TAGLIO BASSO di Mario Gamba - ROMA
CONCERTI - Casa Scelsi rende omaggio all'arte irregolare dello «spettralista» Horatiu Radulescu, compositore francese di origine romena
Toni magici e tecnologia. Un viaggio senza meta alla frontiera del suono
Si nota subito con piacere e sorpresa il carattere «edonista» della musica che arriva dal nastro elettronico (di matrice digitale). Suoni gentili sparsi intorno, ruotanti, come un carillon stranito. Tutto molto assorto ma anche epidermico. È Subconscious wave di Horatiu Radulescu. In apertura di una serata speciale a Casa Scelsi. Omaggio al compositore francese, romeno di nascita, morto da poco, il 25 settembre 2008. Assente o quasi dai cartelloni italiani di musica contemporanea. Come è successo per parecchio tempo a Giacinto Scelsi, di cui Radulescu era amico e ammiratore. Oltre ai suoni digitali su nastro, il brano (del 1985) prevede una chitarra solista. Nell'occasione è suonata da un ottimo Francesco Cuoghi, a cui la partitura assegna qualche passaggio da eseguire con l'archetto. Originalità assoluta di questo lavoro. Capolavoro di leggerezza.Toh! Non avevano detto, i soliti terroristi ignoranti, che Horatiu Radulescu era un compositore cerebralissimo? Un irregolare, invece. Compagno di strada degli «spettralisti», la sua indagine sulle risorse del suono assume toni magici, utilizza la tecnologia insieme a strumenti ultra-preparati come le sound icon, vale a dire pianoforti senza meccanica e corde tutte libere che producono una gamma amplissima di armonici, oppure insieme a organici «mostruosi» (nove orchestre e diciannove schermi per Wild Incantesimo, 1978). Un susseguirsi di pochi tocchi di chitarra in Subconscious wave. Li vorremmo definire «alla Derek Bailey»: un vagare senza meta, come conviene a ogni spirito ribelle, eppure con quella particolare concentrazione, quella particolare verve costruttivista. Giusto aprire con Radulescu il concerto dedicato a lui. Giusto chiuderlo con un'altra opera sua. Il titolo è invitante: Frenetico il Longing di Amare (1984-1987). Per viola (Maurizio Barbetti), chitarra e nastro tutto fatto con sound icon. I suoni delle corde massimamente risonanti di pianoforti sono registrati ed elaborati al computer. L'ampia introduzione è solo nastro. Arpeggi informali a cascata, un blocco sopra l'altro. Una specie di fondale frastagliato. Entrano i due strumenti acustici e si ascolta un'unica sequenza integrata con i suoni tecnologici.
Sempre procedimento ad arpeggi insistiti. C'è un certo sentore di minimalismo. Come evitare di scorgere Philip Glass che spunta sornione? Ma sì, la parola longing (un desiderio molto forte, allo spasimo) rivela che è proprio Glass l'infiltrato, sia pure postumo, di questa congiura sonora. Non ha appena finito di scrivere quel Book of Longing ispirato all'omonima raccolta di poesie di Leonard Cohen? Strano Radulescu. Un'opera tutto sommato minore, di un compositore il cui radicalismo, nient'affatto dogmatico, è acceso. Qui ci fa sentire persino qualche frammento folk romeno, oltre a rari spunti scelsiani di «spettri di un solo suono»".Tra il Radulescu iniziale e quello finale, tre altri brevi lavori. Due di Scelsi, uno di Aldo Brizzi, un quarantanovenne ex-scelsiano. Nonostante la prosopopea del titolo, De la transmutazione de' metalli VII per chitarra (2000), il brano di Brizzi non è altro che giochini fatui di arpeggi piuttosto tonali. In Manto I per viola (1957) si sente tutta l'anima lirica di Scelsi. Dietro l'ossessione dello stesso nucleo di suoni - ma le estensioni melodiche sono di notevole vastità - spunta un'antica disposizione al canto, molto italiana se vogliamo. Maurizio Barbetti ne è convinto, tanto è vero che sfoggia accenti accorati e sonorità classica-romantica. Gradevole lo Scelsi di Ko-Tha I, Danza di Shiva per chitarra (1967). Percussionismo sulle corde e sulla cassa armonica più accordi esotici e familiari, tanto consonanti. Quasi «musica di consumo».
Fonte: Il Manifesto.
giovedì 23 aprile 2009
Omaggio all'arte irregolare di Horatiu Radulescu
Pubblicato da Catalina Sava alle 17:45
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