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giovedì 13 maggio 2010

Viorel Năstase, re dei festini a Catanzaro

Viorel Năstase nasce a Bucarest in Romania il 7 ottobre del 1953. Si affaccia nel mondo del calcio vestendo la maglia del Progresul, una delle tante società della capitale rumena che orbitano ai margini del panorama calcistico cittadino.

Debutta in seconda divisione nella stagione 1969-70, raggranellando solo due le presenze che hanno però un sapore iniziatico, tanto da rendergli molto promettente non solo la futura promozione in prima squadra, ma secondo alcuni l’intera carriera.

La stagione seguente, ancora sedicenne, mette piede, il 27 settembre 1970, in Divizia A, la prima divisione rumena, nella gara che il Progresul gioca a Costanza contro il Farul, vinta dai padroni di casa per 2-1. Chiude il suo primo anno tra i professionisti con sedici presenze, condite da 9 reti e dall’esordio in nazionale nel 2-1 della Romania sull’Albania il 18 aprile 1971, sfida valida per le qualificazioni alle Olimpiadi del 1972. Una stagione tutto sommato da incorniciare se non fosse per la retrocessione della sua squadra, alla quale non bastano i suoi gol e quelli del “Padrino” Mircea Sandu per avere la meglio sul Cluj ed evitare così il penultimo posto in classifica.

Il potenziale messo in luce da Năstase convince lo Steaua Bucarest a reclutarlo tra le sue fila, affiancandolo ad Anghel Iordănescu, mortifero cecchino entrato nella storia dei rossoblù come miglior marcatore di ogni tempo.

Con lo Steaua, prestigioso e titolato club rumeno, resta nove stagioni costruendosi una buonissima carriera. Il primo anno la squadra partecipa alla Coppa delle Coppe grazie alla vittoria della Coppa di Romania nel ‘70-‘71. Il secondo turno della competizione vede i rumeni impegnato conto il Barcellona di Rinus Michels. Al Camp Nou davanti a 40.000 basiti spettatori i rumeni passano 1-0 proprio grazie ad un gol di Năstase. Il match di ritorno a Bucarest non è affatto una formalità, tanto è vero che il Barça al 50’ rimette a posto le cose andando in vantaggio. Tre minuti dopo, però ancora Năstase su rigore impatta la gara, chiudendo definitivamente i conti al 60’ con una memorabile doppietta che manda in visibilio i tifosi di casa. Il gigante catalano affossato dall’imberbe giovincello. L’eco dell’impresa, purtroppo, non ha risvolti in campionato, e la squadra chiude solo al nono posto.

A dire il vero i primi anni con lo Steaua non sono proprio indimenticabili sotto il profilo dei risultati. Il club, infatti, vive una fase di transizione durante la quale, però, Năstase continua a farsi trovare pronto, andando a bersaglio con una certa regolarità nonostante giochi come ala sinistra.

Nel ‘75-‘76 finalmente arrivano i primi successi. I rossoblù, infatti, centrano l’accoppiata Coppa e Campionato. L’anno seguente Năstase mette a referto 17 gol (quarto assoluto nella classifica dei cannonieri), che però non bastano per sopravanzare i rivali della Dinamo Bucarest nella corsa per il titolo.

Nel ‘77-‘78 arriva il secondo successo in Campionato, a dispetto di un inizio di stagione certamente non entusiasmante per gli uomini di Emeric Jenei (futuro artefice del successo in Coppa dei Campioni nel 1986). A settembre infatti lo Steaua ritrova ancora una volta il Barcellona sul suo cammino europeo. Questa volta, però, le cose non vanno come nel ’71, i blaugrana, infatti, trascinati da Johan Cruijff si impongono sia all’andata in Spagna per 5-1 che al ritorno in Romania per 3-1. Năstase però ha ancora modo di lasciare il segno, realizzando il gol della bandiera al Camp Nou, chiudendo così la sua personale “campagna europea” con 4 gol in sei partite tutti e quattro realizzati conto i catalani!

Ancora un successo in Coppa nel ‘78-‘79, prima di chiudere con il calcio rumeno. Durante la stagione successiva, infatti, matura la difficile decisione di scappare dal suo paese, ma soprattutto dal regime dittatoriale di Nicolae Ceauşescu.

La mattina seguente ad una trasferta in Svizzera, per giocare il primo turno di Coppa delle Coppe contro lo Youg Boys, la squadra è pronta a lasciare l’hotel dove aveva soggiornato. I dirigenti dello Steaua si accorgono, al momento dell’appello sull’autobus, dell’assenza di Năstase. Immediatamente iniziano le ricerche; l’ispezione nella sua stanza da parte del personale dell’albergo da esito negativo. Viorel si era letteralmente volatilizzato nel nulla, senza per giunta accennare a nessun compagno le sue intenzioni per paura che all’interno del gruppo vi potesse essere qualche spia della famigerata Securitate, la polizia segreta di Ceauşescu. Fatta perdere ogni traccia di sé Năstase resta a Berna così da poter chiedere asilo politico al governo svizzero.

Dopo la stagione vissuta da fuggiasco riparte dalla Germania, dove lo accoglie il Monaco 1860. A Monaco divide il peso dell’attacco con il giovane Rudi Völler, realizzando 14 reti (capocannoniere della squadra) che però non bastano ad evitare la retrocessione alla squadra, proprio quando i rivali del Bayern vincevano il Meisterschale. Non fa in tempo a metter piede in Zweite Liga che attirato dalle sirene del calcio italiano si lascia alle spalle la Germania, per cimentarsi in una nuova avventura, senza sapere di dare inizio al periodo più nero della sua carriera.

