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venerdì 18 marzo 2011

Dinel Stemate, da Bucarest a Cagliari un Lupo in vasca da combattimento


La storia Dinel Stemate rumeno di Bucarest, ex colonna della nazionale di pallanuoto e della Rari Nantes Cagliari. Carattere pronto al sacrificio, al dolore, alla sofferenza. Che non esita a definirsi con orgoglio un "cane randagio".

La partita vera si gioca sott'acqua. Dove l'arbitro vede male ma i colpi si sentono bene, anche troppo: gomitata nel petto, affondata con strappo del costume, ginocchiata in pancia, magari un po' più in basso. Trucchi del mestiere per affrontare l'avversario, per mettere pressione, paura, per reggere un corpo a corpo di un'ora e mezza senza uscire a canottina bassa. «Sono duro, pesante, forse cattivo, ma non entro mai in vasca per picchiare: non ho scelto di fare il pugile, gioco a pallanuoto». Ci vuole un fisico bestiale. «Allenamento e tecnica non bastano, in acqua devi stringere i denti, devi saper soffrire». Dolore fisico e sofferenza mentale. «Colpi ne prendi, colpi ne dai, ma se ti picchiano per un'ora e l'arbitro non se ne accorge è facile perdere la testa». Come nel rugby: violenza chiama violenza, anche quella verbale. «Non la conosco, non mi appartiene, la considero l'ultimo rifugio dell'incompetenza. Chi picchia e basta non vale nulla, chi insulta dimostra solo i propri limiti». Vivi e impara a vivere, ma del tuo corpo usa tutto tranne la bocca, perché quando il campo di gioco è sull'acqua, se parli e la apri non hai scampo: bevi. Lui, Dinel Stemate, la lezione l'ha imparata da piccolo: aveva appena undici anni quando ha iniziato a ingoiare cloro e sgomitare in vasca, nelle piscine di Bucarest, prima di diventare un pilastro della Nazionale rumena, grazie a un'arma segreta rubata al dna di mamma e papà. «Sono forte perché nel mio sangue c'è un po' di tutto». Un miscuglio di razze: in ordine sparso nonni ungheresi, siberiani, serbi e macedoni. «Sono un cane randagio, come li chiamate voi qui, bastardi».
Venerdì 11 marzo 2011

Fonte: Unione Sarda

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