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domenica 13 novembre 2011

Nadia Comaneci, i 50 anni della farfalla che stregò la ginnastica e il mondo

Suo il primo “10” nella storia delle Olimpiadi, a Montreal: «Realizzai che la mia vita poteva cambiare per sempre»
di Roberto Faben

ROMA - Lei, forse, era già consapevole da tempo di aver raggiunto un controllo pressoché completo dei propri movimenti e un’eleganza nel volo e nel volteggio, incredibilmente simili a quelli di una delle creature più leggiadre, la farfalla. Ma ciò che non sapeva, in quel 18 luglio 1976, mentre si apprestava a compiere la prova alle barre asimmetriche, ai Giochi olimpici di Montréal, Canada, era che quel suo esercizio, e molti altri che seguirono, non solo erano destinati ad eleggerla come la più grande ginnasta di tutti i tempi, ma avrebbero lasciato, come un graffito in una roccia, una traccia incancellabile nella memoria generazionale, oltre che nella storia dello sport.

All’epoca, fratelli, cugini, amici, si lasciavano andare alla moda dell’eskimo e degli Inti-Illimani, la disco-music dilagava fra Bee Gees, Donna Summer e il Johnny Wakelin di In Zaire, e l’Italia era scossa dal tremendo sisma del Friuli, dalle mitragliette Skorpion delle Br, dalle Molotov e dai sampietrini nelle nascenti rivolte studentesche. L’eskimo, oggi, l’hanno scordato più o meno tutti, mentre i Bee Gees e Donna Summer tornano come surreali in trasmissioni di broadcast radiofonici sull’archeologia del pop-rock in orari antelucani. Per Nadia Comaneci però, la ragazzina prodigio venuta dalla Romania, la libellula dell’oltre-cortina, è diverso.

Come si possono dimenticare le immagini nelle tivù in bianco e nero, provenienti dal lontano nord-America in Mondovisione, che, in quei pomeriggi di luglio del 1976, mentre i nonni attendevano il Telegiornale delle 17 e le zie cucivano una gonna con una macchina Singer a pedali, mostravano una poco più che bambina di 14 anni, dell’altezza di 1 metro e 56 e del peso di 39 chilogrammi, con frangetta scura e tutina bianca (numero 73), che eseguiva avvitamenti, capriole e salti all’indietro dalla circonferenza impeccabile come un cerchio di Giotto, con la naturalezza di un lepidottero in cerca di polline sulle dalie del giardino? Anche chi, come la maggior parte dei telespettatori generalisti, di ginnastica ne sapeva poco, capiva che stava assistendo ad un evento memorabile.

Quel 18 luglio 1976 fu un giorno storico nella storia delle Olimpiadi: i giudici di gara, esterrefatti di fronte all’esibizione della ginnasta alle parallele asimmetriche, attribuirono alla sua prestazione il massimo punteggio. Sui display, il pubblico, commosso, comprese presto che quell’“1.00” in numeri al quarzo arancio, era in realtà un “10.00”, valutazione mai prima conferita ad un’atleta ai giochi olimpici. Quando il “perfect ten” fu replicato, per altre 6 volte, la World Gymnastic Federation decise di sostituire i segnapunti ufficiali, che fino ad allora neppure contemplavano l’assoluta perfezione, fermandosi a tre cifre (9.99).

Ai giochi olimpici di Montréal, blindati dopo l’attentato del 1972 dei fedayn palestinesi alla squadra israeliana a Monaco, per Nadia Elena Comaneci, furono tre medaglie d’oro (individuale, parallele e trave), insieme ad una d’argento (competizione a squadre) e una di bronzo (corpo libero). Seguirono altri due ori (corpo libero e trave) a Mosca nel 1980 (le Olimpiadi boicottate dagli Stati Uniti in piena guerra fredda), 2 ai campionati mondiali di ginnastica artistica, 9 a quelli europei e 5 alle Universiadi di Bucarest del 1981, l’anno del suo addio all’agonismo.

La storia di Nadia – nome scelto dalla madre Stefania, dal russo Nadezhda, che significa “speranza” – che oggi festeggia il suo cinquantesimo compleanno, essendo nata il 12 novembre 1961, poco meno di 3 mesi dopo l’avvio della costruzione del Muro di Berlino, s’intreccia, inevitabilmente, con quella del blocco comunista. Nel 1965, quando Nadia aveva 4 anni, la cittadina nella quale venne alla luce, Onesti, nella regione della Moldavia rumena, distretto di Bacau, assunse la denominazione di Gheorghe Gheorghiu-Dej, tiranno vicino a Stalin. Nello stesso anno, Nicolae Ceausescu, fu nominato Segretario generale del Partito comunista rumeno, succedendo allo stesso Gheorghiu-Dej e diventando, nel 1967, dominatore assoluto della Romania. Mentre ciò accadeva, Nadia, bambina, era attratta da giochi aerei e volteggi: fu notata dal coach Béla Karolyi, che ne aveva decifrato il talento, e con il suo consenso iniziò ad allenarla.

