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lunedì 27 aprile 2009

Malati europei senza frontiere

23/4/2009 - LIBERA CIRCOLAZIONE MALATI

Il Parlamento europeo ha approvato una proposta di direttiva per istituire un quadro comunitario in tema di assistenza sanitaria transfrontaliera all'interno dell'Ue e permettere a quelle persone che decidono di farsi curare in uno stato membro diverso dal proprio di essere rimborsati dal proprio sistema sanitario nazionale

Potrebbe essere un nuovo modo per eludere le lunghe liste d’attesa di alcuni stati membri o un altro passo verso il perfezionamento della libera circolazione delle persone, quello che intrapreso oggi dal Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria a Strasburgo, con l’approvazione di una proposta di direttiva volta a istituire un quadro comunitario in tema di assistenza sanitaria transfrontaliera all''interno dell''Ue. Al centro dell’attenzione degli eurodeputati i malati, ossia quelle persone che, per una serie di motivi, decidono di farsi curare in un paese membro dell’Unione diverso dal proprio. La via l’avevano già tracciata alcune sentenze della Corte di Giustizia europea, che avevano riconosciuto il diritto dei cittadini Ue di farsi curare all’estero, anticipando il pagamento delle prestazioni di tasca propria per poi essere rimborsati in patria, nelle stesse proporzioni che spettano loro in base alle proprie norme nazionali.
L’assemblea legislativa dell’Ue con 297 voti a favore, 120 contrari e 152 astenuti, ha così adottato un proposta di direttiva che fissa in un quadro comunitario certo una prassi già esistente entro i confini europei, ma che finora si basava solo sulla giurisprudenza della Corte. Gli eurodeputati hanno cosi regolarizzato la materia, chiarendo le condizioni a cui devono essere rimborsate, da parte delle assicurazioni sanitarie nazionali, le prestazioni per i pazienti che si fanno curare in uno Stato membro diverso dal proprio e fissando il quadro della collaborazione nell''assistenza sanitaria fra gli Stati membri.

Non tutti però si sono dimostrati disponibili. Diversi paesi Ue, in particolare quelli con l''assistenza di qualità più alta, si sono mostrati reticenti di fronte alle nuove norme. Temono future invasioni di cittadini comunitari da altri stati membri, un esodo di pazienti in cerca di prestazioni sanitarie migliori che in patria. Il voto di oggi è comunque solo un primo passo: ora si aprono i delicati negoziati tra Parlamento e Consiglio per cercare un compromesso, negoziati che proseguiranno probabilmente anche nella prossima legislatura.

L’esodo e il trasferimento dei pazienti non sarà però senza regole. Ai singoli paesi resta la facoltà di prevedere un sistema di autorizzazione preventiva, come condizione perché i propri cittadini possano ottenere il rimborso dei costi delle cure ospedaliere in un altro stato membro, in particolare quando vi sia il rischio di compromettere l''equilibrio finanziario dei loro sistemi di sicurezza sociale (ma attualmente solo l''1% della spesa sanitaria dei Ventisette riguarda le cure transfrontaliere). Tale sistema di autorizzazione preventiva tuttavia non dovrà riguardare le cure non ospedaliere (come quelle dentistiche), non dovrà rappresentare “un ostacolo alla libera circolazione delle persone”, e non andrà applicato ai pazienti affetti da patologie potenzialmente letali, che siano in lista d''attesa per terapie nel proprio stato membro e che abbiano urgente necessità di assistenza.

La direttiva inoltre, come si legge nel testo approvato a Strasburgo, “non pregiudica la facoltà di ciascuno Stato membro di decidere il tipo di assistenza sanitaria che ritiene opportuno”. Nessuna sua disposizione, inoltre, “deve essere interpretata in modo tale da compromettere le fondamentali scelte etiche degli Stati membri”, in particolare per quanto riguarda l''eutanasia, i test sul Dna e la fecondazione in vitro. Non deve essere pregiudicata cioè la facoltà di ogni Stato membro “di decidere il tipo di assistenza sanitaria che ritiene opportuno”. E va ricordato che i rimborsi per le cure all''estero non si applicano a prestazioni che non sono considerate rimborsabili, o che non sono autorizzate, nel paese di provenienza dei pazienti.

Fonte: LA STAMPA

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