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mercoledì 27 maggio 2009

Istat: i disoccupati crescono più degli occupati


Pesanti flessioni per alcuni settori tipici del made in Italy

Giù i consumi e Pil in picchiata, 2008 da dimenticare. Istat: i disoccupati crescono più degli occupati

L'istituto di ricerca segnala un forte aumento del ricorso alla cassa integrazione e un tasso di disoccupazione al 6,7%. Aumenta la propensione al risparmio. Una ripercussione della crisi internazionale che ha cominciato a farsi sentire "a partire dall'autunno". Dopo 5 anni torna a salire il numero dei senza lavoro. Sempre di più gli 'atipici' (Segui in diretta su Ign la presentazione del Rapporto annuale dell'Istat)

Roma, 26 mag. (Adnkronos/Ign) - Cala il patrimonio delle famiglie, che riducono i consumi, diventa più difficile l’accesso al credito per le imprese e dilaga l'incertezza fra gli operatori. Così l'Istat nel Rapporto Annuale fotografa il 2008, un anno di crisi che, "a partire dall’autunno", ha trascinato "tutte le economie avanzate in una fase di forte contrazione dell’attività". Segnali pessimi anche in Italia: Pil in calo fino alla brusca caduta a quota - 2,1% del quarto trimestre, produzione industriale in flessione del 3,3%, caduta del ciclo espansivo delle costruzioni (-5,9%), forte aumento del ricorso alla cassa integrazione soprattutto nell’ultima parte dell’anno, tasso di disoccupazione al + 6,7%, sette decimi di punto in più rispetto al 2007, rapporto debito pubblico e Pil in salita al 105,8% (contro 103,5 del 2007), il più alto dell’Unione monetaria europea.

I principali impulsi negativi sono giunti dalla caduta degli investimenti e dal deterioramento del saldo netto con l’estero dovuto, in particolare, al crollo delle esportazioni. Nel primo trimestre del 2009 il Pil ha registrato una contrazione molto intensa: -2,5 per cento in termini congiunturali e -4,6 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2008. Nonostante la caduta della seconda parte dell’anno, nella media del 2008 il Pil nell’Uem è cresciuto dello 0,8 per cento (2,6 per cento nel 2007). Nelle grandi economie dell’area il tasso di variazione del Pilè rimasto positivo mentre l’Italia ha registrato una diminuzione (-1,0 per cento). Di conseguenza, il differenziale negativo di crescita dell’Italia rispetto all’Uem si è ampliato ulteriormente, portandosi a 1,8 punti percentuali. In Italia, l’andamento congiunturale del Pil nel corso del 2008 è diventato progressivamente più sfavorevole: alla modesta crescita del primo trimestre (+0,5 per cento) sono seguite diminuzioni dello 0,6 per cento nel secondo, dello 0,8 per cento nel terzo e una brusca quarto (-2,1 per cento). La dinamica negativa del Pil si è ulteriormente accentuata nel primo trimestre del 2009, con una contrazione del 2,4 per cento in termini congiunturali e del 5,9 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2008; l’acquisito annuale è pari al -4,6 per cento.

La spesa per consumi delle famiglie è diminuita dello 0,9 per cento, a seguito della contrazione della capacità d’acquisto delle famiglie (il reddito disponibile nel 2008 è diminuito, in termini reali, dello 0,7 per cento) e dell’atteggiamento delle famiglie che, in una situazione di crescente incertezza sulla situazione economica, hanno aumentato la propensione al risparmio. Gli investimenti sono diminuiti in misura marcata (-3,0 per cento) a causa soprattutto della contrazione della componente relativa ai macchinari ed attrezzature. All’opposto, la domanda estera netta ha fornito un apporto positivo dello 0,3 per cento alla dinamica del Pil, per effetto di un calo delle esportazioni di beni e servizi meno marcato di quello delle importazioni.

Riguardo alla performance dei settori esportatori, solo i comparti dei prodotti petroliferi raffinati e dell’agroalimentare hanno mantenuto una tendenza positiva. All’opposto, alcuni settori tipici del made in Italy hanno segnato nel 2008 pesanti flessioni: -10,1 per cento per i prodotti tessili, -5,2 per cento per gli articoli in pelle, -4,9 per cento per gli altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi e -4,5 per cento per i mobili. Una caduta significativa (-6,1 per cento) è stata registrata anche per gli autoveicoli. Il calo dell’attività registrato nel 2008 ha riguardato tutti i principali settori, a eccezione di quello agricolo. La diminuzione più accentuata si è registrata nell’industria in senso stretto (-3,2 per cento), seguono il settore delle costruzioni e quello dei servizi, rispettivamente con -1,2 e -0,3 per cento. La produzione industriale nel 2008 ha subito una flessione del 3,3 per cento, decisamente più intensa di quella dell’area euro (pari a -1,8 per cento).

Il volume di lavoro utilizzato dal sistema economico ha segnato una lievissima riduzione (-0,1 per cento in termini di Ula), con una crescita dello 0,5 per cento dell’occupazione dipendente e una diminuzione dell’1,5 per cento di quella autonoma. Al calo significativo registrato nell’industria in senso stretto (-1,7 per cento) ha contribuito il forte aumento del ricorso alla Cassa integrazione guadagni (Cig) emerso nell’ultima parte dell’anno. È invece proseguita la crescita dell’input di lavoro nei servizi (+0,6 per cento), seppur a un ritmo quasi dimezzato rispetto all’anno precedente. Secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro, nel 2008 gli occupati sono aumentati dello 0,8 per cento. L’incremento ha interessato esclusivamente le regioni del Nord e del Centro (con variazioni rispettivamente dell’1,2 e dell’1,5 per cento), mentre nel Mezzogiorno l’occupazione è diminuita dello 0,5 per cento. La crescita in media annua è il risultato dell’espansione proseguita sino all’inizio del 2008 e del calo congiunturale registrato in chiusura d’anno. All’espansione dell’occupazione corrisponde una crescita marcata della componente straniera. L’incidenza dei lavoratori stranieri sul totale degli occupati è salita dal 6,5 per cento del 2007 al 7,5 del 2008; nel Centro-Nord la quota ha superato il 9 per cento.

La dinamica salariale ha registrato nel 2008 una moderata accelerazione, per effetto dei molti e rilevanti rinnovi contrattuali che hanno dato luogo a incrementi retributivi diffusi a tutti i settori. Nel totale dell’economia le retribuzioni lorde per unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (Ula) sono cresciute del 3,3 per cento, a fronte del 2,3 registrato nel 2007.

Fonte: Adnkronos IGN.

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