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mercoledì 3 dicembre 2008

Elezioni in Romania, il pareggio porta al rebus alleanze


Due giorni dopo le elezioni per il rinnovo del Parlamento romeno, le carte sembrano più mescolate che mai. I Socialdemocratici (Psd) sono primi con meno di un punto di vantaggio sui Democraticiliberali (Pdl), ma hanno tre seggi in meno in Parlamento (166 contro 163) e il toto-governo impazza. Anche i quotidiani romeni sottolineano l'incertezza della coalizione che verrà e che dovrà vedersela prima di tutto con la crisi economica.

I tempi adesso stabiliscono che il nuovo Parlamento si insedi il 13 dicembre, mentre il presidente Traian Basescu ha 20 giorni dalla data del voto per dare l'incarico di formare il governo. Intanto si delinea la figura dei Liberali come possibile ago della bilancia delle trattative. Il Pnl ha dato il suo aut aut: nel governo solo se il premier Calin Popescu Tariceanu rimane al suo posto.

«La difficile nascita del governo», titola il quotidiano Adevarul, sottolineando che le ipotesi di coalizione sono tutte aperte. Stesso avviso dei Socialdemocratici, che dall'annuncio dei primi risultati hanno aperto le braccia ai colloqui. «Siamo disponibili alle discussioni con tutti i partiti in Parlamento - ha ribadito Mircea Geoana, leader del Psd che ha ottenuto tra il 33 e il 34% e candidato premier - Invito tutti i responsabili dei partiti a un confronto per dare a questo Paese un nuovo governo» stabile e con un «ampia maggioranza».

Nonostante la vittoria, però, il Psd non ha la maggioranza dei seggi in Parlamento e rischia di rimanere all'opposizione, possibile interprete della voce dei sindacati e dei lavoratori pubblici in cerca di chi porti in Parlamento le rivendicazioni sugli aumenti dei salari.

Intanto sul fronte del centro-destra continuano le manovre di avvicinamento tra gli ex alleati del Pdl e del Pnl. Per il presidente dei Democraticiliberali, partito vicino a Basescu, Emil Boc «la prima opzione sono i Liberali» perchè un governo tra Pdl e Pnl è l'unico
che può affrontare la crisi. Ma Bogdan Olteanu, responsabile della campagna elettorale del Pnl (terzo nelle elezioni con il 18% delle preferenze) ha avvertito che il partito entrerà in una coalizione di governo soltanto se «si formerà una maggioranza intorno al programma di governo e di rilancio economico di Tariceanu».

E lo stesso premier uscente, colpito nel risultato elettorale dall'astio degli insegnanti e dei dipendenti pubblici delusi dai mancati aumenti salariali, si fa forte del ruolo chiave che ha ottenuto il suo partito nel frangente post-elettorale. Per Tariceanu «adesso che la Romania ha iniziato a sentire i primi effetti della crisi economica globale, dobbiamo lavorare velocemente per trovare una soluzione che porti stabilità e creare un governo che guidi il Paese».

Un'alleanza Pdl-Pnl è considerata come «la più adatta e soprattutto la più legittima agli occhi dell'opinione pubblica» anche da parte dell'editoriale del giornale romeno Cotidianul, che aggiunge tuttavia che «alcuni sostengono che i socialdemocratici e i liberali non avrebbero problemi a coabitare». La coalizione tra liberali sarebbe «meno tossica» secondo Evenimentul Zilei, secondo cui questi due partiti insieme potrebbero «gestire più facilmente la crisi economica senza appesantire il settore privato di tasse ed imposte supplementari».

Alla base dei dubbi su un possibile ritorno in auge di un'alleanza tra Pdl e Pnl restano i rancori mai sopiti tra i due partiti dopo che Tariceanu ha estromesso i ministri democratici nell'aprile 2007 a causa del conflitto tra lo stesso premier e il presidente Basescu. Lo stesso capo di stato ha più volte ribadito che nessuno potrà imporre il nome del premier e ha manifestato la sua bocciatura delle candidature di Tariceanu e di Geoana al posto di capo del governo.
02 Dic 2008

Fonte: l'Unità

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