Nelle stazioni del metrò i volti di bulgari, ungheresi, rumeni, polacchi integrati nella capitale: una mostra per «migliorare la percezione degli italiani»
Foto: Dana Mihalache, mediatrice culturale
ROMA - Sebestyén è ungherese, ha 41 anni e da una decina accompagna i tedeschi tra le bellezze della Capitale. Paoulina Tiholova, invece, è un architetto bulgaro che vive e lavora a Roma dal lontano 1989. Le vite di dieci «romani d’adozione», comunitari arrivati in Italia per amore, necessità o magari soltanto curiosità, sono raccontate in un libro (scaricabile sul web dal sito Romanideuropa.it) e una mostra fotografica allestita nelle stazioni della Metro A: alla fermata Spagna fino al 9 ottobre e subito dopo a quella di Anagnina.
TESTIMONIANZE TRA I VIAGGIATORI - Le due fermate della Metro che ogni giorno vengono percorse da migliaia e migliaia di viaggiatori, raccontano le testimonianze dei nuovi romani grazie agli scatti dei dieci fotografi autori della mostra: Marco Baroncini, Matteo Bastianelli, Jean-Marc Caimi, Angelo Carconi, Manolo Cinti, Alfredo Covino, Abramo De Licio, Alessandra Quadri, Paola Serino, Stefano Snaidero.
LA RISORSA DEI NEOCOMUNITARI - Il progetto Romani d'Europa si propone proprio di raccontare alcune esperienze significative di lavoro di cittadini provenienti dai paesi cosiddetti «neocomunitari». La mostra, il libro e le videointerviste servono a ricostruire un percorso, come tanti tasselli di un unico mosaico che dalla Bulgaria alla Lituania, dalla Romania alla Polonia, dall’Ungheria alla Repubblica ceca, li ha portati fin nella Capitale. Storie, volti, persone, che attraverso il proprio lavoro a Roma si sono integrati e sono diventati «nuovi romani», contribuendo concretamente alla crescita ed allo sviluppo della città.
LAVORO, VALORE CONDIVISO - Le storie raccontate sono quelle di: Jitka Frantova, attrice ceca; Simon Tamás-László, pony express ungherese; Eljana Nikolova Popova, insegnante bulgara; Sebestyén Terdik, guida turistica ungherese; Marin Spinu, assistente sanitario romeno; Kinga Araya, artista polacca; Petras Siurys, sacerdote lituano; Bogdan Neagu, imprenditore romeno; Paoulina Marinova Tiholova, architetto bulgara; Dana Mihalache, mediatrice culturale romena. L’iniziativa - promossa da In Media Res Comunicazione e dall’Associazione culturale MakeNoise in collaborazione con Cantiere Europa, Fonditalia, Atac e l'assessorato alle Politiche Sociali e Ufficio Europa del Campidoglio - intende «migliorare la percezione che gli italiani hanno nei confronti dei neocomunitari» provenienti dagli ultimi Paesi entrati nell'Ue: Bulgaria e Romania (2007) e Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Malta, Lituania, Estonia e Lettonia (2004). Le storie individuali diventano base per il dialogo, utilizzando il lavoro, il mestiere come valore condiviso, come base per costruire una solidarietà effettiva e non retorica. Il collante, insomma, per una Europa intesa come comune destino e comune identità plurale anche per prevenire i comportamenti anti-sociali.
VICENDE CON LIETO FINE - «Per i nuovi europei - dice il sindaco Gianni Alemanno - deve valere il principio costituzionale che considera il lavoro un dovere e un diritto, un fondamento del vivere civile della vita economica sociale della nazione e un elemento di accrescimento personale e familiare, oltre a rappresentare la chiave d’accesso al nostro Paese, al suo sistema legislativo, culturale e linguistico». Romani d’Europa - continua il Sindaco - «ha il merito di raccontare storie di integrazione legate al lavoro nelle sue varie e molteplici forme. L’auspicio è che il messaggio veicolato dalla campagna, migliori la percezione che gli italiani hanno nei confronti dei nuovi europei».
CONTRIBUTO DALL'EST - Molti immigrati provenienti da Paesi entrati negli ultimi anni nell’Unione Europea sono tra quelli che offrono al nostro Paese un contributo maggiore in termini di sistema produttivo e sociale, in particolare nei settori dell’edilizia e dell’industria pesante per gli uomini e nei servizi domestici per le donne. E sono anche quelli che per tradizioni, cultura, religione, sono più vicini a noi, al nostro modo di vivere, alla nostra visione del mondo.
Gli ultimi entrati a far parte dell’Unione Europea, ovvero i rumeni (2007), rappresentano per vicinanza linguistica e culturale, la prima comunità straniera nel nostro Paese (circa 850mila stimati da Caritas, di cui il 53% sono donne). Secondo la Caritas inoltre il 9% dei rumeni che vivono in Italia è proprietario di una casa, il 90% ha un reddito medio mensile di 1.030 euro e la loro presenza contribuisce per 2,3 miliardi di euro al Pil nazionale.
Carlotta De Leo
24 settembre 2011
Fonte: Corriere della Sera
sabato 1 ottobre 2011
I Neocomunitari nella città eterna, Storie di immigrati «nuovi romani», cittadini dell'Europa di domani
Pubblicato da
Anonimo
alle
10:33
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento