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lunedì 6 aprile 2009

Monsignor Monari risponde alla lettera di 400 romeni

«La vostra povertà sociale è insopportabile»

di MARIO PARI
— BRESCIA —
2009-04-03

HANNO SCRITTO in 400 al vescovo, per ribadire il loro «cara Italia», che si traduce in un «vogliamo bene a questa nazione, non siamo criminali». Sono cittadini romeni residenti nel bresciano e il destinatario è Monsignor Luciano Monari, vescovo di Brescia. E il vescovo ha risposto, mostrando una volta di più quella sensibilità verso i temi dell’immigrazione che ha già contraddistinto la sua attività pastorale dall’arrivo nel bresciano. Non bisogna, infatti, dimenticare che proprio Monsignor Monari è stato uno dei più fervidi sostenitori della necessità di rivedere i criteri adottati dall’amministrazione comunale per l’elargizione del bonus bebè. Criteri che, fino a quando non è intervenuto il tribunale del lavoro di Brescia, prevedevano l’assegnazione solo a famiglie con almeno un componente italiano. Il presule, nell’articolata lettera di risposta, tocca diversi aspetti della questione.

«PROVO A IMMAGINARE - scrive Monari parlando degli immigrati romeni - che cosa significhi per tutte queste persone sentirsi addosso un sospetto: romeno, dunque... andare per la strada e temere di far capire agli altri di essere romeni: dover tentare di camuffare la propria identità; è una forma di povertà sociale insopportabile in una società civile come la nostra». Monsignor Monari, poi, soffermandosi sulle indicazioni che emergono dalla parola di Dio, spiega, tra l’altro che «Per quanto riguarda le comunità cristiane, non ci sono dubbi o esitazioni. La regola è quella che San Paolo ha scritto ai Colossesi: non vi è greco o giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, scita, schiavo, libero, ma Cristo è nato in tutti noi».

INFINE MONSIGNOR Monari s’interroga sulle responsabilità che gli impone il suo essere cittadino italiano. «Come cittadino italiano partecipe e responsabile in uno stato che si qualifica di diritto, sono chiamato a riconoscere a ciascuno i diritti sanciti dalla Costituzione senza lasciarmi influenzare da pregiudizi, discriminazioni, preferenze. È pura illusione pensare di poter negare agli altri qualche diritto rimanendone titolare io stesso; navighiamo su un’unica barca che galleggia o affonda per tutti».

Fonte: Il Giorno.

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