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domenica 2 gennaio 2011

Incontro con Daniela Moya, guida turistica di origine romena

Maddalena Collo

Si è svolto il terzo incontro del ciclo “Con la testa e con le mani” del Centro Interculturale. I ragazzi che partecipano al progetto hanno incontrato venerdì 17 dicembre Daniela Moya, guida turistica di origine romena impegnata presso il Palazzo Reale di Torino.
La signora Moya ha raccontato ai ragazzi la propria esperienza e ha illustrato loro il percorso formativo per intraprendere questa professione.

Arrivata nel 2006, la signora si è innamorata di Torino e dell’Italia in generale e, successivamente, ha deciso di diventare guida turistica. Questa scelta è maturata dal desiderio di far conoscere, come forma di gratitudine, anche ad altre persone la città e il paese di adozione, assai importanti per il loro patrimonio culturale.

Il mestiere di guida turistica, a suo avviso, è molto bello poiché permette di esprimersi, di essere a contatto con la gente e di vedere il turista sorridente e piacevolmente sorpreso dopo una visita. Grazie a questa professione, Torino può essere inoltre riscoperta e conosciuta non solo come città dell’automobile, ma anche e soprattutto come prima capitale d’Italia. Chiunque, italiano o immigrato, può lavorare come guida turistica purché, conclude Daniela Moya, gli piaccia. In caso contrario correrebbe invece il rischio di non riuscire a instaurare un rapporto di fiducia con il turista.

I partecipanti le hanno poi domandato quale sia il percorso per diventare guida turistica. Innanzitutto è necessario frequentare un corso di formazione professionale che rilascia, dopo un esame finale, un diploma di qualifica abilitante all’esercizio della professione – il cosiddetto “patentino” – che ha valenza provinciale. Durante il corso si studiano materie quali storia, storia dell’arte e storia locale, e si acquisiscono informazioni sui beni di interesse storico, artistico e turistico presenti sul territorio. È inoltre previsto un periodo di stage.

La formazione di una guida turistica non termina però con il patentino, sottolinea Daniela Moya, poiché è necessario continuare ad approfondire e ampliare le proprie conoscenze quando, ad esempio, vengono allestite nuove mostre. Accompagnare i turisti per musei o città significa, inoltre, non soltanto illustrare le attrattive storico-artistiche, monumentali e paesaggistiche, ma anche fornire informazioni varie e disparate. Tra guida e turista si forma un legame, uno scambio reciproco, in cui entrambi si espongono e si mettono in gioco. Infine, è necessario imparare ad affrontare situazioni inattese.

I ragazzi si sono detti vivamente soddisfatti del ciclo di incontri. Come sottolineato da una partecipante, questa esperienza accresce il loro bagaglio di conoscenze e offre loro differenti opportunità, soprattutto per visitare le diverse realtà del territorio torinese. Si possono così ottenere nuove informazioni, prosegue un’altra ragazza, e fare belle esperienze. Ad esempio, grazie all’incontro dedicato alla professione turistica, ha imparato che è necessario ottenere il patentino per lavorare nel settore. L’importanza del progetto in una prospettiva lavorativa è stata ben espressa da un altro ragazzo. Il corso, ai suoi occhi, aiuta a far conoscere possibilità e modalità di impiego per gli immigrati in Italia.

Si consiglia, per coloro che desiderano frequentare corsi di formazione professionale gratuiti per guide turistiche, di rivolgersi all’informagiovani della propria città.

Fonte: Biennale Democrazia 2011

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