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mercoledì 7 ottobre 2009

Classe multietnica: stranieri al 40%

L'esperienza della terza e delle Manzoni dove la diversità è ricchezza

TRENTO. Mihai ha 14 anni. Crestina alla moda, sguardo timido e sorriso gentile. È arrivato tre anni fa dalla Romania, quando suo padre aveva perso il lavoro ed è venuto a cercare fortuna in Italia. Catapultato in un mondo nuovo, all'inizio ha dovuto superare ostacoli e pregiudizi. «Vivevo a Spormaggiore - racconta in un italiano perfetto - e andavo a scuola in paese. Molti compagni di classe erano razzisti, non mi accettavano. E io più mi sentivo emarginato più mi chiudevo in me stesso. Non mi hanno mai fatto del male fisicamente perché erano dei fifoni ed avevano anche paura di me. Non so perché...». I compagni di classe ora ridono. Tutto è cambiato. «Come si può avere paura di Mihai? - chiede Marika - Mihai è normale», dice con semplicità.
Mihai adesso frequenta la terza E alle medie Manzoni di Trento in corso Buonarroti. Su 20 studenti, 8 sono di origine straniera: il 40%. L'anno scorso la percentuale arrivava al 50%. Romania, Albania, Ucraina, Macedonia, Tunisia, Marocco, Pakistan le nazionalità principali. Ma la terza E delle Manzoni non è un'eccezione, ma lo specchio della realtà trentina. Gli studenti stranieri, infatti, sono 7.000, oltre il 10% del totale. Un problema? No, se ci si organizza. E la professoressa di italiano, Sandra Tanfi, spiega come si affronta una classe con così tanti studenti stranieri cercando di trasformare l'integrazione da un concetto astratto a un fatto concreto. «Sfruttiamo i mediatori culturali, ma anche gli educatori e le compresenze. A volte dividiamo la classe in gruppi in base al livello dei ragazzi e affrontiamo lo stesso argomento in modi diversi». E Matteo Calliari, educatore di Progetto 92, assicura che «una volta superato l'ostacolo della lingua, i ragazzi si riescono ad integrare alla perfezione». Parole confermate da Mary, 13 anni, arrivata a Trento nel 2005 dalla Macedonia. «All'inizio non parlavo italiano e non uscivo di casa perché non riuscivo a comunicare. Volevo tornarmene in Macedonia. Poi, ho imparato la lingua e tutto è cambiato. Ho stretto amicizie e ora, quando vado in Macedonia, mi manca Trento perché qui ho la mia vita».
Yevhen arriva dall'Ucraina e qualcuno lo chiama addirittura Eugenio «anche se il nome non mi piace», ammette. L'italiano per lui non è un problema ormai, e la sua materia preferita è la matematica. Poi c'è Michelle: è nata a Trento, ma i suoi genitori sono albanesi. «Alle elementari - racconta - molti mi prendevano in giro, ma adesso tutto è cambiato. Qua ho trovato la vera accoglienza».
E la diversità diventa un valore aggiunto, un'occasione di confronto. In classe ci sono studenti musulmani, come Michelle, Rayane e Abdelali che arrivano dal Marocco, altri ortodossi, come Mary. Non è una barriera, ma un arricchimento. Sonia ha il padre tunisino di fede musulmana. Con la semplicità che è unica dei ragazzi racconta. «La mattina si sveglia all'alba, s'inginocchia sul tappeto, e prega. Poi va al lavoro». I compagni ascoltano interessati: qui in ogni istante si scopre qualcosa di nuovo e si assiste ad una piccola lezione di vita.
Fonte: L'Espresso Local

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