Estate del 1981, il Catanzaro del presidente friulano Adriano Merlo si regala il quarto torneo consecutivo in Serie A. Campionato che Massimo Palanca, idolo incontrastato dell’intera città, non gioca con la maglia del Catanzaro, essendo stato ceduto al Napoli. La società, però, per evitare la sicura contestazione dei tifosi, promette di sostituirlo con un “acquisto importante”.

Così fiore all’occhiello della campagna acquisti del dopo Palanca si ritrova ad essere proprio Viorel Năstase, primo calciatore rumeno tesserato in Italia dalla riapertura delle frontiere, nonché primissimo straniero della storia del Catanzaro, acquistato per meno di 400 milioni di lire.

Si presenta in ritiro, agli ordini del tecnico Bruno Pace, senza spiccicare una sola parola di italiano, sono le sue credenziali a testimoniare a suo conto: fisico asciutto, buona esperienza, mancino come Palanca che scommette di “far dimenticare”, promettendo “gol e spettacolo”.

Nelle amichevoli precampionato si fa apprezzare per le sue giocate e i suoi gol, tanto che nella prima gara ufficiale in Curva Ovest spunta addirittura una bandiera rumena. I problemi, però, arrivano alla sesta di campionato: a Como il Catanzaro passa in vantaggio proprio con un gol di Năstase, il quale da fuori area lascia partire una cannonata di sinistro che il portiere dei lariani Giuliani pensa bene di scansare piuttosto che cercare di respingere. La partita però oltre alla gioia del gol gli riserva anche un terribile infortunio che lo mette ko.

La diagnosi è di quelle serie: rottura della tibia (Năstase gioca senza parastinchi, con i calzettoni abbassati come Sivori), che condanna il giocatore ad una lunga convalescenza, durante la quale dà il meglio di sé. L’ala rumena, infatti, invece di passare i sei mesi di stop in palestra per recuperare nel più breve tempo possibile, inizia a frequentare discoteche e localini sul lungomare. Organizzando, nella villa che la società gli aveva messo a disposizione, alcoolici festini uno dietro l’altro. Il paradiso per chi, fino a pochi anni prima, era costretto a patire i rigori di uno spietato regime dittatoriale.

Gli effetti della smodata e sregolata condotta di vita si fanno sentire anche dopo il rientro, tanto è vero che Năstase chiude il primo anno con appena 14 presenze ed un solo gol, proprio quello realizzato contro il Como.

Fortunatamente in estate, insieme a Năstase era arrivato pure un giovane di belle speranze, Edy Bivi, il quale non paga affatto il noviziato, mettendo a segno 12 reti che gli permettono di eguagliare il primato del mitico Palanca e classificarsi al secondo posto nella classifica dei cannonieri, dietro ai 15 gol di Pruzzo.

Le aquile giallorosse chiudono per il secondo anno di fila al settimo posto, ad un solo punto da una storica qualificazione in Coppa UEFA, risultato questo che lascia passare in secondo piano lo scarso apporto di Năstase alla causa.

L’anno dopo il Catanzaro finisce ultimo, con soli 13 punti, retrocedendo incredibilmente in serie B. Simbolo di quella sciagurata stagione è proprio il rendimento dell’attaccante rumeno, che riesce a far peggio dell’anno prima, giocando solo 8 partite e mettendo a segno, tra un mare di fischi dei propri tifosi, una sola rete, contro l’Avellino, quando capitalizza uno sconsiderato retropassaggio di un difensore irpino al portiere dopo una mischia in area.

«In B Năstase farà la differenza», si lascia scappare il presidente Merlo. Non l’avesse mai detto. Il rumeno tra fughe dai ritiri, strane indigestioni, tasso etilico da scaricatore di porto, trova il tempo per giocare, ancora una volta, appena 8 partite (con il solito golletto), prima di fuggire dal ritiro del Catanzaro nel febbraio del 1984, mentre la squadra precipitava nell’inferno della C1.

Non è la prima volta che sparisce da Catanzaro, solo che questa volta non torna più in città, e la società calabrese non fa nulla per cercarlo, del resto il contratto sarebbe scaduto a giugno e se non si presenta a riscuotere lo stipendio perché affannarsi nelle ricerche?

Da allora Năstase è scomparso dal mondo del calcio. Il silenzio calato sul suo conto ha fatto fiorire diverse leggende metropolitane. Una tra tutte, addirittura, segnalava la sua presenza in un carcere di Bucarest dopo un tentativo di truffa andato male.

Dopo l’esilio forzato ha fatto ritorno in Romania, mettendo la sua esperienza al servizio del Callatis Mangalia, piccolo club di terza divisione, che ha guidato dalla panchina prima di passare dietro ad una scrivania con l’incarico di Direttore Sportivo.

Viorel Năstase arrivò in Italia per sostituire nei cuori dei tifosi “Piedino d’oro” Palanca, eroe incontrastato di Catanzaro. In tre stagioni, invece, gioca soltanto 31 partite realizzando la miseria di 3 sole reti, segnando indelebilmente le tre annate che videro il Catanzaro passare dal 7° posto in serie A, alla serie C. L’infortunio subito, i vizi extracalcistici e l’esplosione di Edy Bivi lo relegarono sempre più ai margini della squadra, facendolo diventare un vero e proprio zimbello per i tifosi giallorossi. E dire che nel suo passato c’era stata la nazionale, le fantastiche notti europee e i 77 gol (uno in più del mito Gheorghe Hagi) con la maglia dello Steaua, che ancora oggi gli garantiscono un posto nella top ten dei migliori realizzatori di tutti i tempi del club rumeno.

Fonte: Calcio News 24

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