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domenica 19 luglio 2009

La vera Romania. Sogno, o sono desto?


Tutti coloro che partendo dai fatti di cronaca italiani che riguardano i Romeni immaginano la Romania come una sorta di Nazione Bronx possono riflettere e ricredersi leggendo queste mie note di viaggio in quella nazione. Quindi non ho incontrato Jena Pliskie romeni impegnati a sopravvivere in un immaginario remake “1997 Fuga da Bucarest”.
Sono stato in Romania un’altra volta, nel 1972, traversandola in moto diretto a Istanbul/Ankara. Il ricordo di quella Romania è in bianco e nero virato seppia, anzi quasi marrone, profumato da odori irripetibili dei tubi di scarico di camion che non so quale combustibile adoperassero, da strade incerte con zigzag tra buche e carri improvvisi trainati da cavalli. Tricicli a motore carrozzati in tela, anch’essi avvolti da nuvole di fumo di motore a 2 tempi, che effettivamente oggi hanno un sapore nella mia mente di mezzi da film di disastro post atomico come Water Wall. Un ricordo di un paese tuffato nel grigio.

Ebbene quello che ho visto in questi giorni è tutta un’altra cosa, e parlo da viaggiatore professionista, critico ed attento. Ho trovato una nazione moderna, fresca, desiderabile, in molti aspetti meglio dell’Italia.

Ho goduto dell’architettura moderna dei palazzi che si incastra senza stizzosi malesseri bigotti tra palazzi storici di altre ere. L’Italia stenta ancora a decollare dallo stile di disegno da geometra, a quello eventuale più nobile dell’architetto. Mi domando spesso che vita facciano gli architetti in Italia dato che tutte le palazzine nuove hanno ancora sapori anni 50, e sono costruite fotocopiando progetti con uno roboante sbadiglio di continuità. Strangolati dalle sovraintendenze ai monumenti, o dai piani regolatore? Si denudino e facciano un sit in ad oltranza in piazza Grande, combattendo sino all’ultima boccetta di china. Ci facciano sognare con nuove visioni.
Il modernismo estetico del design dei palazzi romeni mi ricorda molto gli USA, e soprattutto Chicago città di Frank Lloyd Wright. Nelle città, e soprattutto nelle campagne, c’è un uso nelle case di colori pastello che fanno la gioia dei fotografi. Se parte del Veneto, o Venezia, può vantare accostamenti cromatici irreali col resto d’Italia, ebbene si deve moltiplicare quel concentrato di colori per dieci. La Romania ha dei colori gai e felici che molto mi hanno ricordato il New Mexico, Albuquerque, l’Arizona. Paesi dove il sole batte sugli arancio, i viola chiaro, i rossi, i giallo limone, e dove la grafica fa da punteggiatura ai colori. Anche la grafica è rimarcabile. Se volete vedere il cimitero più felice del mondo, andate a Sapanta: un’esplosione di colori felici vi seppellirà. Non vedrete l’ora di morire per stare in una dimora estremamente più viva di quella che avete quando siete in vita.

Venuto via da Roma, che ha i propri muri ammutoliti da graffiti, e soprattutto da manifesti sbiaditi di politicanti durati giusto il tempo dell’affissione, ho trovato una Romania dove i manifesti non esistono. Esiste una quantità di cartelloni pubblicitari posti in posti strategici, magari sono anche tanti, ma almeno l’invasione ottica pubblicitaria è dentro recinti ottici codificati.

E che dire della pulizia delle strade, dei parchi e delle superstrade. Trovare giornali, bottiglie, pacchetti di sigarette e tutta la cassetta degli attrezzi dell’italico porcello è una impresa ardua. Non c’è sporco. Non è merito dell’impresa di pulizie, sono loro che non gettano niente per terra. Incredibile vero? Specialmente per chi ha in mente gli immigrati nelle notti di piazza Guido Monaco.

