Sanremo - In una Sanremo sempre più ”straniera” (ormai il 10% della popolazione parla un’altra lingua), la comunità romena è quella più rappresentata, come accade nel resto d’Italia: sono più di 800, ormai, i cittadini provenienti dalla Romania che sono diventati stabilmente sanremesi, mentre tra Ventimiglia e Albenga sono 3 mila.
Nel video del Secolo XIX, la festa della comunità romena di Sanremo
E lavorano praticamente tutti, grazie alla solidarietà e all’aiuto di chi è arrivato in Riviera prima di loro. Come Marian Alupei, che nella città dei fiori è arrivata ben 9 anni fa e da tempo si occupa di accogliere i connazionali che mettono per la prima volta piede a Sanremo e dintorni. «Io mi sono trovata subito bene in questa città, ho sempre conosciuto persone che mi hanno accolta e aiutata, e ora faccio lo stesso con chi, come me, arriva qui dal mio Paese per lavorare». Mariana è un po’ l’anima della comunità romena, per tanti anni è stata colf in una famiglia, adesso in un’altra. Come lei, la maggior parte delle donne romene è a servizio nelle case dei sanremesi, ma non solo. Molte donne a lavorano nel settore sanitario - medici, infermiere, operatrici socio-sanitarie - e lo stesso gli uomini, anche se il numero più elevato è impiegato in edilizia, o nella cura dei giardini. E ancora nel turismo. Mariana, ad esempio, ha due figlie, la più grande è barista, la piccola è ancora in Romania, studia in attesa di raggiungere la madre.
Ma Mariana non è l’unico punto di riferimento. Ieri, nei giardini delle Carmelitane, in corso Cavallotti, la comunità romena si è ritrovata per fare festa, in occasione della celebrazione liturgica della parrocchia ortodossa romena dei santi Cirillo e Metodio. L’evento è stato intitolato “Non dimenticate di essere romeni”, e non è l’unico appuntamento che offre alla comunità un momento di unione e divertimento, all’insegna della musica e della gastronomia tipiche. «Tre, quattro volte all’anno cerchiamo di organizzare occasioni come questa». A parlare è il pope della parrocchia ortodossa, Claudiu Attila Mihai, attorno al quale si stringono bambini, giovani, adulti. «La nostra è una comunità molto unita - spiega pope Claudiu - e in questi quattro anni dal mio arrivo a Sanremo ne ho avuto molte dimostrazioni. Oggi (ieri ndr) sono arrivati a centinaia per la festa, è un giorno importante perché ci permette di stare assieme: non è facile trovare il giorno adatto per organizzare un simile evento, perché tutti lavorano molto, anche alla domenica». Lo sguardo di Claudiu si posa benevolo e orgoglioso sui suoi fedeli, ben consapevole dell’importanza della sua missione. «Anche in Romania la chiesa è il primo punto di riferimento e di incontro, è terreno neutro, mentre c’è sempre meno fiducia nella politica». Il pope è altrettanto consapevole che non tutti gli italiani hanno lo spirito dell’accoglienza, e spesso collegano i romeni a episodi di criminalità. «Tutti possono sbagliare, anche i romeni, ma non si può giudicare un popolo dagli errori di una persona, e io sono fiero del mio popolo». Alle sue spalle, i visi sorridenti di bambini, genitori e nonni che ballano al ritmo della musica della loro terra, raccontano la vera Romania, quella di gente onesta che lavora sodo. E che si sente a casa propria anche in Italia, come deve essere.
17 ottobre 2011
Paolo Isaia
videoservizio di Roberto Pecoraro
Fonte: Il Secolo XIX
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lunedì 31 ottobre 2011
Sanremo, una piccola Bucarest
Pubblicato da
Anonimo
alle
20:57
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