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domenica 14 marzo 2010

Rumeni e italiani, “il cattivo non esiste”


Anca-Elena Balan
e-mail: balan.elena@libero.it

“Le vie del cibo da Roma a Dacia” si presenta come un progetto che ha l’intenzione di valorizzare le tradizioni gastronomiche di Roma e della sua antica provincia, Dacia, diventata durante i secoli la Romania. È Dario Cuomo, il presidente nazionale dell’ASI Ciao che ci parla di questo progetto e che si rivela amichevole per le comunità di stranieri d’Italia. Una lezione di cultura e di amicizia può essere spesso un passo avanti per via dell’integrazione.

Anca-Elena Balan: Perche per questo progetto ha scelto la Romania?

Dario Cuomo: Questo progetto nasce per aiutare a superare un ostacolo culturale ed ideologico della comunità italiana nei confronti di quella rumena e far capire che le nostre comunità hanno radici comuni dall’antica Roma. La Romania era una volta la Dacia, una delle colonie dell’Impero Romano. Le nostre origini hanno moltissimo in comune, a partire dalla religione cristiana e le tradizioni culturali fino ai valori che portano avanti da secoli. La nostra volontà è di far scoprire alla gente , che, un po’ per la colpa dei media, un po’ per la colpa della formazione culturale, stenta riguardo la comunità rumena, i punti in comune e valorizzare questi punti per fare avvicinare entrambe le comunità, anziché farle scontrare, come spesso accade. Per fare tutto questo,abbiamo ideato questo nostro incontro, attraverso il cibo, che fa parte della conoscenza delle comunità e degli uomini. A tavola la gente si confronta, si conosce e riteniamo che il cibo è un elemento catalizzatore per questi confronti.

A. E. B: Dove porteranno adesso le vie da Dacia a Roma? Il prossimo progetto.

D.C.: Il progetto che stiamo ripresentando per l’anno prossimo prevede sempre di realizzare prodotti tipici del territorio. Il prossimo anno verrà più centrato sui prodotti tipici della regione Lazio, quindi vino, cibo. Questo non vuol dire che i paesi e le comunità che vorranno contribuire con i loro prodotti, con le loro esperienze culturale, non siano ben accette.

A.E. B.: Perché Dacia e non Romania?

D.C.: Perche la riscoperta della tradizione enogastronomica in questo caso ha delle antiche radici, antiche tradizioni da quando è stato riscoperto il vino. Sono stati scoperti i primi prodotti, la cucina più povera. Poi la Romania si chiamava Dacia. La Dacia era più grande della Romania, ma diciamo che la Romania era il cuore della Dacia. Essa rappresentava culturalmente il freno a mano di quello che è stata l’invasione orientale. La Romania ha avuto una frenata della cultura, perché ha dovuto sempre lottare per mantenere la sua libertà. Ha rappresentato una parete tra le società europee e quelle del oriente, come gli ottomani.


“Dobbiamo cercare di tirare fuori le persone che si sentono spaesate e farle inserire nella nostra comunità”

A.E.B.: Ho visto che lei si occupa pure dei problemi sociali. A livello sociale, quanto grave è il problema dei rumeni, perché nel ultimo tempo si parla spesso di un problema dei rumeni?

D.C.: Il problema non è dei rumeni, il problema è italiano-sociale comunque. Non è il rumeno che concorre ad essere chiamato delinquente di per sé. Il rumeno è una persona come l’italiano e come l’altro. Diciamo che certe condizioni di accoglienza non lo aiutano e questo, unito a condizioni di disaggio portano qualche elemento a delinquere piuttosto che inserirsi in situazioni di legalità. Dobbiamo cercare di tirare fuori le persone che si sentono spaesate e fargli inserire nella nostra comunità. Il rumeno deve essere inserito e dobbiamo ricordargli spesso quali sono i rapporti, i punti di contatto tra la loro cultura e la nostra, affinché non diventiamo nemici, per evitare di cascare in situazioni di delinquenza.

A.E.B.: Quale sarebbe la sua soluzione in un futuro più o meno prossimo per risolvere questi disaccordi tra culture , perche alla fine è un problema di cultura?

D.C.: La soluzione sembra cosi enorme, ma in realtà è molto semplice. Si tratta appunto di promuovere, di potenziare quelli che sono i veicoli di conoscenza tra le culture. Questa conoscenza di cultura può essere applicata a qualsiasi altra cultura che può essere nord-africana, piuttosto che altra popolazione dell’est Europa o nord europea. Senza contatto della cultura e senza confronto, le comunità si devono parlare, si devono incontrare e devono essere in contatto tra di loro. Dobbiamo evitare che per esempio nelle scuole una comunità prevalga sull’altra, attraverso l’uso della lingua, piuttosto che della propria cultura e dell’insegnamento facendo regredire una società che è già alta e non facendo progredire una società che si deve sviluppare. Per fargli mantenere lo stesso passo degli altri. Bisogna promuovere il contatto per quanto riguarda l’Italia, la lingua italiana, e confrontarla con quella che è la cultura rumena, la lingua rumena. Per non farlo dimenticare ai bambini ed ai ragazzi che spesso sono costretti dalla vita in Italia a parlare un'altra lingua e spesso magari dimenticano il rumeno per imparare l’italiano. Questo non deve succedere, perche i bambini devono imparare tutte e due le lingue.

A.E.B.: Però ci sono delle persone che sostengono l’opinione che in questa relazione tra paesi sbaglia la Romania. E poi ci sono delle persone che dicono che i buoni fanno diventare cattivi quelli che hanno un statuto più o meno inferiore. Alla fine chi non da abbastanza attenzione a questa relazione?

D.C.: Allora, il cattivo non esiste. La Romania ha un percorso culturale , economico più lento rispetto a quello dell’Italia, anche perche la storia stessa glielo ha imposto. La parte dell’Ovest dell’Europa è stata legata della parte occidentale del mondo, mentre la Romania è stata legata della parte del est, essendo sempre sotto l’attacco di culture che non sono quelle europee, e quindi non ha potuto svilupparsi come ha fatto l’Europa, almeno quella occidentale, e quindi allo stesso livello degli altri paesi europei. Ha dovuto subire e difendersi dagli attacchi delle comunità turche ed ha avuto problemi a svilupparsi anche culturalmente. Questo divario non crea delinquenti, semplicemente crea diversi tempisti che si sviluppano tra una comunità e l’altra. Il rumeno che viene in Italia non è cattivo, non è la colpa della Romania. Ci sono rumeni che delinquono e diciamo la mancanza di strumenti da parte di un paese che ha un sviluppo culturale e sociale più lento rispetto al nostro, e quindi ha problemi ad inserire i propri soggetti nel nostro paese. Non e la colpa di nessuno. È dovere nostro dare più strumenti possibili affinché si possa sostenere la popolazione rumena in questo processo di integrazione e quindi creare strumenti per farla arrivare al nostro passo e iniziare un cammino insieme.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Per avere una percezione dell'immagine che si ha in Italia dei Romeni ed in Romania degli italiani, è molto utile questa pagina
http://revistapresei.myblog.it/

La pagina si aggiorna automaticamente e elenca i risultati di una ricerca effettuata su tutti i giornali italiani, selezionando gli articoli dove si parla della Romania e dei Romeni. Di seguito si trova la selezione inversa con gli articoli riguardanti l'Italia apparsi sui giornali Romeni. In questo modo si ha una Rassegna stampa utile a chi vuol conoscere sia quello che accade e sopratutto quello che si scrive in maniera da immagina che percezione sia abbia di un paese rispetto un'altro paese.

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

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