Il traffico? Dolce, ordinato. Guida stile tassista. Ubriachi, pazzi del volante? Quelli che ci hanno provato sono in prigione. Prigioni dove in check-out non è a pochi giorni dopo il check-in. Ma anni. Rubi catenina d’oro fasullo in un supermercato? Cinque anni dentro senza SE e MA. Stanno avendo problemi con la presenza degli scooter, perché, benché quest’ultimi siano guidati con normalità, gli automobilisti non hanno l’occhio alla loro presenza, e quindi gli incidenti sono frequenti. Notizia raccolta da pizzaiolo romeno in Bucarest che per la consegna delle pizze adopera auto. Pizzaiolo con diploma di Pizzaiolo Acrobatico rilasciato da corso tenutosi a…Sansepolcro.
I semafori hanno un count-down per avvertire tra quanti secondi il semaforo cambierà di colore. In questo modo si può innestare la marcia a tempo debito evitando rallentamenti o frizioni bruciate per l’attesa.

Le auto? Trovarne di misura da mamma italiana – Panda, Matiz, Aygo etc – è come trovare un ago nel pagliaio. Si parte dalle medie dimensioni fino ad auto che afflosciano il portafoglio anche di benestanti. Quest’ultime sono tante. Da dove i soldi? Si dice anche da attività al limite del dopo Ceausescu, o da attività oltre il limite, oggi fatte all’estero. Si fanno milioni di euro con fantasia delinquenziale, ma fuori dalla Romania in paesi accoglienti come l’Inghilterra e l’Italia. Si fanno mesi, massimo pochi anni di galera, e poi ci si ritira in Romania. Ovviamente sto parlando solo di alcuni. Un Romeno di Bacau che ha lavorato per molti anni ad Arezzo, e parla perfetto aretino, dovuto alla crisi in Italia è tornato a casa, ed ora ha 3 dipendenti furgone Mercedes nuovo di pacca. Fa l’installatore di cucine di lusso italiane, ed ha avuto molti clienti che le comprano. Rammenta di un cliente che lo chiamava dal carcere in Inghilterra per dirigere l’installazione della lussuosa cucina, “…tra pochi mesi sono fuori e ti saldo il conto”. Era in un giro milionario di bancomat clonati.

I ristoranti. Servizio attento ed intelligente con messa in campo dei camerieri con logica anglosassone. In Italia si gioca col 5 meno 5 uguale zero. Cioè “tutti all’attacco” – prendere ordini – poi arretrano “tutti in difesa” e quindi scompaiono dalla sala – aspettando i piatti dalla cucina. Così la sala rimane per lunghi minuti orfana degli infermieri del mal di gola, dove i pazienti pazienti diventano tanti Tom Hanks nel film Cast Away, cioè naufraghi abbandonati in un’isola senza neppure i bengala per chiedere una bottiglia di minerale.
In Romania i camerieri sono dolci ed attenti. Si posizionano, specialmente in locali vasti, col modulo del 1-3-2. Uno al check-in per il benvenuto ed il giusto posizionamento del cliente. Tre a prendere ordini e rimangono in sala. Due che portano solo gli ordini, vanno avanti indietro dalla cucina.

I centri commerciali dalle architetture wooow, e dagli interni come veramente devono essere fatti, e col giusto mix di merceologie. I negozi sono di livello, non mercerie come si potrebbe pensare.

Ho visto i villaggi di lussuose case costruite dai Rom, dove tra loro fanno la gara al lusso inutile. Una volta costruite, vivono spesso nel sottoscala. Case finanziate a fondo perduto dalla Banca della Pietà Europea, cioè, nel più pulito dei casi, dalla monetina da 10 data agli angoli delle nostre vie al povero bambino. Case pagate tutte in contanti. Rom: manuale per l’uso? Chiedere ai veri ed onesti Romeni, la stragrande maggioranza, e vi diranno esperienze fatte in 100 anni, e su cosa è possibile fare. I nostri professori politici del sociale si illudono di sviluppare la soluzione personalizzata che dovrebbe farli passare alla storia. Grande e costoso errore non attingere all’esperienza di altri.

