La presenza di un forte movimento migratorio in Italia è al tempo stesso una opportunità, un problema e un dato ineluttabile.
Il fatto che sia un problema non deve essere sottaciuto, a patto di dirlo per cercare di risolverlo. Invece si ha l’impressione che chi grida con tanto fervore al pericolo di invasione non ha nessuna intenzione di contribuire, se non a risolverlo, almeno a ridurlo. Cerca il problema, gli fa comodo, lo amplifica. Amplifica le paure, cerca lo scontro, sa che la sua rendita di potere e consenso è legata alla crescita dell’allarme sociale. Se per incanto si potessero risolvere i problemi, che fine farebbero certi politici che vivono delle tensioni che essi provocano?
Perfino la Conferenza Episcopale Italiana è dovuta intervenire per ricordare che gli immigrati delinquono quanto gli italiani.
“Mi riferisco a tutta quella fantasia di sindaci e amministratori vari che prevedono solo sanzioni e non affrontano le questioni sociali con l’aumento dei servizi. La gente quest’anno ha applaudito con convinzione ogni tipo di sanzione che facesse sparire dalla nostra vista i poveri. Sembrava una questione di galateo. Invece è una sottile, a volte inconfessabile, violenza” (Monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiano, a FC 1-2010).
Tra pochi giorni, come periodicamente accade nella mia scuola e come accade in molte altre scuole, consegneremo un centinaio di attestati di conoscenza della lingua e della cultura italiane ad altrettanti immigrati, di una sessantina di Paesi diversi. Gente che è venuta tra i banchi, pur in mezzo agli impegni di lavoro e di famiglia. Non poche volte con titoli di studio mediamente superiori a quelli italiani.
La scuola ha disinnescato e sta disinnescando molte tensioni. Occorre permetterle di continuare a lavorare per l’integrazione – anche se questo toglie spazio alla paura e al consenso che su di essa si basa.
Fonte: Dialoghi.Net
mercoledì 3 febbraio 2010
Soffiare sul fuoco?
Pubblicato da
Anca Elena
alle
08:01
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