Cronache
BASTARDO RICORDA ELENA, LA GIOVANE RUMENA UCCISA A MORSI E TESTATE UN MESE FA
Ieri l'incontro sulla violenza sulle donne promosso dai Comuni di Giano e Spoleto, dalle associazioni e dal Centro Pari Opportunità
Area Vasta - 08/11/2008
di Lucia Riccetti
Si è tornati a parlare di violenza sulle donne a Bastardo. Questa volta, però, non per alimentare la cronaca nera, a un mese dall'omicidio della giovane rumena Elena Mariana Sobaiala - omicidio di cui è accusato l'ex fidanzato Ionut Farcas -ma per rompere il silenzio sulle violenze di genere e promuovere il dialogo tra cittadini e istituzioni su un fenomeno molto diffuso ma ancora sommerso.
Di come riconoscere, combattere e prevenire la violenza alle donne si è discusso ieri nell'incontro che non a caso si è svolto all'ex circolo ricreativo Enel di Bastardo - nei pressi del villaggio dove si è consumata la tragica morte della 23enne rumena - dal titolo "Usciamo dal silenzio. Quale progetto contro la cultura della violenza?".
Un incontro a cui hanno preso parte il sindaco di Giano dell'Umbria, Paolo Morbidoni, l'assessore alle politiche sociali del Comune di Giano, Nico Malossi, insieme a quello del Comune di Spoleto, Manuela Albertella, Daniela Albanesi, presidente del Centro per le pari opportunità dell'Umbria, vari esponenti delle associazioni Mappamondo, Donne contro la guerra e del Cesvol.
"Questo appuntamento non è una risposta all'omicidio di un mese fa" ha sottolineato il primo cittadino di Giano dell'Umbria. "Vuole invece essere un momento di riflessione e di ricordo di Elena, che, grazie ad una rete di solidarietà, siamo riusciti a restituire ai suoi parenti in Romania. La violenza alle donne - ha aggiunto - è un problema sociale, non è un fenomeno sporadico ed è un problema di genere. Si deve tornare a parlarne, per sviluppare maggiore consapevolezza e rispetto dei valori fondanti della convivenza sociale: la dignità umana e le pari opportunità".
Dello stesso avviso anche l'assessore Albertella, che ha ribadito l'impegno del Comune a fare rete con gli altri enti dell'ambito territoriale n. 9, "allo scopo - ha detto - di favorire la prevenzione a partire dalle scuole, come nel caso di un progetto avviato lo scorso anno nelle scuole per promuovere il rispetto tra uomo e donna, e aumentare i servizi alla donna maltrattata o in difficoltà, oltre a quello già attivo, che riguarda i domiciliari a donne sole con bambini piccoli".
Sui numeri delle donne che subiscono violenze in tutta la regione è poi intervenuta Daniela Albanesi, del Centro pari opportunità dell'Umbria, che gestisce dal 1989 il Telefono Donna. "Un servizio - ha spiegato - a cui si sono rivolte 5.400 donne negli ultimi anni, non solo extracomunitarie ma anche e soprattutto impiegate, laureate, imprenditrici, per lo più tra i 25 e i 40 anni. Un dato in continua crescita che segnala un disagio in aumento, soprattutto all'interno delle mura domestiche, ma che però - ha sottolineato - è solo la punta di un iceberg. Perché oltre alle violenze fisiche ci sono le violenze psicologiche e lo stalking, che spesso non vengono denunciati".
L'impegno del centro, quindi, è quello di offrire accoglienza telefonica, consulenza legale e psicologica, e allargare le reti di collaborazione con associazioni, distretti sanitari e istituzioni del territorio per una tutela della donna a 360 gradi.
Fonte: TuttOggi.info.
BASTARDO RICORDA ELENA, LA GIOVANE RUMENA UCCISA A MORSI E TESTATE UN MESE FA
Ieri l'incontro sulla violenza sulle donne promosso dai Comuni di Giano e Spoleto, dalle associazioni e dal Centro Pari Opportunità
Area Vasta - 08/11/2008
di Lucia Riccetti
Si è tornati a parlare di violenza sulle donne a Bastardo. Questa volta, però, non per alimentare la cronaca nera, a un mese dall'omicidio della giovane rumena Elena Mariana Sobaiala - omicidio di cui è accusato l'ex fidanzato Ionut Farcas -ma per rompere il silenzio sulle violenze di genere e promuovere il dialogo tra cittadini e istituzioni su un fenomeno molto diffuso ma ancora sommerso.
Di come riconoscere, combattere e prevenire la violenza alle donne si è discusso ieri nell'incontro che non a caso si è svolto all'ex circolo ricreativo Enel di Bastardo - nei pressi del villaggio dove si è consumata la tragica morte della 23enne rumena - dal titolo "Usciamo dal silenzio. Quale progetto contro la cultura della violenza?".
Un incontro a cui hanno preso parte il sindaco di Giano dell'Umbria, Paolo Morbidoni, l'assessore alle politiche sociali del Comune di Giano, Nico Malossi, insieme a quello del Comune di Spoleto, Manuela Albertella, Daniela Albanesi, presidente del Centro per le pari opportunità dell'Umbria, vari esponenti delle associazioni Mappamondo, Donne contro la guerra e del Cesvol.
"Questo appuntamento non è una risposta all'omicidio di un mese fa" ha sottolineato il primo cittadino di Giano dell'Umbria. "Vuole invece essere un momento di riflessione e di ricordo di Elena, che, grazie ad una rete di solidarietà, siamo riusciti a restituire ai suoi parenti in Romania. La violenza alle donne - ha aggiunto - è un problema sociale, non è un fenomeno sporadico ed è un problema di genere. Si deve tornare a parlarne, per sviluppare maggiore consapevolezza e rispetto dei valori fondanti della convivenza sociale: la dignità umana e le pari opportunità".
Dello stesso avviso anche l'assessore Albertella, che ha ribadito l'impegno del Comune a fare rete con gli altri enti dell'ambito territoriale n. 9, "allo scopo - ha detto - di favorire la prevenzione a partire dalle scuole, come nel caso di un progetto avviato lo scorso anno nelle scuole per promuovere il rispetto tra uomo e donna, e aumentare i servizi alla donna maltrattata o in difficoltà, oltre a quello già attivo, che riguarda i domiciliari a donne sole con bambini piccoli".
Sui numeri delle donne che subiscono violenze in tutta la regione è poi intervenuta Daniela Albanesi, del Centro pari opportunità dell'Umbria, che gestisce dal 1989 il Telefono Donna. "Un servizio - ha spiegato - a cui si sono rivolte 5.400 donne negli ultimi anni, non solo extracomunitarie ma anche e soprattutto impiegate, laureate, imprenditrici, per lo più tra i 25 e i 40 anni. Un dato in continua crescita che segnala un disagio in aumento, soprattutto all'interno delle mura domestiche, ma che però - ha sottolineato - è solo la punta di un iceberg. Perché oltre alle violenze fisiche ci sono le violenze psicologiche e lo stalking, che spesso non vengono denunciati".
L'impegno del centro, quindi, è quello di offrire accoglienza telefonica, consulenza legale e psicologica, e allargare le reti di collaborazione con associazioni, distretti sanitari e istituzioni del territorio per una tutela della donna a 360 gradi.
Fonte: TuttOggi.info.
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