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venerdì 17 aprile 2009

Bonus bebè, la Loggia «bacchettata» dall'Ue


BRUXELLES IN CAMPO. Il commissario Barrot in risposta all'eurodeputata Gottardi
«I cittadini comunitari non devono essere discriminati: deve esserci parità di trattamento»
16/04/2009

A Bonus bebè più che mai nella bufera Nuova doccia fredda «europea» per il bonus bebè che la giunta Paroli avrebbe voluto riconoscere solo ai figli di genitori italiani, o a quelli di coppie miste con un solo genitore italiano.
Il commissario europeo alla Giustizia, libertà e sicurezza, il francese Jacques Barrot, ha infatti confermato che il Comune di Brescia non può adottare misure sociali come il «bonus bebè» escludendo i residenti comunitari non italiani. È quanto sottolinea l'eurodeputata Pd-Pse Donata Gottardi, dopo la risposta ricevuta dallo stesso commissario a una sua interrogazione.
LE DISPOSIZIONI comunitarie - rileva Barrot nella risposta diffusa dalla parlamentare - garantiscono che l'applicazione delle singole legislazioni nazionali avvenga nel rispetto dei principi fondamentali della parità di trattamento e della non discriminazione.
«In tal modo si vuole assicurare che esse non rechino pregiudizio alle persone che esercitano il loro diritto alla libera circolazione all'interno dell'Unione Europea».
Se il bonus per i neonati corrisponde a una prestazione familiare, «esso deve essere erogato - si legge nella risposta all'interrogazione - conformemente al diritto comunitario, affinchè siano rispettati i principi della parità di trattamento e della non discriminazione».
La nota del commissario europeo viene commentata dall'europarlamentare italiana. «La giunta guidata da Adriano Paroli (Pdl), che per la seconda volta è dovuta tornare sui propri passi - osserva Donata Gottardi - dovrà rendersi conto che la libertà di discriminare non esiste. Come scrive lo stesso commissario Barrot, ai cittadini dell'Ue va riservato lo stesso trattamento dei residenti italiani. È questa l'unica strada per realizzare efficaci politiche di costruzione della cittadinanza europea».
L'intervento di Barrot fa seguito ad altri pronunciamenti comunitari. In passato il caso bresciano era stato sollevato in un'interrogazione anche dall'eurodeputato di Prc Vittorio Agnoletto e la Commissione aveva difeso i diritti non solo dei cittadini comunitari residenti sul territorio italiano, ma anche i «soggiornanti di lungo periodo».
«Le disposizioni della direttiva 2003/109 del Consiglio sui soggiornanti di lungo periodo - affermava infatti la risposta della Commissione - escludono dal loro ambito di applicazione qualsiasi possibilità che uno Stato membro conceda particolari privilegi ai propri cittadini senza concederli anche ai soggiornanti di lungo periodo sul suo territorio».
Per concludere, la Commissione aveva annunciato l'intenzione di approfondire la questione e «sollecitare dalle autorità italiane maggiori informazioni in merito ai fatti».

Fonte: BresciaOggi.

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