Venerdì 14 Maggio 2010
di Josephine Condemi - Diciamo la verità: quanti di noi conoscono la letteratura rumena? Pochi alzerebbero la mano in un eventuale sondaggio, e questa minoranza sparuta sarebbe destinata a decrescere ulteriormente parlando di letteratura rumena contemporanea…
Perché l’India fa esotico, l’Africa ispira solidarietà, i paesi anglosassoni sono il modello e dell’Europa dell’Est ce ne ricordiamo solo nei notiziari degli sbarchi o in qualche documentario sul comunismo e la Guerra Fredda!
Già distinguere un paese dall’altro ci viene difficile, figurarsi impegnarci a pensare agli scrittori contemporanei!
Semplicemente, non si prendono in considerazione.
Iniziamo quindi il nostro viaggio alla Fiera del Libro di Torino parlando di scrittori contemporanei dell’Europa dell’Est, precisamente della Romania, dove fortunatamente esiste un universo culturale interessantissimo che si è parzialmente dischiuso nell’incontro con Vasila Ernu, Stefania Mihalache, Ioana Nicolaje e Radu Tuculescu.
Gli autori hanno raccontato la loro terra attraverso i loro romanzi, tra fiction e “memoria vissuta” , come ha sottolineato il prof. Roberto Merlo , coordinatore del dibattito nonché vera e propria guida alla scoperta della Romania letteraria.
Una Romania ancora segnata dal comunismo che ha voglia di raccontare la propria Storia attraverso le storie.
Emblematici i titoli dei romanzi (non ancora tradotti in italiano): tra tutti, “Estfalia” di Stefania Mihalache, come la faglia che divide Ovest da Est e che “sottopone le persone a trasformazione”, e “Un uccello sul filo” di Ioana Nicolaje, citazione da Leonard Cohen che ritrae la condizione della protagonista, in equilibrio tra la vita vissuta nel paese d’origine e quella da vivere a Bucarest, la capitale.
Una Romania dall’identità sospesa, consapevole delle ferite del passato ma proiettata con una consapevolezza nuova verso il futuro…
Sempre la Nicolaje ha raccontato un aneddoto tratto dalla corrispondenza di Kafka riferendolo ai libri: “un uomo voleva fare la carità a un mendicante, ma si trovava in tasca solo una moneta d’oro. Pensando che una moneta d’oro fosse troppo per un mendicante, andò a cambiarla in tante monete d’argento. Così, cominciò a fare il giro dell’isolato: ogni volta che passava davanti al mendicante gettava una moneta. E’ lo stesso con i libri: non esiste un libro definitivo, il Libro, ma tanti libri che servono a descrivere la stessa realtà”.
Non vorremmo che la realtà della Romania (così come quella dell’Est Europa) continuasse ad essere ignorata o stereotipicamente dipinta.
Fonte: Strill
sabato 15 maggio 2010
Salone del libro di Torino, alla scoperta della Romania letteraria
Pubblicato da
Catalina Sava
alle
15:43
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