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martedì 3 marzo 2009

Radu Lupu. Una creatura da Terra di Mezzo


Radu Lupu. Una creatura da Terra di Mezzo
di Marina Pantano

La Romania si è rivelata nel tempo terra dall’anima profondamente musicale. Una generazione di direttori d’orchestra, di musicisti solisti e di cantanti lirici si è affermata per tutto il Novecento e continua ancora oggi, in Europa e nel mondo. Sergiu Celibidache, George Georgescu, Ionel Perlea, Constantin Silvestri, Dinu Lipatti, Clara Haskil, Hariclea Darclée, Lucia Bercescu, Viorica Cortez, Ileana Cotruba, Angela Gheorghiu, Leontina Vãduva, Nelly Miricioiu sono solo alcune punte di un iceberg esteso e prolifico, dalle ampie ramificazioni e dall’attività febbrile.

Ci sono poi due istituzioni altamente simboliche: la Filarmonica George Enescu e l’Athenaeum Romeno le cui vite artistiche si intrecciano; la prima, nata nel 1868 come Società Filarmonica Romena, ha assunto l’attuale denominazione nel 1955, alla morte di un altro astro dell’antica terra Dacia, il compositore, direttore, violinista e pianista George Enescu, che la guidava dal 1920 e il cui prestigio ha rappresentato la vera e propria spinta propulsiva per la modernizzazione del repertorio della formazione e per la propagazione della sua attività nella vita musicale internazionale. Sede ufficiale della Filarmonica è, fin dal 1889, cioè dall’anno della sua inaugurazione, il Palazzo dell’Athenaeum Romeno, “il” monumento di Bucarest, il cuore pulsante dell’arte, della scienza e della cultura nazionali.

Il concerto al Teatro Regio con la Filarmonica Enescu, guidata dal suo attuale direttore e general manager Cristian Mandeal – personalità forte che ha saputo incarnare la ricca tradizione dell’Orchestra passata attraverso le prestigiose bacchette di Jacques Thibaud, Pablo Casals, Igor Stravinskij, Enrico Mainardi, Alfred Cortot, Maurice Ravel, Richard Strauss e Herbert von Karajan –, offre un compendio dell’odierna civiltà musicale danubiana, tanto più che porta con sé il suo fiore all’occhiello, Radu Lupu, annoverato tra i più grandi pianisti viventi.Figlio della scuola pianistica russa – allievo di Heinrich Neuhaus, gli vengono spesso attribuite contemporaneamente alcune delle doti di Sviatoslav Richter, Emil Gilels e Shura Cherkassky – Lupu, come si conviene a tutti i grandi, è davvero una figura singolare. Singolare la sua carriera, avviata da una strepitosa tripletta di premi («Van Cliburn» 1966, «Enescu» e Leeds 1969), non accompagnata però, contrariamente a ogni aspettativa, da una precipitosa condotta nel professionismo; singolare la scelta del repertorio e l’estrema specializzazione in quello austro-tedesco, tanto da far apparire, in questo ambito, inesperti al suo cospetto pianisti di altrettanta leva internazionale. Singolare, poi, la sua riservatezza, per la quale non rilascia interviste, dichiarazioni di natura estetica o programmatica, non ricerca il dialogo con la platea.

Apprezzato per la fantastica attenzione per i dettagli, per la passione e il gusto, per il rapporto empatico con l’orchestra, per l’immaginazione, l’eleganza e la raffinatezza sonore, Radu Lupu piace soprattutto per il suo tocco delicato e leggero, morbido ma agilissimo nonostante la mano forte e non proprio affusolata. Una mano che corre sulla tastiera, che sembra quasi sfiorarla anche nei fortissimi. Ha un’altra caratteristica che colpisce: sembra materializzarsi solo al pianoforte. Poi in men che non si dica ha attraversato il palco ed è in camerino con la porta chiusa. L’ho sentito piangere come un bambino, per il dolore, dopo un concerto strepitoso al Lingotto anni fa, durante il quale nessuno poteva immaginare, vedendolo seduto sul palco sciolto ed eretto, le fitte lancinanti che trafiggevano la sua schiena. Nonostante, o forse proprio per quell’aspetto di creatura da Terra di Mezzo tolkieniana, metà uomo metà essere soprannaturale e boschivo, gli occhi buoni e timidi, Lupu può sempre, improvvisamente, sorprendere. In lui si coniugano concentrazione e autorevolezza, rigore e ispirazione, compostezza e fuoco interiore, infinita saggezza e nobiltà. Un animo immensamente gentile.

lunedì 30 marzo
Teatro Regio
ore 21
serie dispari, pari,
primo abbonamento

Filarmonica George Enescu di Bucarest
Cristian Mandeal
direttore
Radu Lupu
pianoforte

Beethoven
Egmont, ouverture op. 84
Concerto n. 3 in do minore per pianoforte e orchestra op. 37

Berlioz
Symphonie fantastique (épisode de la vie d’un artiste) op. 14

Con il patrocinio dell’Ambasciata di Romania in Italia

Fonte: Sistema Musica.

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