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mercoledì 16 febbraio 2011

Bunga Bunga Bling Bling. Dan Perjovschi riflette sul mondo con i suoi ironici affreschi


«Posso capire il mondo solo se lo disegno», dichiara l'artista rumeno Dan Perjovschi , che in questi giorni (fino 16 febbraio) sta imbrattando le pareti bianche della sala Enel al Macro di Roma. La sua opera in progress, dal titolo eloquente «The Crisis is (not) Over», una volta terminata rimarrà a disposizione dei visitatori fino al 12 giugno, nel frattempo chiunque voglia osservare dal vivo l'artista mentre crea i suoi disegni ironici e pungenti può farlo.
L'immensa parete, e non solo, anche le scale, parlano del mondo e al mondo, lentamente si riempiono di personaggi, lettere, nuvole da fumetto che narrano le contraddizioni della società globalizzata, con i suoi macro e micro problemi. I segni e le forme nere raccontano di paradossi, di divisioni sociali, di fascinazione per il consumismo e dello stesso sistema dell'arte rinchiuso nell'elitarismo.
Non manca il Bunga Bunga
Perjovschi, che ha vissuto la censura durante il regime di Ceausescu, si diverte a criticare con umorismo chiunque e qualunque argomento gli capiti sottotiro. Ci ricorda la cronaca recente con un affresco dei suoi sulla lacerazione politica in Egitto, sulla tragedia dei bambini rom e sull'invisibilità di un'etnia sempre più presente nel nostro paese e sempre più messa all'angolo. Non molto distante un disegno sembra voglia dire: «In crisi non si può essere né vecchi né incinte», mentre sulla parete opposta svetta una bandiera dell'Europa con una piccola dicitura: «Made in China», che dice tutto. E non manca nemmeno il riferimento all'ormai internazionale «Bunga Bunga», utilizzato per un gioco onomatopeico: al suo fianco compare «Bling Bling», chissà forse Perjovschi ci vuol far sentire il suono del denaro.
Il mio Colosseo
Dunque l'artista rumeno prosegue il suo viaggio dopo aver «imbrattato - come afferma la curatrice Teresa Macrì - le pareti dei musei di mezzo mondo», da New York a Londra, da Bruxelles a Stoccolma, ma il Macro, «è il mio Colosseo», disegna e scrive Perjovschi. Con la semplicità del linguaggio «sa spiegare in sintesi il nostro immaginario post-moderno - prosegue la Macrì - se paragonato a un autore letterario potrebbe essere Carver». Il suo spirito lo riassume questa vignetta parietale: Gesù crocifisso osserva dall'alto un uomo con un fascicolo in mano che grida: «You Need a insurance?»
Fonte:ilsole24ore.com

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