cronaca
05/12/2010 - la storia
Daniela Jara Moja è la ragazza romena di 26 anni finita qualche settimana fa sul giornale dalle accuse razziste di un visitatore
Chiamparino: «Mi ha fatto apprezzare la mostra sul re»
emanuela minucci
torino
Aveva già trovato molto professionale e gradevole la guida che lo ha accompagnato nella visita alla mostra di Palazzo Reale, «Vittorio Emanuele II - Il Re galantuomo», per la sua conoscenza competente del Risorgimento e della storia italiana.
Poi, quando la soprintendente Daniela Biancolini lo ha avvertito che quella guida era Daniela Jara Moya, la ragazza romena di 26 anni finita qualche settimana fa sul giornale, ferita da accuse razziste (un torinese si era detto «sorpreso di trovare una straniera a raccontare la storia sabauda»), il sindaco Chiamparino si è scusato con lei a nome di chi le aveva rivolto queste accuse insensate: «Deve aver pazienza - le ha detto stringendole la mano - come forse sa l’istruzione è d’obbligo, ma l’ignoranza è facoltativa». Studi universitari alle spalle, conoscenza di quattro lingue, Daniela ha superato brillantemente l’esame per ottenere il patentino da guida. «Un modo vecchio di vedere la realtà», aveva a suo tempo commentato il sindaco di fronte alla lettera del torinese.
E ieri, Daniela, ha superato brillantemente anche la prova della visita del primo cittadino alla mostra. Una mostra che il sindaco ha definito - per la gioia degli organizzatori e della sovrintendente che l’ha accompagnato durante la sua «full immersion» nel Risorgimento - «molto curata, ricca di contenuti e ben allestita». Al punto che, nel registro riservato alle personalità che volevano lasciare un loro giudizio, Chiamparino ha scritto: «Complimenti, perché avete saputo trasformare un grido di dolore in un grido di gioia».
Il grido di dolore, per chi non lo sapesse, è quello di cui parlò, rivolgendosi al Parlamento sardo, Vittorio Emanuele II il 10 gennaio 1859: «Il nostro paese, piccolo per territorio, acquistò credito nei Consigli d’Europa perché grande per le idee che rappresenta, per le simpatie che esso ispira. Questa condizione non è scevra di pericoli, giacché, nel mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi!», disse il re.
Il sindaco si è poi complimentato anche per la capacità dell’esposizione di attrarre visitatori: secondo un’indagine di pochi giorni fa la mostra «Vittorio Emanuele II - Il Re galantuomo» è al quarto posto in Italia fra gli allestimenti in assoluto più visitati.
Fonte: LA STAMPA
giovedì 9 dicembre 2010
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