A questo punto viene da dire che la Romania terzo mondista che si poteva immaginare in realtà siamo noi con la nostra prosopopea, col nostro muoversi lento e cialtrone, col nostro pericoloso buonismo approssimativo dove il richiamo ai valori umani non trova una base consistente del fare, nella dimenticanza del minimo concetto di legalità e rispetto delle leggi, e dove ci perdiamo in mille costosi rivoli di gestione di una immigrazione che ancora non sappiamo cosa sia. Ma tanto meno lo sanno i politici – di qualunque colore – che troppo tempo passano in un mondo virtuale avvolto da cravatte Marinella che incorniciano facce che sono sempre più aliene per le allarmanti espressioni marmoree. Vadano di nascosto in Romania ad imparare.

Ovidiu Drimba
Come dessert per gli Aretini offro la notizia che tra i Cittadini Onorari di Arezzo vi è un Romeno: Ovidiu Drimba, uno dei più importanti personaggi della cultura romena ed europea . Nel 1976, con una mozione presentata da oltre 50 Aretini che lo definirono “innamorato della nostra terra”, diventò Aretino. Oggi Drimba è un ragazzo di quasi 90 anni, che ricorda Arezzo, le sue persone e la sua storia con la precisione di uno scanner a 2400 dpi. Potrebbe sostenere un match sulla storia di Arezzo con Mons. Tafi. Incontro impossibile per assenza forzata del secondo contendente. Drimba, un ragazzo che ha tirato fuori dai chilometrici scaffali, non un libro su Arezzo – ne ha scritti molti – ,ma un mattone “rubato” da un muro di Arezzo. A questo punto i detrattori diranno che è un precursore dei cattivi Romeni moderni che rubano nei cantieri. No, questo è un Furto d’Amore, che ha la completa assoluzione perché il professore nel porgermelo, dopo un divertito fanciullesco sorriso, si è commosso.
E’ pure membro onorario della Brigata degli Amici dei Monumenti di Arezzo. Ma dell’incontro con questo personaggio unico vi parlo un’altra volta.
Una riflessione marketing. Se con un mattone si spinge una persona a scrivere, ed a promuovere Arezzo nel mondo ai massimi livelli, conviene fare un accordo con una fornace, e con 1000 euro di mattoni risolviamo il problema del turismo ad Arezzo. Non è una battuta.

Piero Rossi
itAlien: Italiano Immigrato in Italia
Aretino Turista ad Arezzo

Fonte: Arezzo Notizie.

4 commenti:

romanianfryends ha detto...

Peccato che questo articolo lo leggerano i soliti 4 gatti.........
e la Romania rimarrà per gli italiani la solita terra di ladri,stupratori,prostitute e zingari!

Unknown ha detto...

Ma stai esagerando Piero Rossi, non posso darti ragione nemmeno come cittadino romeno. La Romania è cambiata parecchio ma c'è ancora tanto da fare.....

Anonimo ha detto...

QUELI CHE VOGLIONO CONOSCERE LA ROMANIA LO FARANO...QUELI APPERTI DI CERVELO CI ASCOLTERANO ANCHE A NOI...

Anonimo ha detto...

Per capire un vero paese, la sua anima, i suoi pregi e i suoi problemi, devi viverci per mesi ma meglio anni, dimenticare casa tua, smettere di fare paragoni opachi o sbrilluccicanti; solo così non lo vivrai da turista, evitarai i posti turisici, invece che nei bei ristoranti andari nelle trattorie, e allora vedrai poco a poco quel paese. Questo non è per sminuire la Romania, le mie parole sono riferite al modo d'affrontare una visita in un paese che non è il nostro nativo. Per il resto che dire, adoro la Romania, la mia compagna è romena.

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