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venerdì 26 giugno 2009

Romena eletta a Padova: 300 voti e il sogno della legalità

di Giannino della Frattina

Nona Evghenie ce l'ha fatta. E ora, dopo l'ultimo spoglio, è la prima donna romena a essere stata eletta consigliere comunale a Padova. Da clandestina a rappresentante dei cittadini, la sua è una di quelle storie che è bello raccontare. Una di quelle che fanno bene, la speranza che l'integrazione non sia solo un sogno lontano. La testimonianza che correttezza e rispetto della legge qualche volta possano non aver frontiere. E superare anche i confini geografici disegnati dall'uomo. «Gli immigrati - assicura lei - sono i primi che pretendono la certezza della pena. Cosa che in Italia non si può dire che esista: voglio che chi sbaglia paghi e chi è onesto abbia il diritto ad avere un futuro». Trent'anni, Nona Evghenie affronta oggi con un italiano perfetto il tema della sicurezza. Particolarmente sentito nella città di Sant'Antonio, così come in buona parte del Nord preso d'assalto da tanti extracomunitari che hanno preferito seguire le strade della criminalità. E lei assicura che questo sarà uno dei primi punti della sua azione politica, il suo primo impegno.
Candidata nelle liste di quel Partito democratico che ha spinto il sindaco-sceriffo Flavio Zanonato alla rielezione (quello che alzò il muro in via Anelli, il bronx padovano), lei vive in città da quando aveva 23 anni. Ed è stata eletta con 330 voti, guadagnati tra i 7.500 connazionali che risiedono nel comune. «Ma a votarmi - ci tiene a precisare - sono stati anche gli italiani, un terzo dei miei elettori».
La sua storia politica è recente. «Il mio impegno nasce assieme al Pd due anni fa - spiega - E tutto questo, ora che sono diventata una consigliera comunale, mi sembra incredibile. Soprattutto ripensando al mio primo anno in Italia. Da clandestina».
Laureata in economia internazionale nella sua città di origine, Nona è arrivata a Padova per congiungersi con la madre che lavorava qui. Ma insieme alla madre, ha trovato anche l'amore: «Ho incontrato un ragazzo italiano che oggi è mio marito - racconta - Mia mamma non voleva che mi fermassi qui dopo tanti sacrifici fatti per studiare. Non voleva che facessi la sua stessa vita da badante o facendo le pulizie».
Ma lei alla fine è rimasta in Italia e oggi lavora come tecnico gestionale in un grande gruppo bancario. Nei prossimi giorni si saprà quale ruolo avrà in consiglio comunale: «Mi piacerebbe lavorare per l'integrazione e le pari opportunità - confessa - ma anche nel campo delle politiche economiche. Un po' quello che ho studiato».

Fonte: Il Giornale.

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