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giovedì 9 luglio 2009

Bisogna collaborare con i Paesi da cui partono i migranti"


L'Enciclica del Papa: "Pieni diritti agli immigrati e un lavoro decente per tutti"

Roma - (Adnkronos) - Benedetto XVI in 'Caritas in veritate' riafferma che "siamo di fronte a un dato epocale" e che "ogni migrante è una persona non una merce". Il Pontefice denuncia poi la precarietà nel mondo del lavoro che "provoca forme di degrado sociale" commenta 0 vota 4 invia stampa
Roma, 7 lug. - (Adnkronos) - Il fenomeno migratorio è un dato epocale con il quale bisogna fare i conti, un problema complesso che chiama alla corresponsabilità la comunità internazionale. Ma in ogni contesto non bisogna mai dimenticare che il migrante è titolare di diritti umani fondamentali che vanno sempre rispettati e che tali lavoratori non sono una merce. E' quanto ha riaffermato Benedetto XVI nella sua enciclica sociale, 'Caritas in veritate'. ''Possiamo dire - spiega il Papa in merito alle migrazioni - che siamo di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato''. ''Tale politica - prosegue - va sviluppata a partire da una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano; va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati''. ''Nessun Paese - rileva Ratzinger - da solo puo' ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori del nostro tempo. Tutti siamo testimoni del carico di sofferenza, di disagio e di aspirazioni che accompagna i flussi migratori''.

Benedetto XVI passa poi a toccare il tema della precarietà nel mondo del lavoro, che inizialmente ha avuto anche aspetti positivi, si è trasformata in un fenomeno che provoca forme di degrado umano e di spreco sociale. ''La mobilità lavorativa, associata alla deregolamentazione generalizzata -afferma il Papa - è stata un fenomeno importante, non privo di aspetti positivi perché capace di stimolare la produzione di nuova ricchezza e lo scambio tra culture diverse''. ''Tuttavia - aggiunge Ratzinger - quando l'incertezza circa le condizioni di lavoro, in conseguenza dei processi di mobilità e di deregolamentazione, diviene endemica, si creano forme di instabilità psicologica, di difficoltà a costruire propri percorsi coerenti nell'esistenza, compreso anche quello verso il matrimonio''. ''Conseguenza di ciò - prosegue il Pontefice - e' il formarsi di situazioni di degrado umano, oltre che di spreco sociale. Rispetto a quanto accadeva nella societa' industriale del passato, oggi la disoccupazione provoca aspetti nuovi di irrilevanza economica e l'attuale crisi puo' solo peggiorare tale situazione''.

Per il pontefice "è necessario ripensare il modello di sviluppo economico perché l'abbassamento del livello di tutela dei diritti dei lavoratori o la rinuncia a meccanismi di ridistribuzione del reddito per far acquisire al Paese maggiore competitività internazionale impediscono l'affermarsi di uno sviluppo di lunga durata''. ''Vanno, allora -aggiunge il Papa - attentamente valutate le conseguenze sulle persone delle tendenze attuali verso un'economia del breve, talvolta brevissimo termine. Cio' richiede una nuova e approfondita riflessione sul senso dell'economia e dei suoi fini, nonche' una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni''.

Fonte: Adnkronos IGN.

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