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sabato 31 luglio 2010

«Ho chiesto la residenza a gennaio, forse potrò averla a gennaio 2011»

di Davide Desario

ROMA (30 luglio) - Quattordici mesi, se tutto andrà bene, per ottenere l’iscrizione all’anagrafe del Comune di Roma. E’ l’odissea di una giovane cittadina romena che ha avuto la sfortuna di rivolgersi agli uffici del XVIII municipio (Aurelio) e che adesso, dopo aver letto le denunce del Messaggero, ha deciso di raccontare tutto per filo e per segno.

Da tre anni lavora all’ombra del Colosseo. La sua brutta avventura, documentata con tanto di fotografie, ha inizio addirittura a gennaio del 2010. «Mi sono recata negli uffici nei pressi di piazza Irnerio - scrive - Ma qui l’impiegata invece di accettarmi subito la domanda mi ha fissato un appuntamento, solo per presentare i documenti che già avevo tutti perfettamente in regola, il 7 aprile». Praticamente quattro mesi dopo. Quattro mesi senza che una cittadina comunitaria abbia in mano alcunché che provi la sua richiesta di iscrizione all’anagrafe. Non solo: quattro mesi che poi incideranno, come un domino, anche sui tempi di avvio di altre pratiche amministrative future.

«Quando si avvicina la data dell’appuntamento mi rendo conto che, per gravi problemi personali, non potrò presentarmi allo sportello e così chiamo subito il municipio chiedendo se sia possibile anticiparlo o posticiparlo di qualche giorno. Ma non c’è stato nulla da fare. Gli impiegati non hanno voluto sentire ragioni e mi hanno fissato un altro appuntamento dopo altri due mesi, il 15 giugno del 2010».

Ma i colpi di scena non finiscono qui. Perché proprio dal 15 giugno gli uffici di piazza Irnerio vengono chiusi per ben 45 giorni per permettere il trasloco definitivo della sede del XVIII municipio. «Il giorno prima, il 14 giugno - racconta - ho ricevuto una chiamata dal municipio che m’informava che stavano chiudendo e che sarei dovuta passare a settembre per prendere l’ennesimo appuntamento».

Una follia. Praticamente sarebbero passati nove mesi senza nulla di fatto. «Qualche giorno dopo la chiusura - racconta ancora la giovane romena - ho letto sulle pagine del Messaggero del 16 giugno che, vista la chiusura degli uffici, le iscrizioni all’anagrafe del municipio XVIII potevano esser fatte presso altri municipi: il XVII e il XIX. Così il il 17 giugno mi sono presentata al municipio XVII (Prati ndr) dove però nessuno sapeva nulla e nessuno aveva avuto disposizioni a riguardo». E ancora: «Due settimane dopo, il 29 giugno, sono tornata al XVII municipio dove mi imbatto in due cartelli (vedi foto a sinistra ndr) che mi fanno capire che ho sprecato inutilmente un’altra giornata: per i cittadini del XVIII vengono accettate solo 5 cambi di residenza, un altro che riduce l’orario di apertura al pubblico (un’ora e mezza in meno la mattina dal lunedì al venerdì e chiusura anticipata anche nei turni pomeridiani)».

Insomma invece di facilitare chi già è costretto a vivere un disagio lo si ostacola ulteriormente. Ma la cittadina romena non si dà per vinta e a questo punto prova a rivolgersi al terzo municipio, il XIX (Trionfale): «Mi presento al XIX municipio l’8 luglio dove l’impiegata mi dice testualmente “senza offenderla, io non ho niente con gli stranieri, ma tra poco non ci sarà più spazio per gli italiani” e quando io le spiego che la residenza è un mio diritto visto che lavoro e pago le tasse in Italia riesco a ottenere l’ennesimo appuntamento solo per aprire la pratica. Questa volta al 2 novembre quando finalmente potrò presentare la mia documentazione che era in regola già a gennaio. Da quel momento - continua - mi hanno detto che passeranno almeno 4 mesi per effettuare tutte le verifiche sulla mia documentazione. Quindi, sempre in teoria, riuscirò ad ottenere la residenza a febbraio-marzo, cioè dopo 14 mesi di avanti e indietro, file, numeretti, sportelli e giornate di lavoro perse inutilmente».

Una storia vergognosa. Una delle tante. Una di quelle che non dovrebbero verificarsi in una città che ha una grande tradizione di civiltà come Roma.

Fonte: Il Messaggero

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