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lunedì 1 novembre 2010

Il voto scopre gli stranieri. Parte la corsa dei partiti

politica
01/11/2010 - RETROSCENA

Scaduti i termini per registrarsi, meno di mille romeni decisero di iscriversi alle liste supplementari per votare i candidati «made in Italy» al Parlamento di Strasburgo

Il Pdl: il Comune non informa,
i sindacati fanno propaganda
alessandro mondo

torino
Diritto al voto e integrazione: due realtà che a pochi mesi dalle elezioni comunali diventano d’attualità nel vocabolario del centrodestra. Il discorso riguarda i cittadini comunitari, abilitati alle urne, con un occhio di riguardo verso la comunità romena, forte di quasi 48 mila residenti a Torino. Un ragguardevole «tesoretto» di potenziali voti che in vista di una battaglia all’ultima scheda stuzzica gli appetiti, e i sospetti, dei partiti nostrani. Il primo a porsi il problema è il Pdl, nella persona di Agostino Ghiglia: sua l’interrogazione in cui chiede al Comune «di garantire un effettivo e libero diritto di voto ai cittadini comunitari in occasione delle elezioni comunali». Come? Garantendo un’informazione «preventiva e apolitica: la libertà di voto si assicura attraverso azioni istituzionali dirette e non mediate da associazioni e sindacati».

L’arcano è svelato. Il Comune e il centrosinistra «finora non hanno fatto nulla per garantire la partecipazione democratica degli stranieri aventi diritto al voto alla vita della nostra città»: questo l’assunto di Ghiglia. Stando così le cose, non è escluso che almeno una parte degli interessati - desiderosi di contribuire alla scelta degli amministratori ma ostacolati dalla carenza di informazioni - si rivolga ad associazioni e sindacati, i loro punti di riferimento in molti aspetti della quotidianità. Realtà che con il centrodestra hanno poco o nulla da spartire e che, mentre forniscono lumi sulle tecniche di voto, potrebbero approfittarne per orientare i potenziali elettori. Questo il sospetto del vicecoordinatore regionale del Pdl: preventivo, come tutti i sospetti, e abbastanza forte da spingerlo a prendere posizione, sollecitando l’amministrazione a sgomberare il campo da ogni possibile equivoco con un’adeguata campagna informativa.

Un appello certo non disinteressato - e che la controparte non mancherà di bollare come strumentale - ma significativo almeno per due ragioni. Perchè rende la misura di quanto sia incerta, nonostante tutto, la partita delle comunali: si giocherà fino all’ultimo voto, e anche quelli degli stranieri fanno gola. E perchè, sospetti a parte, mette il dito in una piaga ammessa dai politici più obiettivi, a destra come a sinistra: il disinteresse dei partiti tradizionali, più ancora che la loro incapacità, nel costruire rapporti strutturati con le enclaves sul territorio. Prima, durante e dopo le elezioni.

La cartina di tornasole di questo deficit comunicativo furono le elezioni europee del 2009. Scaduti i termini, appena 600 romeni si iscrissero alle liste supplementari per votare i candidati «made in Italy» al Parlamento di Strasburgo. La parte restante confluì nel mare magnum dell’astensione o, in qualità di cittadini comunitari, si limitò a votare i connazionali in lista nel loro Paese. Alle comunali il fenomeno rischia di ripetersi.

Fonte: LA STAMPA

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