La comunità romena si incontra e si racconta attraverso storie quotidiane, punti di vista, fatti di cronaca, appuntamenti e novità, per non dimenticare le radici e per vivere meglio la distanza dal paese natale.
Informazioni utili per i romeni che vivono in Italia, per conoscere le opportunità che la realtà circostante offre e divenire cittadini attivi.

Comunitatea Românească în Italia

Locul unde comunitatea românească se regăsește zilnic în știri, noutăți, mărturii, informații și sfaturi, pentru a nu uita rădăcinile și a trăi mai bine departe de țara natală. Informații utile pentru românii care trăiesc în Italia, despre oportunitățile pe care le oferă realitatea din jur și pentru a deveni cetățeni activi.

Bun găsit pe site! Benvenuto!

Comentează articolele publicate! Commenta gli articoli pubblicati!

martedì 23 febbraio 2010

“Lectio magistralis” sul razzismo di Alberto Burgio

Rovigo, 20 febbraio. “Lectio magistralis” sulla recrudescenza del razzismo del docente di filosofia Alberto Burgio al Comitato Primo marzo 2010 – sciopero degli stranieri di Rovigo.

Hassan Sbaiby
Hassan Sbaiby, dell’associazione Immigrati per la Cultura ed i Servizi So-ciali, sta da 20 anni in Italia e da sette è attivo come volontario ad Adria e basso Polesine: «I problemi nell’immigrazione sono legati soprattutto alla politica. I politici che dicono una cosa e ne fanno un’altra e questo ci ha portato disagio. Occorre affrontare l’immigrazione con delicatezza, noi lavoriamo di più con i volontari che non con i politici. Gli immigrati che la-vorano, pagano le tasse, mandano i figli a scuola, hanno bisogno di es-sere riconosciuti. Se questo Stato non ci riconosce dobbiamo fare vede-re che esistiamo. Approfittiamo del “Primo marzo” per farci riconoscere».

Nicoleta Tacu
Nicoleta Tacu, mediatrice culturale romena, presidente dell’associazione Folkloriamo: «Gli immigrati soffrono la loro condizione. Dobbiamo aprirci al dialogo reciproco. Vogliamo essere accolti, vogliamo integrarci, in mo-do positivo. Se non c’è dialogo può scatenarsi una emergenza negativa. L’emarginazione può scatenare la rabbia».

Roberto Costa
Roberto Costa, della redazione Biancoenero, modera la conversazione-dibattito ed introduce Alberto Burgio leggendo i dati di uno studio sul razzismo giovanile: «Quasi la metà dei giovani è razzista o xenofoba, solo il 40% si dichiara “aperto” alle novità ed alle nuove etnie che popo-lano l’Italia. Lo studio presentato alla Camera due giorni fa, e promosso dalla Conferenza delle assemblee delle Regioni, dice di un’area fobica e xenofoba del 45,8%, suddivisa in tre parti: la prima, del 15,3% è fobica verso i Romeno-rom-albanesi; la seconda, anche se minore in percen-tuale – 10,7%, è la più razzista perché rifiuta e manifesta fastidio per tutti, tranne italiani ed europei; la terza, del 20%, è xenofoba per ele-zione, verso tutte le etnie: che se ne stiano lontane, possibilmente fuori dall’Italia».

Il razzismo spiegato al “Primo marzo”
ALBERTO BURGIO
Docente di filosofia presso l’università di Bologna, studioso ed autore di numerosi saggi sul razzismo.
Prima vennero a prendere…
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
Martin Niemöller, pastore luterano tedesco, chiuso per otto anni in lager nazisti.

«E’ una notizia preoccupante e terribile, questa del razzismo giovanile. Questa notizia per noi atroce è il successo, per altri, di una politica go-vernativa. Voglio partire da un contesto più storico sul razzismo. Negli anni ’60-70-80 l’ideologia razzista era bassa e sinceramente riprovata. Ciò era un portato del dopoguerra, del ricordo del regime nazi-fascista che aveva scatenato un odio razziale immenso. Oggi è venuta meno l’eredità della II guerra mondiale. E’ scaduto questo freno, è imploso questo tabù ed ha liberato violenza.

LA LEGGE CHE PRODUCE ILLEGALITA’
Questa legislazione, la legge 94/2009, il cosiddetto “pacchetto sicurez-za”, produce la stessa illegalità che vorrebbe legalizzare. E’ una legge che peggiora le condizioni degli immigrati già sottoposti alla Bossi-Fini del 2002, considerata “xenofoba e razzista”. E perché si costringono le persone all’illegalità? Ci sono due risposte alla domanda.

