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sabato 5 novembre 2011

Il padre «giustiziere» rimane in carcere

Zoom FotoDELITTO DI CALCINATELLO. L'interrogatorio di convalida non ha portato novità rispetto agli elementi già forniti dall'indagato nelle deposizioni davanti a Pm e carabinieri. Luciano Manca ha sparato contro il campo nomadi uccidendo un giovane romeno. Per il Gip è omicidio volontario

03/11/2011
I carabinieri spiegano l'epilogo dell'indagine sul delitto di Calcinatell
Rimane in carcere, per il Gip si tratta di omicidio volontario. Luciano Manca, fermato per l'omicidio di Ionut Iamandita, romeno di 18 anni, ieri è stato sottoposto all'interrogatorio di convalida da parte del Gip Francesco Nappo.
IL MAGISTRATO è stato in carcere nella mattinata e tutto si è svolto piuttosto velocemente. Manca ha ribadito quanto accaduto mercoledì scorso nel campo nomadi di Calcinatello, quando ha imbracciato uno dei suoi dieci fucili da caccia e ha sparato contro la finestra illuminata di una casupola. I pallettoni hanno colpito Ionut Iamandita che si trovava lì per caso, dopo aver accompagnato un parente da Brescia. Il giovane romeno è morto due giorni dopo. A Manca i carabinieri del Comando provinciale, di Desenzano, Calcinato e della Scientifica sono arrivati dopo un'indagine condotta a tempo di record.
E' crollato domenica sera, quando ha ammesso d'aver premuto il grilletto. E il giorno successivo ha ammesso nuovamente le proprie responsabilità davanti al pm Leonardo Lesti.
Ieri, sottoposto all'interrogatorio di convalida davanti al Gip, non ha modificato la versione in base alla quale avrebbe sparato per «intimidire, non sapendo che dietro la finestra ci fosse una persona».
Al giudice per le indagini preliminari Francesco Nappo ha detto: «Se avessi visto una persona non avrei sparato». Il magistrato ha però ritenuto sussistere, nei suoi confronti, la responsabilità per omicidio volontario, sulla base di quello che viene definito dolo eventuale.
HA CONVALIDATO il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per pericolo di fuga e rischio di reiterazione del reato. Manca ha anche confermato d'aver saputo solo nei giorni successivi che i pallettoni esplosi dal suo fucile avevano ucciso un ragazzo di 18 anni. Al giudice, che gli ha chiesto per quale ragione non si fosse costituito, ha risposto:«L'avevo nel cuore, ma non ho trovato la forza di lasciare la mia famiglia».
I LEGALI non hanno avanzato alcuna richiesta, sia per quanto riguarda una misura cautelare diversa dal carcere che una perizia psichiatrica: si sono rimessi al giudice.
Pare che, soprattutto la seconda, verrà sicuramente presentata. Sarà finalizzata a capire se in questo momento l'indagato sta attraversando un momento di depressione o se ci si trovi alle prese con una patologia più grave.
In quanto alla richiesta di domiciliari, si attende di conoscere meglio gli atti per affrontare la questione con l'accusa.
Per ora, quindi, l'operaio metalmeccanico di Vighizzolo rimane in carcere, dove sta trascorrendo giorni d'angoscia e sconforto segnati dall'insonnia, dalla rinuncia al cibo e ieri anche da un attacco di epilessia. In ogni caso, per la difesa - rappresentata dagli avvocati Angelo Villini e Maddalena Grassi - i prossimi giorni saranno quindi quelli in cui inizierà a prendere corpo la linea su cui puntare per assistere Manca, chiamato a rispondere della gravissima accusa di omicidio volontario.
I PALLETTONI esplosi contro quella finestra illuminata, senza scendere dall'auto, dopo aver abbassato il finestrino del lato passeggero, hanno ucciso chi si trovava lì per caso. Ma i motivi di odio per quella casetta, dove secondo Manca sarebbe iniziata la fine della figlia, stroncata dalla droga, sono stati ammessi dal genitore.
Ci si muoverà, a questo punto è evidente, tra perizie balistiche e psichiatriche per stabilire se si è trattato di un omicidio colposo o volontario.
In questo momento gli elementi in possesso degli investigatori e degli inquirenti sembrano lasciare poche speranze a chi punta ad una derubricazione del capo d'imputazione.
Ma, appunto, saranno i periti a dare un grosso apporto, al fine di stabilire quale fosse l'obiettivo reale di chi ha sparato.
Mario Pari

Fonte: Brescia Oggi

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