di Silvia Mancinelli
OSTIA A volte basta un pretesto, un fatto di cronaca, per riaccendere la rabbia e l'odio. Solo due mesi fa, all'indomani del ferimento di tredici persone ferme in via dei Romagnoli all'attesa del bus, investite da un nomade ubriaco e drogato al volante di una Bmw, il titolare di un minimarket di Acilia che vende prodotti rumeni si ritrovò con la saracinesca annerita da una molotov e imbrattata da una svastica e da un poco confortante «Bastardi».
Poco importa se il nomade responsabile della carambola fosse croato e non rumeno. Ecco allora che ogni saracinesca di negozi che non siano italiani si trasforma in un muro perfetto per lasciare messaggi razzisti. La notte tra sabato e domenica è toccato anche al «Doner Kebab», un fast food indiano aperto un anno fa in via Angelo Zottoli, sempre ad Acilia.
Il titolare, originario del Bangladesh, non ha ovviamente nulla a che vedere con gli "zingari" che chi ha scritto quel messaggio sulla sua saracinesca firmandosi con la croce celtica, vorrebbe «fuori da Acilia».
Ma va bene lo stesso: uno straniero vale l'altro per chi compie atti del genere. San Joey, gestore del locale, in Italia da 11 anni, è il primo a constatare un cambiamento radicale nel pensiero del Bel Paese:
«Negli ultimi tempi la gente ci guarda diversamente: fa male notare come, appena salgo sul treno per andare a lavoro, gli italiani mettono le mani in tasca per stringere a sè i propri portafogli».
12/01/2009
Fonte: Il Tempo.
lunedì 12 gennaio 2009
Acilia, monta la rabbia razzista contro i negozi degli stranieri
Pubblicato da Catalina Sava alle 17:34
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