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domenica 14 marzo 2010

Cioran,l'ultima passione nell'autunno della vita

IN LIBRERIA. Esce in Italia il libro di Friedgard Thoma, amante del filososo e saggista romeno
L'amore a settant'anni, l'eros che si tramuta in amicizia, una raccolta epistolare che svela l'esuberanza del pensatore
10/03/2010

Emil Cioran, il grande filosofo e aforista di origine romena, che ha trascorso gran parte della sua vita a Parigi, come apolide

Dopo l'edizione tedesca e quella rumena, esce ora anche in Italia, Per nulla al mondo. Un amore di Cioran, di Friedgard Thoma (edizioni l'Orecchio di Van Gogh, a cura di Massimo Carloni, 14 euro).
Molti anni fa, senza sapere chi fosse, conobbi l'autrice di questo libro. Era l'8 aprile 1988. Cioran compiva 77 anni. Per non smentire il cliché, da buon italiano mi presentai a casa sua, nella famosa mansarda al sesto piano di Rue de l'Odéon 21, nel cuore del quartiere latino a Parigi, con pasta, pomodoro, parmigiano e una bottiglia di Recioto. Eravamo infatti d'accordo così: avremmo cucinato noi. Cioran e Simone, la sua compagna di una vita, ci accolsero calorosamente, non ci fu alcun bisogno di rompere il ghiaccio: era già intercorsa fra noi una fitta corrispondenza. In un batter d'occhio eravamo nella minuscola cucina a preparare la cena. In realtà, quella sera, inaspettatamente, non eravamo solo in quattro, ma c'era una quinta persona, una giovane signora tedesca, che Simone ci presentò come una carissima amica di Cioran. Si stabilì quasi subito che la lingua della serata sarebbe stata il tedesco.
Dopo la cena e il Recioto che Cioran apprezzò moltissimo, toccava il mio momento, il motivo per cui ero lì. Avrei mostrato a Cioran, proiettandole sulla parete, le immagini dei luoghi della sua infanzia in Transilvania, che egli non vedeva da più di cinquant'anni. Ero uno studente in Filosofia che si apprestava a discutere una tesi di laurea sul suo pensiero e per meglio documentarmi avevo deciso di fare un viaggio, l'estate precedente, nel suo paese d'origine, la Romania. Là, a Sibiu, mi ero intrattenuto a lungo con suo fratello Aurel, visitando con lui la casa natale e ogni luogo a loro caro. A ogni diapositiva Cioran esplodeva in fragorosi versi di stupore. Esaurite le immagini da proiettare ci intrattenemmo ancora un po' scattando qualche fotografia. Poi Cioran e la sua giovane amica ci accompagnarono giù dai sei piani di scale. In strada ci salutammo e Cioran rimase a passeggiare con lei. Lei era Friedgard Thoma, amante-amica di Cioran, ma allora e per molti anni non ho saputo chi fosse.
Solo nel 2002, un'amica romena mi disse che in Germania era uscito il libro di un'amante di Cioran. Immediatamente collegai i miei ricordi all'informazione e ben presto fu una certezza: Friedgard Thoma, autrice del libro Um nichts in der Welt. Eine Liebe von Cioran, era proprio l'amica di Cioran conosciuta quella sera d'aprile del 1988. Attraverso l'editore tedesco riuscii a entrare in contatto con lei, che si ricordava benissimo quella serata.
Scoprire che Cioran ebbe questa passione senile, non mi stupì, fu anzi la conferma che egli era la persona esuberante, che anch'io avevo conosciuto, diverso quindi da come i suoi cupi aforismi lasciano immaginare.
L'espunzione dell'amore dall'intera sua opera mi era sempre sembrata una cosa strana. Mi si perdoni questo paragone che non c'entra nulla, ma è la stessa cosa che provo nei confronti dell'assenza dell'amore fra uomo e donna nel Nuovo Testamento: nel Vangelo, il libro d'amore per eccellenza, mancano spunti sulla principale forma dell'amore umano. Non ho mai capito perché, ma la colpa in questo caso è senz'altro mia.
Il libro della Thoma invece ci racconta che Cioran, diversamente da come appare nella sua opera, era come tutti, s'innamorava, anche a 70 anni. È una raccolta di lettere commentate con gli occhi di lei; è la descrizione della rassegnata trasformazione dell'eros in un'amicizia, diversamente interessata, da parte dei due protagonisti; è la cronaca della sapiente e discreta regia di quella meravigliosa donna che era Simone, la compagna di sempre di Cioran, che riuscì a incanalare questa relazione su un buon binario a tensione controllata.
Questo libro, come è giusto che sia, non aggiunge né toglie nulla all'opera di Cioran, soltanto ce lo rende più autentico. Ci provoca un effetto simile a quello dei suoi meravigliosi Cahiers (Quaderni 1957-1972 editi da Adelphi) un'opera di 1100 pagine, non destinata alla pubblicazione, ma edita postuma grazie alla volontà e alla cura di Simone, dove assieme al pensatore spicca l'uomo nella sua quotidianità, illuminata d'ironia. Si può affermare quindi che, solo grazie alle sue donne, abbiamo questi due libri, dove egli si manifesta senza censure.
Si tratta forse di filosofia spiata dal buco della serratura? Se lo chiese Franco Volpi, quando nel 2002 recensì per Repubblica il libro della Thoma, che usciva allora in Germania. La risposta che si diede rimane un punto fermo: «Qui Cioran», scrisse Volpi, «sotto la spinta della passione, esce allo scoperto. Mette in gioco tutto sé stesso per avere partita vinta. Svela angoli remoti della sua psiche, risvolti sorprendenti del suo carattere... Attirato dalla sfida dell'eterno femminino, lascia che siano lumeggiati a giorno i fondali segreti del suo pensiero: un pensiero nudo di fronte allo sguardo femminile che lo penetra...».
Fa piacere, infatti, che l'autrice dedichi l'edizione italiana del suo libro, alla memoria di Volpi, un filosofo, un'intelligenza che ci è stata strappata lo scorso anno, da un balordo destino che lo ha ucciso, in una bella giornata di sole, in bicicletta sui colli vicentini.
Renzo Rubinelli
Fonte: BresciaOggi.

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