Si spacca la schiena in cantiere: abbandonato in mezzo ai rifiuti
TORINO 04/03/2010 - Era volato giù da un ponteggio in un cantiere abusivo e si era letteralmente spaccato la schiena. Lo avevano caricato su una macchina, portato in una zona isolata della città, abbandonato come si fa con un sacco dei rifiuti. Lui aveva taciuto per paura, taciuto per settimane, mesi. Poi aveva trovato il coraggio di parlare, di denunciare chi lo aveva ridotto così, in quello stato. E i responsabili di quella porcheria, ieri mattina, sono stati condannati a 7 mesi di reclusione, senza le attenuanti generiche, con l’accusa di lesioni personali colpose aggravate. Sono stati anche condannati a pagare una multa di 650 euro e una provvisionale di 50mila euro a favore della vittima (il pm aveva chiesto 229mila euro). Infine, dovranno pure risarcire l’Inail per le indennità erogate per l’invalidità dell’op eraio.
La storia, rievocata in tribunale a Torino, ha inizio l’8 novembre 2003. Lucian, 33enne operaio clandestino di nazionalità romena, viene inviato in via Cavagnolo con il compito di riparare un tetto all’interno di un cantiere allestito da una impresa edile nella carrozzeria del genero del proprietario. L’uomo lavora in quel cantiere per tre giorni. Il quarto giorno, è l’11 novembre, Lucian cade da un ponteggio appena cominciato il turno. Si spacca la schiena e la tibia, ha una vertebra dorsale rotta e una brutta frattura sotto il ginocchio. Lucian sviene, perde i sensi. Viene caricato su un’auto dal caporale del cantiere e portato via, lontano da quel luogo, lontano da via Cavagnolo. L’auto percorre alcuni chilometri, poi rallenta in prossimità di corso Novara. Lucian viene scaricato giù dall’auto, trascinato in un punto isolato vicino a un corso d’acqua e abbandonato. Prima di allontanarsi, il caporale chiama il 118.
Il 33enne operaio romeno viene trasportato in ospedale, ricoverato al Giovanni Bosco, quindi trasferito all’ospedale di Caraglio, nel cuneese. Viene sottoposto a cure di ogni tipo, ma si intuisce che non tornerà più quello di prima. Lucian è paralizzato, non muove più gli arti inferiori. L’uomo lascia l’Italia, se ne torna in Romania con moglie e figlio. Poi lo convincono a parlare, a raccontare la verità. E lui comincia a parlare, racconta e denuncia. Nel registro degli indagati del pubblico ministero Gabriella Viglione finiscono i nomi di un dirigente cinquantenne e dei comproprietari della ditta dei lavori, un uomo di 46 anni e l’anziano padre. Vengono tutti accusati di lesioni personali colpose aggravate, mentre l’Inail si costituisce parte civile perché dal giugno 2004 ha provveduto al pagamento di una rendita per una invalidità del 44 per cento. Ieri mattina, infine, la sentenza di condanna pronunciata dal tribunale.
Fonte: CronacaQui.
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sabato 6 marzo 2010
Operaio romeno semiparalizzato. Condannati i proprietari
Pubblicato da
Catalina Sava
alle
16:16
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