidente domestico (una caduta dal tetto).
È il quadro ricostruito dal pm Giovanni Battista Ferro nell’avviso di conclusione delle indagini (iniziate con il pm Alberto Landolfi) per la morte di Gheorghe Wladut «Vlad» Asavei, romeno, morto a 28 anni il 27 agosto dell’anno scorso, all’ospedale di Albenga, dopo essere rimasto ferito nella caduta dal trattore cingolato su cui era salito insieme al compagno Dragan Novakovic, 38 anni bosniaco, portato invece al pronto soccorso dell’ospedale Santa Corona di Pietra con il bacino fratturato. Due ospedali diversi, ritengono gli inquirenti, per avvalorare la tesi di due incidenti distinti in due luoghi e momenti diversi della giornata, per evitare l’ispezione Inail. Invece i due erano insieme a far legna nei boschi di Bardineto, dove l’azienda per cui lavoravano aveva una serie di allevamenti.
L’avviso di conclusione delle indagini, con l’accusa di omicidio volontario, è stato notificato ieri dagli agenti della polizia giudiziaria ad Angelo Oddone, 34 anni, al fratello Emilio, 43 anni, dipendente della Provincia (settore viabilità), Maria Nadia Oddone, 41 anni, titolari e gestori dell’omonima azienda agrituristica, e Giuseppina Ferrara, 35 anni, compagna di Emilio. Tutti difesi attualmente dall’avvocato Fausto Mazzitelli (subentrato a Michela Coscia). Negli atti della Procura la perizia del medico legale Maria Lucrezia Mazzarella: «Le lesioni interne di Asavei potevano non aggravarsi chiamando il 118».
Fonte: Il Secolo XIX
sabato 17 aprile 2010
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