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domenica 20 novembre 2011

Tragedia armena e amore per la vita nei sussurri di Vosganian

Non fosse altro che per avvicinare una tragedia ai più sconosciuta vale la pena leggere Il libro dei sussurri di Varujan Vosganian, scrittore rumeno di famiglia armena. Il genocidio del suo popolo a opera dei Turchi è certo uno dei capitoli neri della storia meno conosciuti. Si dirà, gli Armeni non hanno troppi santi in paradiso, fors’anche meno dei popoli rom su cui pure è stata sottolineata da pochi volenterosi la penuria di studi che ne raccontino le sciagure.

Il primo episodio grave a carico del popolo armeno è datato alla fine dell’Ottocento, ma quello più atroce porta l’anno 1915. I Turchi, con l’aiuto dei Curdi (adeguatamente sobillati dalla rassicurazione di spartirsi il loro territorio), punirono il legittimo desiderio di autonomia degli Armeni (nella stragrande maggioranza cristiani) incendiando i loro villaggi e passandone migliaia per le armi. Vosganian ricostruisce queste vicende, le fanfare di guerra che annunciavano l’arrivo dei predatori, la quiete domestica adusa alla paura, la consapevolezza di essere destinati a una vita instabile, incerta. Difatti, venti anni dopo la storia si ripeterà in maniera ancora peggiore e in un certo senso definitiva. Secondo lo psicoanalista Luigi Zoja, autore di un libro recente e capitale sulla Paranoia, i piani di sterminio dei nazisti sugli ebrei erano “preventivi”, quelli dei Turchi sugli Armeni nacquero dall’inconscio collettivo. Di sicuro, dopo l’arresto e la fucilazione di alcune centinaia di famiglie armene di Costantinopoli nell’aprile del ’15, tutti gli altri appartenenti alla comunità dovettero abbandonare i luoghi in cui vivevano e percorrere centinaia di chilometri per fuggire alla furia dei Turchi.

VosganianVosganian, che è stato in passato un componente importante del governo del suo paese, ora senatore, in questo che viene considerato un libro fondamentale dell’odierna Romania (l’editore è Keller), racconta vicende private e pubbliche di una popolazione mite e sommessa, dalla storia tragica della quale avrebbe volentieri fatto a meno (sui morti le cifre sono incerte). Nelle minuziosi ricostruzioni storiche e soprattutto nelle memoria di una famiglia costretta ad abbandonare le sua terra, emerge difatti un silente ma acuto amore per la vita.
Il libro a tratti potrebbe sembrare una saga, ma non lo è, perché la storia che racconta non può consolare granché, nonostante il tono non sia mai acceso, polemico. Descrive i vecchi quartieri dei poveri antenati in cui “i segreti venivano raccontati a bassa voce, sussurrando”. Odori, cibo, storie raccontate dagli anziani per deliziare i più piccoli e insegnare quel che c’è da insegnare. Poveri ma amanti della lettura, colti. Il tono passa dal malinconico all’elegiaco, non si nega il sorriso lieve; il ritmo non sempre felice. La tragedia incombe (“Nessuno può dire di sapere davvero cosa sia il silenzio, se non sente sulla schiena il crepitare dell’arma che viene caricata”), e in un certo senso non finisce con il genocidio di un secolo fa. Non mancano i collaborazionisti, infatti, come sempre, persino i negazionisti che hanno le loro intollerabili ragioni - una sola: l’opportunismo. Del resto, non tutti sono in grado di imparare la lezione, quella di cui scrive Vosganian: “I guerrieri del mio popolo mi trasmisero la forza di essere sconfitto, poiché solo i vinti muoiono davvero per lo loro idee”.
Michele Lupo

Varujan Vosganian
Il libro dei sussurri
Keller Editore
pagine 480
18,50 €

Fonte: Alibi Online

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