Nel 1970 fu la più giovane ginnasta a vincere i campionati nazionali rumeni, e, in un crescendo entusiasmante, vinse molti ori anche in varie competizioni internazionali negli anni a seguire, fino ad ottenere il primo “10.00”, nel marzo 1976, al Madison Square Garden di New York (evento, anche questo, senza precedenti), e ad essere nominata dall’United Press International, “Atleta dell’anno 1975”. La massima consacrazione, tuttavia, avvenne a Montréal 1976. Indimenticabili restano i suoi duelli con le altre grandi della specialità, la Mukhina, la Shaposhnikova, la Davydova. Poi, venne l’inevitabile utilizzo strumentale, da parte del regime di Ceausescu, della nuova icona nazionale, nominata “Eroina del Lavoro Socialista”. Il mito si espanse, dalla segretissima e spartana Bucarest, a tutto il pianeta. Ma i tentacoli del Conducator e dei suoi più stretti congiunti vollero, in pieno e truce stile “soviet”, legare le ali di una farfalla che, attraverso una fuga rocambolesca attraverso il confine magiaro, riuscì a riprendere il suo volo, verso l’America.

Ciò accadde, paradossalmente, nel novembre 1989, poche settimane prima della caduta di Ceausescu, poi drammaticamente giustiziato, con la consorte Eléna, a Targoviste, il giorno di Natale. Poté così abbracciare Bart Conner, l’atleta olimpionico (anche lui pluri-decorato nella ginnastica) con cui si unì in matrimonio, a Bucarest, il 27 aprile 1996, dal quale ebbe un figlio, Dylan Paul. La favola moderna della libellula meravigliosa riuscita a sopravvivere ai labirinti neri della nomenklatura, ebbe così un felice compimento. Fu l’unica atleta ad essere insignita per due volte dell’Ordine olimpico (1984 e 2004) e in Romania è una stella ancor più brillante di quelle del tennista Nastase e del calciatore Hagi. I suoi metafisici volteggi riappaiono talvolta in qualche spezzone televisivo, ora depurati dalla propaganda comunista, metti in un’area di servizio sull’autostrada Bucarest-Costanza, mentre mettono Natalie di Julio Iglesias. Oggi Nadia Comaneci vive a Oklahoma City, negli Stati Uniti. Attraverso la gentile intercessione dell’amico Paul Ziert, Ceo della Paul Ziert Associates, ha risposto alle nostre domande.

Mrs Comaneci, rivedendo il suo primo “10” a Montréal 1976, continuiamo ad essere rapiti e a commuoverci per l’incredibile grazia dei suoi volteggi. Cosa ricorda di quel giorno?
«Quando lessi “1.00” sul segnapunti, davvero non pensavo che quel punteggio nell’esercizio alle barre asimmetriche della routine obbligatoria, in realtà, fosse il primo “10.00” nella storia dei Giochi olimpici. Poi, immediatamente, realizzai che quel risultato poteva cambiare la mia vita per sempre. All’epoca avevo solo 14 anni e credevo semplicemente che, per me, coltivare la ginnastica sarebbe stata un’ottima cosa per gli anni che sarebbero seguiti. Ero giovanissima e adoravo quello sport. Quel giorno, tuttavia, non avrei nemmeno lontanamente immaginato che il 10 sarebbe rimasto nella memoria futura e per questo sarei stata ricordata in futuro».

A dire il vero, Nadia, il 10 sarebbe giunto altre 6 volte. Cosa suggerisce alle giovani ginnaste di oggi, per le quali, le sue imprese, continuano a rimanere il punto di riferimento assoluto?
«Oggi è davvero difficile diventare una “stella”, anche perché le regole attuali sui punteggi, sono completamente diverse rispetto a quelle di allora, e così è, di fatto, impossibile realizzare un punteggio che rimanga scolpito nella memoria. Consiglio però alle giovani atlete di impegnarsi al massimo per manifestare la propria personalità al pubblico e, se così sarà, potranno imporsi all’attenzione generale ed essere ricordate per questo».
Sabato 12 Novembre 2011 Ultimo aggiornamento: Domenica 13 Novembre



Fonte: Il Messaggero

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