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venerdì 19 febbraio 2010

«Protestiamo da anni ma nessuno ci ascolta e i disagi rimangono»

— BERGAMO —
IMPIEGATI, dirigenti, studenti, operai. Sul treno per Milano ci sono pendolari di tutti i tipi. Marius Morcan, trentottenne, origine romena, cuffia di lana calata sulle orecchie a sottolineare un sorriso aperto e gentile, da quindici anni ogni mattina prende il regionale da Verdello per Milano e può raccontare di tutto e di più sulle storie che accadono in questo microuniverso. Prima scherza: «Sono di origine transilvana come il conte Dracula e faccio parte della Lega dei Romeni in Italia: mi ascolta lo stesso?» Poi, sagace e divertente, non si pone problemi a dire quello che pensa, impressioni che, tra l’altro, riversa nel blog del Comitato dei pendolari bergamaschi.

«CI LAMENTIAMO per i disagi –racconta- ma “in alto” non ascoltano proprio. Devo dire che il personale invece è estremamente gentile ed a volte condivide alcune nostre critiche sui disagi che siamo costretti a sopportare. I nuovi assunti si sanno fare, è la dirigenza che non va». Da tempo Marius si pone tanti dubbi su dove vanno a finire i soldi investiti per migliorare le Ferrovie. «Alcuni dei treni cosidetti nuovi sembrano peggio di quelli di prima per pulizia e manutenzione. Nell’ambito dell’azienda di moda per cui lavoro (Armani) mi sono occupato anche di questo settore e posso dire, a ragion veduta, che su alcune carrozze di sicuro la manutenzione non viene mai fatta. Però anche gli utenti – prosegue Morcan - hanno le loro colpe: guardi quelle scritte d’amore che sporcano il vagone. Personalmente se dovessi mandare un messaggio di quel tipo lo farei con un fiore. Qui, invece, si tratta di maleducazione vera e propria; i treni, del resto, sono l’espressione della società in cui viviamo».

LE MAGAGNE sono tante: «Non c’è puntualità negli orari – dice il romeno - per menefreghismo e deresponsabilizzazione. La gestione è sbagliata e crea situazioni assurde. Come quando circa due anni fa fecero scendere i viaggiatori lontano qualche chilometro da Pioltello costringendoli a raggiungere la stazione a piedi. Non si capì bene perché, ma successe una mezza rivoluzione. Fu un errore imperdonabile, fatto da chi avrebbe dovuto invece prendere in mano la situazione e cercare di risolverla in fretta ed in altro modo». Per non parlare poi dei disagi passati, quando, con un solo binario operativo –prosegue il pendolare- ci si fermava in aperta campagna senza sapere perché e aspettava. Questo almeno non accade più. C’è però il sovraffollamento, l’escursione termica per le porte rotte che restano aperte e fanno ghiacciare o il riscaldamento troppo alto che fa sudare! Ah…ma questo l’hanno già detto gli altri». N.P.

Fonte: Il Giorno

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