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domenica 30 gennaio 2011

Caccia al voto romeno. Gariglio arruola una "testimonial"

di ANDREA ROSSI - Torino
politica 27/01/2011 - la storia

E il centrodestra pensa a una lista «etnica»

Sono i piccoli segnali a raccontare che sarà una battaglia all’ultimo voto. E chi vorrà vincerla, probabilmente, dovrà raschiare il fondo del barile, attingere a ogni brandello di città disposto a schierarsi. Varrà per le comunali di maggio. Varrà, forse ancor di più, per le primarie del centrosinistra.

La guida romena di Palazzo Reale sarà tra testimonial per Gariglio

Il bacino potenziale è ampio: si parte - almeno in teoria - dai 241.816 voti incassati dalla coalizione alle regionali dell’anno scorso. Quello reale, o verosimile, un po’ meno: le stime sull’affluenza alle primarie parlano di 30-40 mila elettori. Contesa serrata. E la differenza potrebbero farla gli outsider: i giovani tra 16 e 18 anni e tutti gli stranieri residenti a Torino, che alle elezioni non possono votare ma alle primarie sì.

Praterie. Non a caso i candidati vi si sono gettati a capofitto. Il primo colpo l’ha messo a segno Davide Gariglio. Il consigliere regionale ha «reclutato» in Nuove energie per Torino Daniela Jara Moya. Romena, 26 anni, è diventata suo malgrado un simbolo della Torino sospesa tra integrazione e diffidenza. Brava, a tal punto da ottenere il patentino di guida turistica e accompagnare ogni giorno i turisti a Palazzo Reale. Straniera, tanto da far storcere il naso a qualche visitatore, spingendolo a una pubblica denuncia. Dopo quell’episodio Gariglio l’ha contattata. E l’ha convinta: si occuperà di integrazione. Organizzerà incontri con le comunità straniere. Soprattutto, lavorerà - insieme con alcune associazioni peruviane e romene - per mobilitare gli immigrati in vista del voto. Daniela ha le idee chiare: «Facciamo parte di questa città, viviamo e lavoriamo qui. I nuovi cittadini hanno il dovere di pensare, credere, scegliere e votare. Non possiamo sempre aspettare che gli altri facciano qualcosa per noi».

C’è una città dentro la città che finora è rimasta pressoché inesplorata. La politica non l’ha mai corteggia. Ora si è resa conto del potenziale di voti che rappresenta. Alle primarie del centrosinistra potrebbero in teoria presentarsi tutti i 125 mila stranieri residenti a Torino. A maggio, invece, il bacino sarà più ristretto, ma non trascurabile: solo i comunitari residenti. Quarantasei mila persone: 1.200 francesi, quasi 700 spagnoli, poco meno di 500 inglesi e altrettanti tedeschi, ma soprattutto 42 mila romeni. Numeri e proporzioni la dicono lunga. E spiegano perché Gariglio si stia spendendo così tanto e perché Piero Fassino distribuirà i materiali della sua campagna elettorale anche in inglese, albanese, romeno, arabo.

Spiegano anche perché l’esigenza di mobilitare gli immigrati abbia fatto breccia a destra, al punto che il primo a sollevare il problema è stato Agostino Ghiglia, vice coordinatore regionale del Pdl. «Il Comune non sta muovendo un dito per informare i cittadini stranieri». Ha chiesto lumi con un’interrogazione in Consiglio comunale. Dice di aver ricevuto «risposte interlocutorie». Gli stranieri comunitari per poter votare devono iscriversi alle liste elettorali. Palazzo Civico, per ora, si è limitato a pubblicare in una sottosezione del sito Internet il modulo da compilare, anche in lingua romena. Ghiglia non è soddisfatto: «Non vorrei che alla fine l’informazione arrivasse tramite letterine autografate da qualche assessore. Invece servirebbe una comunicazione estesa. Devono registrarsi entro inizio aprile». Qualcuno chioserà maligno: il centrodestra s’interessa agli stranieri solo per denunciare le amnesie del Comune. Sbagliato. A destra è in piedi addirittura l’ipotesi di una lista «etnica», tutta composta da romeni. Ghiglia frena: «Parlo a titolo personale: le liste identitarie non mi convincono. Si rischia il ghetto. Di un fatto però sono certo: nelle nostre liste saranno candidati diversi stranieri».

Fonte: La Stampa

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