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martedì 23 febbraio 2010

La fisarmonica di Petru in una teca. "Fermare la barbarie dei clan"

IL VIA vai alla stazione di Montesanto è frenetico e chiassoso, come in un qualsiasi giovedì mattina, a mezzogiorno. Quasi nessuno sembra accorgersi che sul lato destro dell'entrata c'è qualcosa di diverso. Ieri la fisarmonica di Petru Birlandeanu, il musicista romeno di 31 anni, ucciso per errore l'anno scorso in un agguato di camorra, è stata incastonata all'interno di una teca. Un monumento alla memoria dell'ennesima vittima innocente e alla sua musica. La cerimonia inizia in sordina.

Un gruppetto di sei persone si raduna davanti alla teca coperta da un velo. Nessuna pomposità. Nessun fronzolo. I sei sembrano quasi lì per caso. Unico politico presente, l'assessore regionale alle Politiche sociali e all'Immigrazione Alfonsina De Felice, che solleva il velo rosso sulla teca. E proprio mentre lei scopre lo strumento ecco la musica di Petru. È suonata da Branko, macedone, da 20 anni in Italia e zio di Cristina e Violetta, le due bambine annegate nel 2008 nei mari di Torregaveta e i cui cadaveri furono coperti con un telo tra l'indifferenza dei bagnanti.

Branko Gjorgjievic sembra arrivare dal nulla. Arrivano prima le note di Djelem Djelem (in rumeno: "Andiamo avanti... andiamo avanti") e poi arriva lui. Un omone dal volto triste, con un giubbotto jeans e gli occhi fissi all'altra fisarmonica, quella di Petru, quella traforata dai proiettilie ora dietro una teca, ironia della sorte, a prova di spari. Parte la musica e la stazione si ferma all'unisono. I tornelli si quietano. La macchina del caffè del vicino bar blocca gli sbuffi. Chi corre verso i treni e chi esce rallenta il passo. Cala il silenzio. Un tributo a Petru e alla sua musica. Poche parole sono incise su una targa posta sotto i tasti di madreperla. Ma parole forti, come questo piccolo altare alla memoria. La targa recita: "Petru Birlandeanu si guadagnava da vivere suonando sui vagoni della metropolitana. Il 26 maggio 2009 veniva ucciso da una pallottola vagante, sparata da un commando camorristico. Soltanto la vigile coscienza dei cittadini può fermare la barbarie umana. Non dimentichiamo Petru".

Oggi la fisarmonica è nello stesso punto dove quasi un anno fa Birlandeanu si accasciò sotto gli occhi di sua moglie Mirela, tra l'indifferenza di decine di passanti terrorizzati dagli spari. Nell'agguato (ripreso in diretta dalle telecamere della stazione) fu ferito anche un ragazzino di quattordici anni. I presunti killer di Birladeanu sono stati arrestati lo scorso ottobre. Si tratta dei cugini Maurizio Forte, 29 anni e Salvatore Forte, 31, pregiudicati dei Quartieri Spagnoli. Del gruppo di fuoco faceva parte anche Marco Ricci, 27 anni, arrestato a luglio.

«Le morti per sbaglio in questa città si moltiplicano - dice l'assessore Alfonsina De Felice - e dobbiamo fare in modo che non diventino un fatto normale. Questa fisarmonica deve essere un monito contro la violenza, il simbolo di una cittadinanza attiva, per renderci partecipi, perché col nostro impegno possiamo fare in modo che una condizione tragica, come quella di Mirela, possa essere superata».

Alla cerimonia hanno partecipato anche Enzo Esposito dell'associazione Opera Nomadi, Raffaello Bianco, amministratore delegato di Sepsa, e Pasquale Colella, ordinario di diritto canonico all'università di Salerno. È stato Enzo Esposito a conservare per tutti questi mesi la fisarmonica: «È molto importante mettere in questa stazione la fisarmonica di Petru. Ora spero che insieme al ricordo ci sia l'impegno dei napoletani e delle istituzioni per aiutare i rom».

Fonte: La Repubblica Napoli
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