1 – Il primo motivo riguarda la perdita di diritti nel mondo del lavoro, sia quello pubblico che privato, non solo dei migranti ma anche dei residenti. Perché se aumenta la percentuale dei lavoratori senza diritti sono dan-neggiati, e ricattati, anche tutti i lavoratori regolari.
Oggi c’è il 10% di lavoratori disoccupati, a fine anno si arriverà all’11%.
Da una parte ci sono i disoccupati, dall’altra gli immigrati ridotti ad una forma di schiavitù. I datori di lavoro usano gli “schiavi” per dirimere e controllare le istanze degli italiani: state calmi e non rivendicate, sennò vi licenzio e prendo gli immigrati al vostro posto e sotto costo. Quindi sono gli Italiani che dovrebbero muoversi a supporto degli immigrati. Perché attraverso la regolarizzazione degli immigrati impedisci che siano usati contro di te. Lo scopo di questa legislazione contro gli immigrati è quello di fare lavorare tutti nell’insicurezza: utilizzare i migranti come “paria”, ultimi e senza diritti, e usare la loro presenza contro i lavoratori italiani. Il primo portato di questa legge è di sfruttare il lavoro di immi-grati e di italiani.

2 – Il secondo motivo è di produrre insicurezza per alimentare l’egoismo: si salvi chi può! Che ognuno pensi a salvare se stesso come nella poesia del pastore tedesco Martin Niemöller, “Prima vennero a prendere…”. Questa forma di egoismo, di pensare a salvare me stesso, disinteres-sandosi degli altri, indebolisce anche me e restringe la mia libertà. Sono leggi che colpiscono tutta la società e sono vantaggiose per chi investe nel razzismo cercando conferme di governanza: “noi fermiamo la paura, noi governiamo la paura”. Il ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini, dopo avere messo il tetto massimo di immigrati nelle scuole, adesso propone anche il numero massimo di immigrati nei quartieri. E questo vuol dire trattare gli immigrati come criminali . Produrre una po-litica di paura che spinga al bisogno di sicurezza e poi fare leggi per garantire la sicurezza ed avere consenso politico.

IL VANTAGGIO DELLE LEGGI CHE PRODUCONO ILLEGALITA’
Queste leggi producono illegalità per due motivi: per sfruttare il lavoro di immigrati ed italiani, per creare insicurezza e paura che producono ego-ismo. Qual è il vantaggio di questo? Perché? Ci sono due spiegazioni diverse. Che ci fanno capire cosa è stato investito in queste leggi.
1 – Alimentare l’insicurezza perché così le persone smettono di pensare in modo tranquillo sulla propria condizione reale. L’insicurezza produce ansia e rabbia. E manca la buona politica ad orientare questa rabbia verso le cause effettive che producono reale insicurezza, come quella del lavoro – per esempio. Ed allora gli immigrati diventano un parafulmine. Io attribuisco alla presenza di queste persone, considerate e fatte di-ventare pericolose, buona parte delle mie preoccupazioni. E ci si sfoga con l’intolleranza, l’inimicizia, la derisione e via via crescendo di intensità e di intolleranza. L’intolleranza ed il razzismo che sembrano riscattarti, risollevarti dall’ansia. Quindi gli immigrati sono usati come capro espia-torio e falso problema. La violenza degli italiani, nata dal razzismo, di-venta così una risposta sbagliata alla causa della crisi che ci investe tutti. Il primo investimento di queste leggi è quello di spostare il conflitto sociale su un falso aspetto.

2 – Il secondo effetto è che le persone invocano misure autoritarie e re-pressive di tutte le irregolarità. Così si invocano e si estendono le misure di repressione, del conflitto e del dissenso sociale, a partire dai migranti.

Quindi l’investimento è di aumentare l’insicurezza per controllare e ridur-re il dissenso di tutti.

LA CADUTA DEL TABU’
Questi i due effetti della legge “speciale” 94 del 15 luglio 2009: colpire i migranti sul lavoro e produrre insicurezza (per “governare”). Il migran-te, usato come parafulmine, serve a produrre misure repressive che limi-tano tutti. Si produce una limitazione di libertà come nella poesia iniziale.

L’Italia, negli ultimi due decenni è già cambiata, è diventata più violenta. E’ come se fosse venuto meno un tabù, caduto un divieto. In quei tren-t’anni, 60-70-80 dei cui si diceva all’inizio, vigeva un veto, si pensava che il razzismo fosse deplorevole. avendo visto cosa avevano prodotto i lager. Il razzismo è sbagliato e con questo divieto freno i miei impulsi di avversione agli altri. Quello che negli anni ’90 ha cominciato a cadere è questo divieto, il tabù è imploso. La caduta del tabù libera energia nel senso opposto, libera e produce violenza verso l’altro.

PRIMO MARZO
Allora, in questo clima di aumentato razzismo il “Primo marzo” diventa importante, come uno specchio posto davanti ai migranti ed a noi stessi. Lo sciopero serve ad aumentare la consapevolezza di sé e della propria soggettività. Guardarsi per capire e confrontarsi e muoversi. Per attivare politiche sociali e sindacali per i Diritti di tutti».

Fonte: Bianco e Nero

Nessun commento:

Posta un commento