Venerdì 11 Marzo 2011
Caro Giò, colgo l'occasione del tuo compleanno per spogliarmi di ogni appellativo sociale per rivolgermi a te da fratello. Abbiamo affrontato un pezzo della nostra esistenza ignorando le difficoltà, e arricchendo il nostro almanacco dei momenti felici. Felici come le pause sigaretta che ci concedevamo a scuola, noi due estranei quasi extraterrestri lì tra le montagne. E mai avremo pensato che quel luogo montuoso e quasi ostile e stretto sarebbe stato per diversi anni la nostra città e che sarebbe rimasta la tua. Alla rimpatriata di ieri sera ci sono mancato fisicamente, la vorace quotidianità non me ne ha concesso il beneficio di presenza, anche se ieri sera mi sono sentito parte e partecipe. Proprio per la soglia di anni raggiunti avrei voluto esserci. Ma non mi resta che onorarne il giorno con questo testo a cui affido tutto il mio orgoglio, e il mio benvolere. La nostalgia mi prende a pensare ai tempi passati. Sfoglio malinconicamente l'album dei ricordi pensando alle notti di festa e qualche volta di studio, e le mille condivisioni delle nostre angosce in cui ci facevamo da padre e fratello. Pensando alla casa che era il crocevia di amici, compagni e romeni, ognuno portando in dono la loro amicizia, le loro gioie e le loro sofferenze. Caro Giò la vita ci è passata accanto e nemmeno ce ne siamo accorti. Distratti dalla voglia di vivere a pieno abbiamo perso il conto degli anni che sono piovuti e quasi non crediamo. Ora siamo trentenni e ahimè dobbiamo ridare al mondo quanto di bello ci ha dato in questi anni. Dobbiamo, e ahimè ci tocca, tradurre la nostra passione per il sociale da individuale a pubblico. Lo dobbiamo ai nostri futuri figli e lo dobbiamo a noi stessi. Sono passati dieci anni dalla mia partenza da Aosta e mai mi sembra sia partito. Io a Milano e tu ad Aosta abbiamo continuato nella nostra passione per l'altro debole o forte che sia. Caro Giò, fratello mio, all'alba dei tuoi trent'anni posso dirmi orgoglioso e vantarmi di averti amico. Posso dirmi orgoglioso e riconoscente di me, di te, consapevole che l'ora e il beneficio del presente sia il risultato delle nostre fatiche.
Caro Giò, mi spoglio delle vesti dei miei ruoli sociali, e prima ancora di esprimermi a nome del Club di cui tu ne sei membro, mi esprimo come banale amico e semplice fratello. e faccio questo per farti i miei auguri. Che non sono altro e non sono diversi da quello che tu fai e che tu quotidianamente realizzi. Un forte abbraccio fratello mio, non certo di sangue, ma stretto del legame delle fatiche passate e delle gioie conquistate. Auguri fratello mio.
Ioan Ciprian Farcas
Autore Indipendente
Club dei Giovanioramidentro
Fonte: Corriere Informazione
venerdì 18 marzo 2011
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