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domenica 13 novembre 2011

Alla scoperta del vivace panorama dei romanzieri post-Ceaușescu

1Letteratura romena

ALLA SCOPERTA DEL VIVACE PANORAMA DEI ROMANZIERI POST-CEAUȘESCU

Nel 2012 la Romania sarà il paese ospite del Salone Internazionale del Libro di Torino. È una notizia bella e incoraggiante per chi da anni si adopera per far conoscere in Italia, incontrando molti pregiudizi e ottusità, la nuova scena narrativa del paese danubiano. Le cose adesso si stanno fortunatamente muovendo e si possono leggere in traduzione diversi apprezzati autori: dal più noto Mircea Cărtărescu a Dan Lungu, da Florina Ilis a Petru Cimpoeşu, da Adrian Chivu a Nora Iuga, fino a Lucian Dan Teodorovici, di cui dopo “La casta dei suicidi” sta per uscire, da noi, il suo penultimo romanzo “Un altro giro, sciamano”.
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di Ileana M. Pop

Tempo fa, le colleghe Federica Aceto e Chiara Manfrinato mi chiesero di parlare ai lettori di “Traducendo Mondi” della mia attività di scout e traduttrice dal romeno. Mi sembrò strano – a chi mai poteva interessare sapere delle mie continue lotte contro mulini a vento, orchi e streghe più o meno facili da identificare per chi conosce me e l’ambiente in cui mi muovo? – ma lo feci con grande piacere e il risultato fu un articolo che non riuscii a scrivere senza attingere abbondantemente a quella riserva di ottimismo e (auto)ironia grazie alla quale, anni dopo, non ho ancora gettato la spugna.
Quando Rita Balestra, poi, ha bussato alla mia porta virtuale con la richiesta di ricevere qualche altra riga sulla situazione della letteratura romena in Italia ho pensato: che tempismo, avevo proprio voglia di raccontare a qualcuno il seguito di quella storia! E, per farmi coraggio, visto che la situazione, benché migliorata rispetto a qualche anno fa, è tutt’altro che rosea, comincerò da una notizia fresca fresca che mi riempie il cuore di felicità: nel 2012 la Romania sarà il paese ospite del Salone Internazionale del Libro di Torino. Bel traguardo per un popolo che per molti non ha niente da dire, vero? Per un paese che, negli ultimi decenni, ha ritrovato la libertà ma ha perso gran parte dell’amore per la lettura, in cui in questi tempi di crisi la tiratura media di una delle più grandi case editrici romene (parlo della Polirom) è inferiore alle 2000 copie, in cui solo un centinaio di editori è attivo sul mercato e in cui non esistono reti di distribuzione paragonabili alle nostrei; per un paese in cui, a dispetto di quanto appena detto, si scrive tanto – e bene – e c’è voglia di farsi sentire anche al di là dei confini nazionali; per un paese che, prima di riuscire a farsi apprezzare per la sua cultura e letteratura, deve abbattere pregiudizi radicati nella mentalità occidentale più di quanto non vorrei ammettere.               .....clicca sul titolo per leggere l'articolo intero


