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lunedì 19 ottobre 2009

Prato, morto un operaio romeno

Un boato alla ‘Fipal’
"Sconvolti dalla tragedia"
Inchiesta della procura per omicidio colposo e violazione delle norme di sicurezza. I testimoni, niente casco

Prato, 17 ottobre 2009 - UN BOATO improvviso. E la giornata cadenzata dai soliti ritmi di lavoro si è trasformata, in un battibaleno, in un dramma senza appello. Erano circa le otto e mezzo di un tranquillo venerdì, quando gli operai della «Fipal», azienda di distribuzione di prodotti alimentari e dolciari di via del Ferro, a Grignano, sono stati scossi dal fragore a pochi metri di distanza.

I LAVORATORI sono corsi a vedere, consapevoli immediatamente che qualcosa di grave era successo. Pochi secondi e poi la scena terribile è apparsa davanti ai loro occhi: un lucernario era completamente franato e fra le macerie giaceva il corpo di un operaio che stava lavorando sul tetto. Era Necula Manolache, cinquantacinque anni, di nazionalità rumena, ma ormai da tempo cittadino italiano. I soccorsi sono stati chiamati immediatamente, ma al loro arrivo i volontari della Misericordia Prato centro, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell’uomo. Sul posto anche i carabinieri della stazione di Iolo, con a capo il maresciallo Corchia: hanno effettuato i rilievi del caso e raccolto le prime testimonianze per ricostruire la dinamica dell’incidente.

LA VITTIMA, operaio della ditta Firenze Ecologia, si trovava da solo sul tetto della Fipal per completare i lavori di bonifica dei lucernari in amianto, iniziati già dal 5 ottobre scorso e oramai al termine, per poi poter inserire al loro posto dei pannelli fotovoltaici. Nell’ultimo tratto del tetto il cinquantenne (che non stava indossando né il casco, né l’imbracatura di sicurezza) si stava muovendo su una di queste lastre in amianto quando c’è stato un cedimento. Il volo è stato di quasi dodici metri a testa in giù, che gli ha provocato la morte sul colpo.
I carabinieri hanno subito sentito i colleghi di lavoro della vittima e Giovanni Fiesoli, il titolare della Fipal. Verifiche sono state fatte anche sulla presenza degli strumenti per la messa in sicurezza dei lavoratori sul tetto.

LA VITTIMA, Necula Manolache, abitante a Firenze in via del Sodo, lascia moglie e figli.
«E’ stato un qualcosa di terribile — confessano alcuni dipendenti della Fipal — L’operaio si ritrovava da solo sul tetto, mentre i suoi colleghi della ditta incaricata della rimozione stavano effettuando lavori di carico e scarico di materiale».
E ANCORA: «Siamo stati noi della Fipal impauriti dal boato a dare l’allarme ai suoi colleghi, ancora ignari dell’accaduto, prima di chiamare i soccorsi e le forze dell’ordine». Il drammatico volo è rimasto scolpito nella memoria della tragica mattinata in azienda.
«SI È TRATTATO davvero di una sfortunata fatalità — si racconta — l’uomo è precipitato proprio al centro fra due filari di merce, non trovando così alcun aiuto per ammortizzare la caduta».
UNA TRAGEDIA che, molti sottolineano a Grignano, si sarebbe potuta evitare. «Se avesse indossato l’imbracatura di sicurezza e sulla testa il casco, materiale presente tra l’altro all’interno dell’azienda, tutto ciò non sarebbe accaduto» concludono scossi gli operai della Fipal «ed ora non staremmo qui a parlare di questa tragedia».

Omicidio colposo e violazione delle norme di sicurezza i reati ipotizzati

OMICIDIO COLPOSO e violazione delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro: sono questi i reati ipotizzati nel fascicolo aperto dalla procura della Repubblica di Prato per la morte di Necula Manolache, 55 anni, rumeno, ormai da anni residente a Firenze con la famiglia. L’uomo — stroncato ieri mattina dalle conseguenze di una caduta dall’alto e — era dipendente della «Firenze Ecologia», l’impresa edile specializzata nella ristutturazione di tetti e coperture, nella bonifica e smaltimento dei materiali in eternit. L’uomo è precipitato con la testa rivolta in basso da circa 12 metri d’altezza, mentre stava rimuovendo alcune lastre di amianto dal tetto del capannone industriale di una ditta in via del Ferro, tra Grignano e Paperino.

La tragedia è avvenuta ieri mattina intorno alle 8.30 nello sede della ditta «Fipal» che distribuisce di alimentari, vini e dolciumi (soprattutto biscotti) a ditte e privati, anche a domicilio. L’operaio, con i documenti in regola, era impiegato nell’impresa che aveva in appalto l’opera di bonifica e ristrutturazione del tetto dell’azienda alimentare. E sarebbe proprio il titolare di questa ditta appaltatrice il destinatario dell’avviso di garanzia, per la violazione delle norme di sicurezza. Infatti, Necula Manolache, ieri mattina, in quei maledetti primi minuti di apertura del cantiere, non aveva indossato né il caschetto di protezione, né l’imbracatura prevista nelle manovre sui tetti per muoversi sulle linee guida. Secondo la legge il datore di lavoro avrebbe dovuto vigilare sul corretto uso dei dispositivi di sicurezza. L’intervento alla «Fipal», iniziato lo scorso 5 ottobre, era in via di conclusione e una volta tolti i residui d’amianto, sarebbero stati installati pannelli fotovoltaici come opera finale. Per cause da individuare, un pannello ha ceduto e il 55enne è morto sul colpo. L’allarme è stato subito dato alla centrale operativa del 118, che ha inviato sul posto un’automedica e un’ambulanza. Però, per il rumeno non c’era niente da fare: è stato dichiarato il decesso poco dopo le 9. Fatale il trauma cranico per l’impatto con il terreno. La salma, dopo il nulla osta del magistrato di turno, il sostituto procuratore Sergio Affronte, è stata restituita ai familiari. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della stazione di Iolo e i tecnici dell’Asl 4, coordinati da Alfredo Zallocco, direttore dell’unità funzionale prevenzione, igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro. Le indagini sull’accaduto sono in corso.
E.D.
Stefano De Biase

Fonte: La Nazione

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