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giovedì 26 marzo 2009

Tre chiese per cinquecento ortodossi

COMUNITA’ RELIGIOSE - Diverse le guide spirituali «Il nazionalismo ci divide»
di Valentina Ruozi

Porte aperte nella chiesa del Cristo, in San Zenone e in San Domenico Se qualcuno fosse portato a pensare che la caratteristica fondamentale di una piccola città sia la monotonia e l’unilateralità di tradizioni e modus vivendi, ebbene, camminando per le vie di Reggio potrebbe ricredersi, vivendo sulla propria pelle l’impressione di ritrovarsi in un centro eterogeneo, multiculturale e vivo, non solo per lingue e provenienze, ma anche per credo religiosi.
Tendendo a raggruppare le persone per etnie e nazionalità, spesso infatti si rischia di sottintendere particolari importantissimi e preziosi. Non molti forse sanno che nel cuore puramente cristiano della nostra città, si nascondono alcune divisioni non di poco conto.
CHIESA DEL CRISTO. Varcando ad esempio i pesanti portoni della chiesa del Cristo, si potrebbe incontrare Padre Mihail Adrian Ciocirlan, rumeno di nascita, di fede ortodossa, sposato e padre di un bambino di tre anni. Padre Mihail è quello che si potrebbe definire un missionario in terra straniera, una guida spirituale ortodossa, giunto nella nostra città per aiutare i propri connazionali a preservare le tradizioni e la cultura rumene.
«Dopo aver ottenuto una borsa di studio all’università di Oradea in Romania - spiega - sono arrivato in Italia. Inizialmente la mia missione si è svolta tra Roma e Udine, mentre nel novembre 2006 ho ricevuto l’incarico di occuparmi della comunità rumena reggiana e mi è stata affidata la Chiesa del Cristo. Qui ogni domenica celebro la messa a cui partecipano abitualmente circa 250 persone. So bene - prosegue - che negli ultimi periodi il mio popolo è stato spesso associato a immagini di illegalità e criminalità a causa di episodi abominevoli che hanno visto proprio i rumeni protagonisti. Non siamo però tutti uguali; a Reggio vivono circa 3200 rumeni, tra cui alcuni medici, altri insegnanti, altre collaboratrici domestiche e badanti. Notevole è anche la presenza dei Rom, questo è innegabile, ma il rumeno non deve essere necessariamente identificato con il Rom. Anche qui infatti, nella chiesa del Cristo, sussiste il problema degli zingari; molti periodicamente arrivano, chiedono l’elemosina e si rifiutano di accettare eventuali proposte di lavoro che spesso forniamo loro come mezzo d’aiuto».
Padre Mihail non è però la sola guida ortodossa presente a Reggio.
SAN ZENONE. Spostandoci infatti in via San Zenone, potremmo conoscere padre Dimitrji Nazarov, greco, di origini georgiane e padre di sei figli. Di aspetto abbastanza austero, dimostra però una stupefacente competenza culturale e la corretta conoscenza di ben 6 lingue tra cui l’arabo e lo slavo antico.
«Il mio cammino spirituale - dice - mi ha condotto a toccare e a vivere diverse realtà culturali ortodosse. Da Gerusalemme a Nazareth, in cui per 5 anni sono stato sacerdote, all’Italia, sempre per fare sì che i protagonisti di questa immensa diaspora che ha coinvolto il mondo ortodosso, potessero conservare la propria identità nazionale. Qui a Reggio - prosegue - mi è stata affidata una parrocchia che conta ogni domenica circa 50 fedeli provenienti da Grecia, Russia, Bulgaria, Ucraina, Georgia, Romania e Moldavia. Spesso mi viene chiesto quali siano i rapporti che io e i componenti della mia parrocchia intratteniamo con gli altri ortodossi presenti qui a Reggio e con la comunità cattolica. Ebbene, le relazioni con i cattolici sono contrassegnate da serenità e collaborazione, quelle con gli altri ortodossi celano invece discordie e dissidi; il nazionalismo costituisce infatti un grave problema, che specialmente in una condizione di diaspora, si insinua nei rapporti umani a scapito di integrazione e concordia. Credo quindi che prima di poter ricercare un’unione con il mondo cattolico, sia necessario fare ordine fra le file del nostro stesso ceppo religioso».
Fra le diverse discrepanze presenti in questa realtà, si snoda poi l’acceso dibattito che coinvolge gli ortodossi copti, di cui nella nostra città vive una folta comunità.
SAN DOMENICO. In via San Domenico, laterale di Via Roma, si trova infatti la chiesa di San Domenico, meta spirituale per molti egiziani cristiani residenti a Reggio.
Venendo a contatto con questa comunità, è inevitabile percepire la loro appartenenza al mondo cristiano, convinzione non però del tutto condivisa dagli esponenti degli altri gruppi ortodossi. Padre Bakhomios El Bakhomi, la guida spirituale copta di Reggio, aiutato dal diacono copto di San Domenico Maher Kaddis, ha cercato di sciogliere questo particolare e non facile quesito.
«A differenza di quanto si possa pensare - dice - a parte la nazionalità, noi copti non abbiamo nulla di religiosamente condivisibile con la comunità egiziana musulmana. Noi siamo cristiani, siamo ortodossi e prendiamo ordini direttamente dalla Chiesa di Roma. La complessità della nostra lingua non aiuta la comunicazione con gli altri componenti della comunità ortodossa reggiana, per questo i contatti sono pochi e non del tutto costruttivi. La nostra comunità è formata da 180 egiziani copti provenienti da tutta la provincia, che partecipano attivamente alla vita spirituale e religiosa della nostra parrocchia». Quali le verità?
Certo è che dietro alla parola «ortodosso» si nasconde un mondo sociale e spirituale estremamente complesso.(24 marzo 2009)

Fonte: L'Espresso

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