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martedì 25 novembre 2008

Oggi a Campello per la sicurezza sul lavoro, a due anni dalla strage


di Giuseppe Giulietti

“Proviamo a fare qualcosa, non possiamo solo indignarci dopo….”. Questi e altri pensieri circolavano a Campello due anni fa, dopo la tragica esplosione che portò alla morte di 4 operai e che ferì in modo indelebile le loro famiglie, la comunità di Campello, l’Umbria tutta. A quella strage ne sono seguite altre, centinaia di morti che qualcuno chiama bianche, ma che invece sono sporche, sporchissime. Nel giorno del lutto tutti invocano processi rapidi, giustizia, provvedimenti severi. In realtà l’espressione “tolleranza zero” non si applica mai quando si parla di morti sul lavoro. Chi muore in un cantiere viene rapidamente dimenticato, se poi si tratta di un lavoratore straniero persino il suo nome rischia di restare sepolto sotto le macerie. Un operaio rumeno che delinque conosce l’onore della prima pagina. Un operaio rumeno che muore ammazzato, mentre contribuisce alla ricchezza nazionale, rientra a mala pena nella statistica. La stessa sorte tocca spesso alle famiglie delle vittime; sempre più spesso può capitare, come è accaduto a Campello, che i soldi del risarcimento vengano chiesti addirittura alle mogli o ai figli. Di questo passo, un giorno o l’altro, spetterà agli operai morti risarcire i loro padroni (il termine imprenditore non mi sembra appropriato in questo caso).
Per fortuna l’Umbria non ha dimenticato. Ha approvato una legge per creare un fondo di sostegno. Ha promosso accordi sulla prevenzione. In tanti comuni sindacati, amministratori, esponenti della chiesa e della società civile tentano di non spegnere i riflettori e di richiamare l’attenzione collettiva sulle vite precarie, sul rischio che si possa ancora morire di lavoro e sul lavoro. Attorno a questa campagna si sono ritrovati anche tanti esponenti del giornalismo, della cultura, dello spettacolo, convinti che oltre alle indispensabili misure repressive, serva anche e soprattutto,un’instancabile campagna di informazione, capace di raggiungere il cantiere più sperduto e il lavoratore meno tutelato. Da queste preoccupazioni, dalle iniziative dei sindacati, dalle fiaccolate promosse dai familiari delle vittime di Campello, dagli appelli del sindaco Pacifici, è nata l’idea di portare anche in Umbria la carovana per il lavoro sicuro, promossa da Cesare Damiamo, già ministro del lavoro e da Articolo21, l’associazione per la libertà di informazione, presieduta da Federico Orlando, storico braccio destro di Indro Montanelli.
Attorno alla carovana si sono ritrovati tutti i sindacati, l’associazione degli invalidi civili, il mondo del cinema, la Federazione della Stampa, le Acli, la Tavola della Pace, l’Arci, centinaia di artisti da Ottavia Piccolo a Monica Guerritore, dai Subsonica ai Caparezza, dai Tetes de Bois a Mariella Nava, a Mimmo Calopresti. Tutti uniti contro la cultura della indifferenza, della rimozione, della cancellazione della memoria. A Campello ci saremo per rendere omaggio a chi non si arrende, a chi cerca la verità, a chi vuole tutelare la memoria di chi non c’è più e la dignità di chi è restato, condannato a convivere con il dolore.
Le sentenze non spettano alla politica,sarà la magistratura ad accertare le responsabilità e a pronunciare le sentenze. L’importante è che non passino i decenni, tra un artificio tecnico e una richiesta di rinvio. I giornalisti che si ritroveranno a Campello ricorderanno quei giorni, lo faranno con la stessa onestà e lo stesso rigore con il quale seguirono quella terribile vicenda. Qualche cosiddetto imprenditore li ha accusati di aver esagerato, di aver fatto mala informazione. In realtà quei colleghi, delle testate nazionali e regionali, hanno solo fatto il loro mestiere, in un paese che non sembra amare più di tanto quei cronisti che hanno la sola ambizione di raccontare quello che vedono e sentono.
Il sindaco di Campello, i familiari, i sindacati hanno chiesto alla carovana non solo di recarsi a Campello, ma anche di continuare a seguire la vicenda, di non staccare la spina, di illuminare un processo che molti vorrebbero ricacciare nella oscurità. Faremo di tutto per onorare l’impegno e sul sito di Art.21, www,articolo21.info, apriremo, quando sarà il momento, uno spazio dedicato a Campello, aperto a tutti quelli che vorranno inviare il loro contributo.
In questi giorni i grandi media nazionali ci stanno raccontando tutto su Olindo e Rosa, sulla strage di Erba. Restiamo sempre in attesa di vedere una intera trasmissione dedicata, quando ci saranno, al processo di Campello, al rogo della Thissen, alla strage da amianto che si è consumata a Casale Monferrato.
Sino ad oggi tre delitti privati, sia pure terribili, hanno attirato l’attenzione di tutte le piazze mediatiche nazionali. Le grandi tragedie collettive e della sicurezza sociale hanno avuto un’attenzione assai minore. Anche questo è un pessimo aspetto del triste spirito dei tempi.
Da Campello partirà un appello a non rassegnarsi. Siamo certi che l’Umbria civile e solidale, per l’ennesima volta, saprà e vorrà essere una grande capitale nella lotta per riaffermare i valori della legalità e della sicurezza individuale e collettiva, contro i caporali vecchi e nuovi.
Fonte: Articolo 21.

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