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martedì 25 novembre 2008

25 Novembre 2008. Le donne non si toccano nemmeno con un fiore…


SPECIALE GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE

(Roma) Sarà il manifesto contestato, “Donna crocifissa”, della campagna nazionale antistupri di 'Telefono Donna', che ritrae una donna seminuda, il corpo coperto soltanto da un lenzuolo bianco, e con sotto le braccia due cuscini, a rappresentare il braccio orizzontale della croce, (evidente rimando alla sofferenza di Cristo), a comparire, ancora questa mattina sulle pagine di quotidiani, riviste e siti web - nonostante la decisione del Comune di Milano, di bloccarne l'affissione - per celebrare il 25 Novembre, Giornata Internazionale contro la violenza alle donne (il 25 novembre 1960 furono violentate e uccise le sorelle Mirabal, paladine della lotta di liberazione della Repubblica Dominicana dalla dittatura e da allora simbolo internazionale della lotta per l'eliminazione della violenza contro le donne). […]
Il 31% degli omicidi volontari in Italia avviene tra le mura domestiche. Secondo il rapporto Eures presentato a gennaio 2008 e relativo all’anno 2006, i delitti compiuti all’interno delle mura domestiche sono al primo posto. Ne uccide più la famiglia che la mafia. Il fenomeno continua a caratterizzare soprattutto il nord (94 vittime, pari al 48%). Segue il Sud con 62 vittime e il centro con 39 vittime. Una ricerca sulla stampa italiana nel 2007 mostra ancora una volta che l’uccisione di donne avviene soprattutto per mano di familiari e partner e che i media amplificano o minimizzano i casi in base all’etnia e all’identità della vittima. I numeri parlano da soli: 107 donne uccise nel 2007, 19 nel gennaio 2008 per un totale di 126 femminicidi commessi, di cui 6 duplici omicidi.
Molto spesso si dimentica di sottolineare che “le donne straniere sono sempre più spesso vittime di soprusi e di violenze", come denuncia Souad Sbai, presidente dell`Associazione Acmid-Donna Onlus e deputata del Pdl, convinta che un dialogo costruttivo possa rappresentare l'anello di congiunzione tra le diverse culture. […]
Sia che si tratta di violenza contro donne italiane, sia straniere, l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica su questi fatti è assai mutevole. I casi che fanno audience, eclatanti, capaci di catturare l’attenzione del pubblico, vengono riportati, trasmessi, analizzati da telegiornali e talk show fino alla nausea, diventando puri eventi mediatici. Come riporta S. J. Grana, i femminicidi sono ignorati o sensazionalizzati a seconda della razza, classe e capacità di attrarre della vittima. Il fatto che sia una donna, una ragazza, a essere stata uccisa perde di senso, valore e misura. E poi sono tanti, troppi i casi di omicidi di donne che passano inosservati, o quasi, perché migranti o prostitute. All’opposto, i casi di donne italiane uccise da stranieri hanno ben maggiore evidenza. Così nel senso comune passa un messaggio inverso rispetto alla realtà: è, infatti, molto più frequente che un uomo italiano uccida una donna straniera che il caso opposto. Proprio per ovviare alla mancanza o distorsione dei dati, la “Casa delle Donne per non subire violenza” di Bologna ha affidato a Sonia Giari uno studio sul femminicidio, basato sugli articoli pubblicati sulla stampa italiana nell’anno 2007, che è stato diffuso in questi giorni con il titolo La mattanza e che è pubblicato sul nostro sito www.deltanews.it. [...]
L’analisi dei casi conferma quello che già si conosce, ma che i media spesso nascondono all’opinione pubblica. Il 35% degli assassini (o presunti tali, dato che si tratta di indagini o processi non ancora conclusi) è il legittimo consorte della donna uccisa, mentre nel 15% dei casi è un ex (marito o fidanzato). Complessivamente i tre quarti delle donne sono uccise da un familiare (comprendendo in questa categoria anche fidanzati o conviventi). Tutti uccidono per i motivi arcaici di sempre: il 25% in seguito a una lite, il 16% perché non accetta la separazione, l’8% per gelosia. Solo un femminicidio su otto in Italia, circa uno al mese, è commesso da sconosciuti. Le vittime straniere sono il 28%, ma ben una donna uccisa su dieci è di nazionalità romena. Tra gli assassini, il 70% è italiano e il 16% è straniero (il restante 13% è sconosciuto). [...] Inoltre nel 2007 vi è stato un significativo aumento degli omicidi di donne affette da malattia, nella maggioranza dei casi anziane allo stadio terminale di patologie come l’Alzheimer, quindi un tema legato alla solitudine, alla fatica della cura e alle carenze dei servizi sociali. Non si rilevano mutamenti riguardo alla nazionalità, a riprova, commenta l’autrice, che “ogni richiamo allo “straniero che uccide le nostre donne” è puramente fallace, e ha l’unico scopo di fomentare la massa verso un capro espiatorio rassicurante per la società in quanto non appartenente ad essa, al di fuori di essa”. […]
I dati nazionali mostrano quanto sia poco fondato anche il tanto sbandierato "pericolo immigrazione": nell'81,6 per cento degli omicidi commessi tra il gennaio 2007 e il gennaio 2008, infatti, l'assassino è di nazionalità italiana. Di 126 delitti, sono venti quelli commessi da stranieri. Nell'Isola, gli autori dei delitti sono tutti italiani. […]
L’EMILIA-ROMAGNA, punta ad aiutare le donne vittime di violenza attraverso il lavoro e l’autonomia economica. Lavoro e formazione in sostanza, in collaborazione con l'attivita' dei Servizi di supporto e accoglienza. […]
Il progetto 'Una rete regionale…', finanziato con 251.000 euro, intende promuovere e facilitare l'inserimento sociale e lavorativo delle donne che hanno subito violenza fisica, sessuale, psicologica, accolte nei centri antiviolenza o inserite in percorsi di protezione sociale. Infine a luglio 2008 è stato siglato un accordo di collaborazione con la Romania, sottoscritto anche dal Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero del lavoro, della salute e delle Politiche sociali e da altre regioni italiane, finalizzato a collaborare nella lotta alla tratta di esseri umani. Obiettivi principali del progetto sono: la prevenzione del fenomeno e sensibilizzazione; l'inclusione sociale e lavorativa delle vittime, attraverso l'attivazione di percorsi personalizzati, scambio di esperienze e costituzione di una rete tra tutte le autorità coinvolte, sia italiane che romene. […]
Fonte: Delta News.

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