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Sebbene la letteratura romena non abbia ancora avuto uno Stieg Larsson da usare come ariete, qualcosina è comunque penetrata negli ultimissimi tempi. Come mai? Prima di tutto perché l’Istituto Romeno di Cultura, coi suoi programmi di finanziamento alla traduzione e alla pubblicazione e i numerosi eventi di promozione in Italia e nel mondo, le ha dato un impulso talmente grande che non poteva passare inosservato e che sarebbe stato stupido non sfruttare. E poi perché i vari traduttori-agenti-pierre come me hanno bussato alle porte delle case editrici proponendo prodotti letterari di valore più che dignitoso che hanno fatto drizzare le antenne di chi cercava qualcosa di diverso. Sì, perché, il profilo dell’editore che si avvicina alla letteratura romena non corrisponde quasi mai a quello di chi dà la caccia all’ultimo best-seller: in Italia, chi si avvicina a scrittori come Dan Lungu, Varujan Vosganian o Nora Iuga è o un editore che cerca qualcosa di originale in territori ancora inesplorati dai grandi colossi editoriali o un’anima pia che vuole valorizzare una letteratura misconosciuta, una cultura che troppo spesso viene associata alla delinquenza, a usi e costumi slavi o addirittura nomadi. È sempre un peccato il dover ammettere di trovarsi di fronte a pregiudizi culturali, ma anche letterari, che impediscono a una letteratura minore di farsi valere. Quante volte mi è stato chiesto se la letteratura romena era come tutto il resto della letteratura slava presente in Italia? E qui, prima di consigliare di non generalizzare mai, bisogna spiegare che la Romania non è un paese slavo, che il suo popolo non si sente slavo, che la sua produzione attuale è soltanto sua, non dei paesi che la circondano... Quante volte mi è stato detto, da coloro che si vantavano di conoscere la letteratura romena, che Herta Müller e Mircea Cărtărescu sono illeggibili e che perciò è più che normale che non abbiano successo? E vai ancora di spiegazioni, racconta la biografia della Müller, racconta il percorso di Cărtărescu, torna al vecchio caro discorso delle generalizzazioni e alla pericolosità dei pregiudizi... A mio parere, la difficoltà maggiore che la letteratura romena incontra in Italia è dovuta proprio al modo in cui essa viene presentata: che bisogno c’è di puntare sulla nazionalità di uno scrittore soprattutto se il suo libro non è necessariamente collegato alla realtà del paese in cui vive? Un romanzo è un romanzo, va letto in quanto tale, la buona letteratura è mondiale, non italiana, romena, francese! Sono davvero l’unica a crederlo? Certo, come lettrice, anche a me piace sapere qualcosa di più dell’autore, ma la sua provenienza non dovrebbe essere il criterio di scelta esclusivo una volta in libreria. E poi mi sorprendo che la stampa li snobbi: è un cane che si morde la coda, come si può raddrizzare l’immaginario che il pubblico italiano ha del popolo romeno, se non gli si dà la possibilità di leggerne la letteratura e chi dovrebbe promuoverla o quantomeno parlarne non è altri che la principale responsabile della sua stigmatizzazione?
È un vero peccato, perché il panorama della letteratura romena contemporanea è più vivo e frizzante che mai, gli scrittori postdicembristi – coloro che hanno cominciato a scrivere successivamente alla rivoluzione del dicembre 1989 – stanno esplorando territori narrativi che la dittatura aveva tenuto sotto chiave e che offrono miriadi di spunti a chiunque abbia qualcosa da dire: ci si addentra così nell’iperrealismo, nell’erotismo, nella storia non snaturata dalla propaganda nazionalcomunista, nel neorealismo ironico e nel grottesco; allo stesso tempo si riscopre la letteratura dell’esilio, dai tratti memorialistici, ma sorprendentemente al passo coi tempi (è il caso dello scrittore romeno naturalizzato francese Dumitru Ţepeneag), per non parlare degli scrittori già attivi ai tempi della dittatura e che hanno saputo reinventarsi grazie alla libertà di cui non avevamo potuto godere in precedenza (come il già citato Mircea Cărtărescu e Gabriela Adameşteanu).
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Qualche esempio in traduzione perché il lettore italiano possa farsi un’idea? Il sociologo e romanziere Dan Lungu, uno degli scrittori romeni più tradotti all’estero, con i due romanzi Il paradiso della galline. Falso romanzo di voci e misteri (tr. di A. N. Bernacchia, Manni Editore, 2010) e l’ormai famosissimo Sono una vecchia comunista! (tr. di I. M. Pop, seconda edizione in uscita per i tipi di Aìsara), con la sua incomparabile capacità di cogliere i personaggi e le problematiche della Romania della transizione; Filip Florian col romanzo storico Dita mignole (tr. di M. L. Lombardo, Fazi Editore, 2010); Florina Ilis con La crociata dei bambini (tr. di M. Barindi, ISBN, 2010), Petru Cimpoeşu con la verve ironica del romanzo Il santo nell’ascensore (tr. di L. C. Bazu, Castelvecchi 2009), Adrian Chivu e il suo Album da disegno (tr. di I. M. Pop, Aìsara 2011), vincitore nel 2009 del premio “Insula Europea”, l’elegantissima Nora Iuga con un gioiello come La sessantenne e il giovane (tr. di I. M. Pop, Nikita 2011) o Vasile Ernu con Nato in Urss (tr. di A. N. Bernacchia, Hacca 2010). Ho lasciato volutamente Lucian Dan Teodorovici fuori da questa piccola lista che non pretende affatto di essere esaustiva per riportare un esempio che rappresenta un precedente importante e speriamo anche uno spartiacque per quel che riguarda l’avvenire della letteratura romena in Italia: Lucian Dan Teodorovici è approdato in Italia – col romanzo La casta dei suicidi (tr. di I. M. Pop, Aìsara 2011) – solamente nel maggio del 2011, ma in pochi mesi è tornato nel nostro paese altre due volte, la prima come ospite del Festival Isola delle Storie di Gavoi e la seconda come ospite del Festivaletteratura di Mantova. Poiché l’ho accompagnato personalmente nella veste di interprete, ho visto la reazione del pubblico, ne ho sentito gli scrosci di risa e gli applausi, ho assistito alla firma di decine di autografi e spero che possa essere letto da quante più persone. A detta della casa editrice Aìsara, che crede in questo autore tanto da essere pronta a mettere a breve sul mercato il suo penultimo romanzo che Italia uscirà col nome di Un altro giro, sciamano (tr. di I. M. Pop), anche i librai sono ricettivi. Manca solo che lo sia anche la stampa e la letteratura romena potrà dire di aver dimostrato di essere il frutto di una nazione e una popolazione al passo con quella europea, che affronta i problemi delle altre e che cerca di andare avanti come meglio può. Vogliamo darle una possibilità? Vogliamo andare a sentire cosa avranno da dire a Torino nel 2012? Vogliamo lasciar cadere i pregiudizi e goderci una storia ambientata a Bucarest con lo stesso stato d’animo con cui leggiamo un’avventura parigina? Sì, ditemi di sì!

* Ileana M. Pop, giovane cagliaritana di origini bucarestine, lavora come traduttrice editoriale dal romeno e dallo spagnolo. Dopo la laurea in lingue e letterature straniere, studia letteratura romena all’Università di Padova e traduzione a Madrid, Milano, Roma e Bucarest. Si occupa principalmente di narrativa contemporanea e alla traduzione affianca un lavoro sistematico di scouting e promozione della letteratura romena. Tra gli autori tradotti e portati in Italia: Dan Lungu, Lucian Dan Teodorovici, Liliana Corobca, Adrian Chivu e Nora Iuga. (http://www.poptrads.com)
i Dati recentemente forniti da Bogdan Stănescu della casa editrice Polirom in occasione della Fiera del Libro di Madrid (Liber 2011).

Fonte: RetidiDedalus

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