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mercoledì 28 luglio 2010

Famiglie romene in difficoltà Ora c'è il rimpatrio assistito


La crisi economica e il lavoro che non c'è più. E il passo verso comportamenti devianti è breve. Succede a tanti lavoratori immigrati rimasti disoccupati e là dove c'è solo il capofamiglia che lavora e mantiene il nucleo familiare, il rischio è di imboccare una discesa senza fine, prima i debiti, poi lo sfratto, infine la disgregazione della famiglia. «Situazioni sempre più frequenti anche a Verona», spiega Adrian Sgaroiu, mediatore culturale romeno, che lavora per il Comune, fondatore di un'associazione di volontariato, la Open onlus, con sede in via Santa Chiara 9/A, per assistere e sostenere gli immigrati romeni nel processo d'integrazione sociale, che ora, in collaborazione con il Centro servizio per il volontariato (Csv) ha avviato un progetto singolare: favorire il rimpatrio dei cittadini romeni che non sono riusciti ad inserirsi nel tessuto sociale e lavorativo veronese.
«Può sembrare anche un paradosso», dice Sgaroiu che è in Italia da quasi vent'anni e lavora spesso a fianco dei Servizi sociali, degli uffici giudiziari e del Tribunale, «ma ci sono situazioni in cui, per garantire un futuro dignitoso alle persone, è meglio favorire il loro ritorno in patria».
Non si tratta però di un semplice reinvio al mittente. «Il primo passo è far accettare alle persone l'idea che il ritorno in patria è un modo per guardare a una vita più dignitosa di quella che farebbe qui», precisa Sgaroiu. «Perchè quando un capofamiglia ha perso il lavoro e comincia a bere, a far debiti o a mettersi nei guai con la giustizia, trascinando la famiglia nella miseria, allora è meglio cercare altre soluzioni. Per questo ci prendiamo in carico la famiglia in difficoltà, verifichiamo se ha parenti o amici in Romania che li possono accogliere, e, attraverso collaboratori romeni, andiamo a contattarli per verificare se sono disponibili ad accogliere la famiglia in difficoltà. In questo modo ci sarà almeno la possibilità di un tetto sicuro e, per i bambini, l'opportunità di andare a scuola. Tra l'altro sono molte le aziende italiane che hanno investito in Romania e che cercano manodopera. Ed è più facile trovare lavoro anche se è pagato meno.».
I volontari si occupano anche di chiudere eventualipendenze che la famiglia in difficoltà può avere, le utenze domestiche, conti in banca, qualche causa di lavoro e così via, fornisce un sussidio per il viaggio e uno per le prime spese in Romania.
«Mi occupo di rimpatri volontari assistiti già dal 2006», dice Sgaroiu, «e ci siamo accorti che possono essere una base di partenza per una nuova vita più dignitosa di quella in Italia in un mare di difficoltà. La crisi economica ha colpito molto il settore dell'edilizia, dove tanti romeni erano impiegati, e molti capifamiglia hanno perso il lavoro, unico sostegno per i familiari. Il problema è quando finiscono i soldi per pagare l'affitto e le spese. Arrivano gli sfratti, i debiti e le famiglie sono costrette a dividersi, mamme e bambini in case di accoglienza e il padre al dormitorio, se va bene. Ma succede anche di peggio: gente che finisce per strada e si arrangia come i barboni. Allora meglio tornare in patria».
Nel Veronese la comunità romena conta circa 18.000 persone. È stato calcolato che il sette per cento delle famiglie ha seri problemi economici. «Per ora contiamo di rimpatriare una famiglia al mese», aggiunge Sgaroiu, «ma il progetto che ci è stato finanziato dal Csv è appena iniziato e contiamo di aumentare l'attività, anche perchè sappiamo che le situazioni di difficoltà sono in aumento».
Fonte: l'Arena.it

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