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mercoledì 9 marzo 2011

Italiani in Romania pendolari per la laurea


Da Roma a Bucarest inseguendo
l’ambito titolo di studio
Viaggio tra i nostri connazionali
iscritti a «Medicina Dentara»


La paziente è seduta sulla poltrona del Riunito con la bocca spalancata. Una professoressa spiega a un gruppetto di studenti come intervenire per curare quella carie. Loro - in buona parte italiani - ascoltano, qualcuno prende appunti, qualcun altro è pronto a usare la sonda parodontale.

Io invece non capisco una parola: la lezione è tutta in romeno. Nel laboratorio della facoltà di odontoiatria di Bucarest, Titu Maiorescu, il riscaldamento è a palla. Gli studenti indossano camici a maniche corte, ma il nostro sole è distante più che mai: fuori nevica come neanche a Natale. Uno dei ragazzi italiani, Alfredo, traduce per me i passaggi essenziali. Alfredo è uno dei mille connazionali emigrati in Romania per realizzare il sogno di diventare dentista, aggirando la roulette russa dei test d’ingresso agli atenei italiani.

Alla Titu Maiorescu (costo 3 mila euro all’anno) gli italiani sono un centinaio: hanno scelto la terra di Dracula dopo che nel 2007, la Romania è entrata nell’Unione europea. Chi per emulare i genitori, che hanno un avviato studio nel nostro Paese. Chi per riscattare la figura del padre semplice odontotecnico. Altri ancora per puro desiderio. Al posto dei questionari pre-iscrizione, un esame in lingua romena. Soglia superata dal 60% degli studenti. La mattina, a seconda dei giorni, le lezioni teoriche si alternano, dal quarto anno in poi, a quelle pratiche. «Vengono a curarsi qui quelli che non possono pagarsi il dentista» spiega Alfredo, interpretando le parole della docente. La seconda parte del laboratorio è finalizzata alle impronte necessarie per realizzare una dentiera. I nostri connazionali, mescolati ai compagni romeni, seguono attenti fino alle 16. Poi, tutti di corsa a casa.

C’è qualcuno che si è portato l’auto dall’Italia e la sua macchina si trasforma in un mini bus per accompagnare quelli rimasti a piedi. Hanno messo su casa a Bucarest in pieno stile made in Italy. Per carità, i tavoli e le librerie dei loro bilocali sono quasi tutti - per effetto dell’economia globale - targati Ikea: il superstore s’impone alla periferia di Bucarest, alle porte dell’aeroporto internazionale Otopeni. I mobiletti della cucina, però, sono zeppi di cibo italiano. Trionfano salumi, formaggi, pasta, e gli immancabili pomodori pelati. Alfredo esibisce anche con orgoglio una latta di 10 litri di olio extravergine di oliva. Fa un po’ di tenerezza, in un alloggetto compresso, come altri migliaia, dentro casermoni d’impronta chiaramente sovietica e la televisione, dotata di parabola, che trasmette i programmi di Rai 1 e Rai 2.

Parte la pubblicità che annuncia «Porta a Porta» e ti senti un po’ a casa. Quella vera, in Italia. Che diventa più vicina grazie a Skype: parlare al telefono guardandosi nel video del computer accorcia le distanze. Poi, per ingannare il tempo si fa un giro al «Mall». Nel centro commerciale, segno tangibile dell’opulenza occidentale, le vetrine sono tutte illuminate ed espongono capi anche griffati. Clienti pochi, però. Per gli studenti italiani, il «Mall», con tanto di cinema multi-sala annesso, è lo svago principale. Sono qui a studiare alla facoltà di «Medicina Dentara», rivendicando il diritto allo studio e respingendo con orgoglio l’etichetta di studenti di serie B.

A chi storce il naso di fronte alla loro emigrazione in Romania, ricordano difficoltà di superare l’esame di ingresso in Italia «anche a causa della compravendita dei concorsi». Come dimenticare le indagini della Guardia di finanza e della procura di Bari sul mercato dei test? Tra il 2006 e il 2007 svelarono un sistema di corruzione per accedere alle facoltà di Odontoiatria delle Università di Bari, Chieti e Ancona. Agli studenti venivano chiesti fino a 8 mila euro per frequentare un corso di preparazione con la garanzia di «assistenza» durante la prova, e fino a 30 mila se poi l’esame veniva superato. A Bucarest, come nel resto della Romania, Medicina Dentara dura 6 anni. Ogni due, chi non è in regola con gli esami si ferma un anno per recuperare. «Sacrifici ne facciamo anche noi - dice Alfredo - speriamo almeno che la laurea ci venga riconosciuta senza troppi ritardi».

Fonte: La Stampa

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