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domenica 19 dicembre 2010

Storia di una mamma rumena

di Andrea Satta

Una mamma rumena abita nella periferia degradata della metropoli, il borgo antico, possibilmente fatiscente, di un piccolo centro di provincia; quei luoghi che gli italiani non vogliono più frequentare. La famiglia è lontana, la gente è diversa, i soldi sono pochi. Di là, in Romania, quelli che sono rimasti, stanno peggio. Ogni tanto però si ritorna a casa: in Transilvania (tra le montagne), in Valacchia (nella piana del Danubio, dove c’è Bucarest) , in Moldavia (la regione più orientale) in Bucovina (quella dei monasteri). Alcune mamme, meno però, vengono dalla zona più occidentale, al confine di Serbia e Ungheria; terra di rom: dal Banato, dalla pianura del Tibisco, viene Ancuza.
Qui ,in Italia, lei ha una casa in affitto, un canale TV che parla romeno e bambini che sanno benissimo la nostra lingua. Ieri, mi ha raccontato della sua infanzia e di sua mamma Gina che“ durante il regime di Ceaucescu, la sera si doveva andare a letto alle otto e non si potevano accendere nè luci, né riscaldamento, che si stava al buio e col televisore spento”. Ancuza e suo fratello piccolino dormivano nel letto con mamma Gina e da una certa ora papà pure ci si infilava dentro. Tutti insieme, stretti per il gran gelo. Per addormentare i suoi bambini, stipati e intirizziti, Gina, prendeva un vecchio mappamondo, lo illuminava con una candela, perché sembrasse un pianeta rischiarato dal sole e tenendolo su con una mano, come fosse un mazzo di fiori, lo faceva ruotare. Poi con un dito lo rallentava. Fermato il mondo, un polpastrello schiacciava un angolo di pianeta, e con sapienti pause, svelava agli abitanti del letto quale fosse la terra emersa dal caso. E cominciava a raccontare, a pescare tra ricordi di scuola e di fantasia, volava fra storie di indiani e antichi romani, fuochi d’artificio cinesi e antichi riti di sciamani, case di esquimesi, pesca di foche, avventure di pirati dei sette mari, battute di caccia africane e grandi ricevimenti regali.
Descriveva i vestiti della regina d’Inghilterra , raccontava di pianisti polacchi, di cavalieri francesi, di Marco Polo, di grandi laghi ghiacciati, delle Americhe sconfinate, di bisonti, di renne e di cercatori d’oro. Perfino, sapeva Gina, di filosofi a passeggio per le vie di Atene, con discepoli ed amanti per codazzo e delle troppe coltellate rifilate a Giulio Cesare dai suoi amici cari. Ora, anche Gina è arrivata qui in Italia.
Adesso aspetta ogni sera, il tram “barrato” che riporta Ancuza, la sua bambina di allora, a casa, per l’ultimo tratto di calvario quotidiano. Ma alle sue nipotine non sa più che raccontare. È sparito il mappamondo.
4 dicembre 2010

Fonte: l'Unità

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