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lunedì 7 novembre 2011

"Mio figlio Giorgino ucciso due volte da questa giustizia"

In Appello pena dimezzata a uno degli assassini
Torino

Sono senza parole. Sono molto delusa. Se mi sono fidata della giustizia italiana, se mi sono comportata in modo dignitoso, come fa parte della mia persona, oggi come oggi mi dispiace. Perché un omicidio così assurdo, commesso da due assassini per una sigaretta negata, è vergognoso. La giustizia italiana in questo senso credo che non abbia deluso solo me ma moltissime altre persone».

È sbigottita, Elena Ignat uscendo dall’aula della corte di Assise d’Appello di Torino, stringendo tra le mani la foto del figlio, Giorgio Monteanu, «Giorgino», ucciso il 30 gennaio 2010 nei giardini di Borgata Vittoria con tre coltellate. Ieri la corte ha ridotto a 16 anni e due mesi la pena di trent’anni inflitta in primo grado a Catalin Jitaru, il romeno di 27 che partecipò con il fratello Cosmin all’aggressione di Giorgino e di un suo amico. «Una sentenza vergognosa», ha ripetuto la mamma, in lacrime, circondata da familiari e amici del figlio.

Un processo tormentato. Cosmin, già giudicato in un procedimento separato, perché minorenne al tempo dei fatti, sta scontando una pena definitiva a 12 anni di reclusione. Lui è stato l’autore materiale dell’omicidio. Lo ha sempre confessato, in tutti i gradi di giudizio. Mentre il Catalin, accusato di aver consegnato il coltello al fratello, è finito alla sbarra per concorso in omicidio. Di fatto non fece nulla per fermare Cosmin. Tutt’e due erano ubriachi quel giorno. Avevano bevuto vino e birra sulle panchine del parco. La sigaretta negata da Giorgino fu il pretesto per attaccare briga. Scoppiò una rissa nel vialetto dei giardini pubblici di via Vibò. Cosmin, insoddisfatto dei pugni scaricati in faccia al ragazzo, impugnò il coltello e lo uccise. Tre coltellate. La seconda fu mortale, perché recise il primo ramo dell’aorta. Giorgino aveva solo 15 anni, frequentava il liceo artistico.

Rabbia e delusione. L’avvocato Paola Savio, legale della famiglia Monteanu insieme al collega Lorenzo Imperato, ha cercato ieri, all’uscita del tribunale, di spiegare le alchimie giuridiche che hanno portato all’abbattimento di pena. Ma le sue parole non sono bastate a lenire il senso di frustrazione della mamma. «Visto ragazzi? In Italia si può uccidere un minorenne e fare pochi anni di galera» ha detto la signora Elena, rivolgendosi agli amici del figlio. La spiegazione è racchiusa nel freddo calcolo matematico del nostro codice penale.

«La corte - spiega Fabrizio Michelatti, difensore di Catalin - ha riconosciuto l’equivalenza delle attenuanti generiche, trascurate in primo grado, con l’aggravante dei futili motivi. Non più 30, ma 24 anni. Grazie alla scelta del rito abbreviato, lo sconto di un terzo sulla pena è semplicemente frutto di un calcolo che dà come risultato 16 anni e due mesi». Nella discussione finale il procuratore generale Antonio Riccomagno aveva chiesto la conferma della pena a 30 anni di reclusione. Ma la linea adottata dalla difesa ha fatto breccia nella corte. «Nessuno dei testimoni - afferma l’avvocato Michelatti - ha mai dichiarato di aver visto il passaggio del coltello. Cosmin, inoltre, ha sempre ammesso di essere stato lui l’autore dell’omicidio. A lui sono state concesse le attenuati generiche, a Catalin no, benché incensurato».
di MASSIMILIANO PEGGIO

Fonte: La Stampa

1 commento:

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