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giovedì 8 aprile 2010

Ingrid, mediatrice tra noi e gli altri

METROPOLI

Burocrazia e diversità culturali, una jungla per chi viene da fuori: "Faccio appello alla mia esperienza, all'empatia e alla creatività"
Romena, ha iniziato come interprete. Ora guida gli stranieri all'inserimento
di MARIA CRISTINA CARRATU

Ha cominciato per caso, anzi, per un errore. Un giorno, mentre era in Italia già da qualche tempo, aveva ricevuto un invito a presentarsi per il servizio civile. "A me, romena, senza cittadinanza italiana...". Un qui pro quo, ma intanto Ingrid Tveleniuc era andata a informarsi, aveva mostrato il suo curriculum, chiesto dove avrebbe potuto rivolgersi per fare, in ogni caso, qualcosa di utile, magari per gli immigrati come lei. E le era stato dato un indirizzo, quello di Ucodep, ong da anni attiva nella cooperazione per lo sviluppo. Dove aveva trovato quello che cercava.

La sua vita è cambiata così, e oggi che, a 30 anni, fa la mediatrice linguistica e culturale ormai da cinque, richiestissima da tutte le parti, Ingrid può dirlo: "Sono stata fortunata". Non lo stesso può dire la stragrande maggioranza degli immigrati che arrivano in Italia senza avere un'idea di dove chiedere informazioni, come muoversi nella giungla della burocrazia e da chi farsi aiutare quando sono nei guai. Occuparsi di loro, ovvero di quella parte di sé stessa, disorientata e impaurita, che rivedeva nelle loro storie, era stato per Ingrid una specie di obbligo morale.

Tramite Ucodep frequenta un corso di formazione, prende l'abilitazione e comincia. Prima in una scuola, poi in questura, poi agli sportelli dei centri per l'impiego, all'anagrafe, con gli operatori di strada. "E facendo ben più che soltanto l'interprete" spiega. Davanti a uno straniero che ha bisogno di aiuto, racconta Ingrid, "devo fare appello a tutte le mie risorse: memoria dell'esperienza personale, empatia, intuito, creatività". Una fatica. Ma quando arrivano i risultati, una vera soddisfazione: "Come quando, a scuola, l'accoglienza della classe verso un bambino straniero migliora d'un colpo quando, sola in classe senza altri insegnanti, mi metto parlare in romeno, con i bambini italiani che non capiscono più nulla e il nuovo arrivato romeno che finalmente capisce tutto".
Ma gli esempi di Ingrid sono tanti: "Una volta, in un ospedale, un ricoverato diceva di voler 'andare fuori', nessuno capiva cosa avesse, io mi ricordai che nelle campagne, in Romania, andare fuori significa andare in bagno...". Un altro caso risolto. E spesso si tratta di situazioni estreme, come quelle delle prostitute trovate per strada, di cui, spiega la mediatrice, "bisogna innanzitutto conquistare la fiducia, ricostruire le tante cose che non riescono a dire, renderle nel modo più fedele".

Un lavoro difficile e appassionante, che, oltre che ad aiutare gli stranieri, dice Ingrid, ha cambiato, in meglio, anche i servizi pubblici italiani: "Grazie a noi gli operatori hanno imparato un'accoglienza diversa". Prossimo passo, il cambiamento dei servizi, perché non offrano più solo mediazione quando c'è bisogno, ma diventino, a loro volta, multiculturali, "rivolti in partenza a tutti i cittadini, italiani o stranieri che siano".
(07 aprile 2010)

Fonte: La Repubblica

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