sabato, febbraio 28, 2009
di Valeria Rossi
Un bambino di otto anni, rumeno, violentato davanti alla sorellina da un ventottenne italiano.
La notizia è su tutti i giornali. Un pochino defilata, senza neanche una fotina, per carità (fosse mai che attira l’attenzione…): ma per esserci, c’è.
In compenso nessuno parla - neanche per sbaglio - di tentativi di linciaggio, come invece si è fatto nel caso dell’operaio 55enne che ha violentato un bambino italiano. In realtà la notizia è sembrata assai poco fondata anche in quel caso: io non c’ero, ovviamente, e non posso dir nulla… però le immagini in TV le abbiamo viste tutti, le foto sono ancora online e le possono vedere tutti. Intorno all’uomo portato via dai carabinieri c’è una folla di curiosi, forse c’è qualcuno che gli urla due parolacce; mi sembrano immagini ben diverse da quelle della folla di scalmanati che prendeva a calci e pugni i rumeni accusati dello stupro della ragazzina quattordicenne.
Ho avuto la netta impressione che i giornali cercassero di mostrare una sorta di “par condicio” che non c’era affatto: siccome abbiamo cercato di linciare i rumeni, facciamo credere che si sia cercato di linciare anche l’italiano, altrimenti sembriamo razzisti.
Le immagini, però, parlano chiaro. C’è stata una bella differenza tra il comportamento della folla verso stranieri che hanno violentato un’italiana, rispetto all’italiano che ha violentato un italiano.
E stavolta, di fronte all’italiano che ha violentato un bambino straniero?
Niente di niente: neanche le due parolacce.
Pesi e misure decisamente diversi non solo nel modo in cui i giornali affrontano la notizia (tremila pagine nel primo caso, mezza nel secondo, un trafiletto nel terzo), ma anche nel modo in cui reagisce la gente “normale” (anche se non vedo cosa ci sia di normale in tutto questo). Sembra che ormai l’odio xenofobo abbia raggiunto un vertice tale per cui, di fronte a un bambino rumeno violentato, si reagisce come se fosse stato preso a calci un cane. I più sensibili pensano “poverino”, i meno sensibili se ne fregano.
Difficile, però, che nel caso del cane qualcuno dica: “ha fatto bene”… mentre su questo caso ho già letto un commento che per quanto usasse giri di parole sottintendeva un “ben gli sta, così i rumeni imparano a violentare le nostre donne”. Questo è assolutamente aberrante.
Ma non è neanche tutto qui, perché nell’articolo di Repubblica che parla della violenza si legge che “la procura di Nola si è occupata anche dell’arresto di tre uomini accusati di aver violentato, in gruppo, una ragazzina di 14 anni, tra ottobre e novembre del 2007. I carabinieri di san Sebastiano al Vesuvio hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare, due ai domiciliari e una in carcere: i tre (tutti italiani) sono accusati di aver attirato la ragazzina in una località di campagna per costringerla a subire le violenze”.
Domanda: NE AVEVATE MAI SENTITO PARLARE?
Io no.
Un altro bel caso di “trova le differenze”.
A parità di ragazzina italiana stuprata, se gli aggressori sono rumeni occupano per le prime pagine per una settimana; se sono italiani occupano un trafiletto che sfugge all’attenzione dei più.
E’ uno schifo.
Io vorrei che adesso questi pregevoli esemplari di giornalisti andassero a intervistare entrambe le ragazzine (e magari anche i due maschietti) e cercassero di scoprire quale si sente peggio, quale si vergogna di più, chi è stato più segnato da quell’esperienza brutale.
Scommettiamo che LI’ non ne troverebbero, di differenze?
Scommettiamo che non ne troverebbero nemmeno una?
Il problema della violenza sulle donne e sui minori (senza distinzione di sesso, in questo secondo caso) è un problema di grandissima entità: ridurlo a uno strumento di lotta “contro lo straniero” non è solo scorretto politicamente e giornalisticamente. E’ togliere dignità alle vittime, è sottovalutare il trauma terribile che centinaia, migliaia di persone subiscono da sempre, ogni giorno; da sempre, non solo da quando ci sono in giro gli extracomunitari.
Prima, però, ci si limitava a minimizzare il problema in generale; ora lo si ingantisce se i criminali sono stranieri e lo si minimizza quando sono italiani, con quella a che casa mia, fino a prova contraria, si chiama omertà…e che sta appena
un gradino sotto - anzi, forse solo mezzo gradino - alla vera e propria complicità.
Politici, giornalisti e tutti coloro che accettano di giocare a questo sporco gioco; quando arrivate a casa la sera, dopo aver ingigantito o insabbiato a seconda delle indicazioni del regime, guardatevi allo specchio e pensate che quei bambini, quelle donne, le state violentando un po’ anche voi.
Spero che - almeno un po’ - riusciate ancora a vergognarvene.
Fonte: Il Ponente.
martedì 3 marzo 2009
E adesso che gli italiani violentano i rumeni?
Pubblicato da Catalina Sava alle 15:13
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3 commenti:
catalina draga,
ignoranza nu are cetatenie...Gindurile tale sint precise, la subiect, adevarate...Din pacate cei care au puterea, ca intotdeauna, folosesc masele...Capcana aceasta functioneaza mereu!!! Si ei stiu asta...E POLITICA !
Catalina cara,
l'ignoranza non ha citadinanza...I tuoi pensieri sono precisi, concreti...Pur troppo quelli che hanno il potere, come sempre, usano le masse...Questa trapola funziona sempre!!! E loro sanno questo...E POLITICA !
vroiam sa spun ,,Valeria draga" si nu ,,Catalina draga"
volevo dire ,,Valeria cara" e non ,,Catalina cara"
Caro Giorgel, tu hai assolutamente ragione, ma se il potere ha in mano le masse, noi possiamo cercare di raggiungere i "sassolini" con i nostri piccoli giornali LIBERI.
Quindi, se tu o qualcuno dei tuoi amici avrete voglia di scrivere qualcosa sulle vostre opinioni, su come vi trovate in Italia, anche quello che pensate di quel che sta succedendo ai vostri connazionali, sappiate che il mio giornalino, anche se è piccolino, vi accoglierà più che volentieri.
"Conoscersi" credo sia l'unico vero modo per convivere non solo in modo non solo pacifico, ma anche di reciproco scambio e arricchimento.
Ciao
Valeria Rossi
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