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domenica 30 gennaio 2011

In Italia mancano 50 mila infermieri, straniero il 28%. Sono romeni, peruviani e indiani


I risultati del Report internazionale di Azione per la salute globale. A pochi giorni dall'approvazione del documento preliminare al Piano sanitario nazionale per il triennio 2011-2013, il rapporto punta i riflettori sulla futura mancanza di personale sanitario.
Con un avvertimento: attenzione a non impoverire i Paesi del Sud del mondo di preziose risorse professionali nel campo della sanità

ROMA - In Italia mancano 50mila infermieri a cui, entro il 2015, si aggiungerà una quota consistente di medici specialisti. Sopperiscono gli immigrati, pari al 28% del personale infermieristico. I dati del report internazionale di Azione per la salute globale saranno presentati al secondo Global Forum sulle risorse umane impiegate in sanità in programma a Bangkok dal 25 al 29 gennaio. Per compensare alla mancanza di personale sanitario l'Italia si affida a medici e infermieri stranieri, contribuendo così ad acuire la carenza di professionisti sanitari nei Paesi del Sud del mondo: in Italia sono stranieri il 28,4% degli infermieri (in maggior parte di nazionalità romena, peruviana e indiana) e il 4,4% dei medici. Sul territorio nazionale mancano inoltre circa 50mila infermieri a cui si aggiungerà, da qui a cinque anni, un numero consistente di medici specialisti, soprattutto nei campi della radiologia, dell'anestesia e della pediatria. A pochi giorni dall'approvazione del documento preliminare al Piano sanitario nazionale per il triennio 2011-2013, anche il report internazionale "Addressing the global health workforce crisis", dedicato alle politiche per la salute di Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna e al loro impatto sui paesi del sud del mondo, punta i riflettori sulla futura mancanza di personale sanitario. Attraverso il network Azione per la salute globale, le Ong italiane Cestas e Aidos saranno parte attiva al forum nella capitale thailandese.
"Gli Stati dell'Unione europea non possono sempre contare sulla migrazione per rispondere ai propri bisogni sanitari, anche perché così impoveriscono di professionisti i Paesi in via di sviluppo che si trovano ad affrontare emergenze sanitarie - spiega il presidente di Cestas Uber Alberti -. È arrivato il tempo che l'Europa metta a punto percorsi formativi qualificanti e argini questa fuga di cervelli dal Sud al Nord del mondo". È necessario, aggiunge la presidente di Aidos Daniela Colombo, "evitare la tentazione di ricorrere a politiche migratorie che saccheggino le risorse già scarse del Sud del mondo e promuovere il ruolo delle donne, che costituiscono l'80% del personale sanitario globale". Il Forum di Bangkok farà il punto sulla carenza di personale sanitario specializzato a livello globale. Nel mondo mancano 4,3 milioni tra medici, infermieri e ostetriche, con una situazione di vera e propria emergenza a Sud dell'Equatore. Circa il 50% dei professionisti sanitari nati nel Sud del mondo lavora infatti nei paesi Ocse: il risultato è che, mentre il continente americano dispone del 37% del personale sanitario e della metà dei fondi globalmente investiti per la salute, l'Africa può contare solo sul 3% dei professionisti e sull'1% delle risorse globali.
(26 gennaio 2011)

Fonte: Superabile.it

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